Fonti da Bruxelles riportano la tentazione di alcuni paesi dell’UE disposti a ritrattare la propria posizione sul gas russo, cercando di riportare le lancette dell’orologio prima dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Proprio il Financial Times ha scritto di come, paesi quali Germania, Ungheria siano assolutamente favorevoli nel ricomprare gas russo trasportato attraverso i gasdotti; un’operazione che andrebbe letta in chiave di proposta di accordo a Putin per porre fine alla guerra. Una strategia che dovrebbe far scendere i prezzi dell’energia in Europa e mettere Mosca nella condizione di dover accettare un compromesso. Queste rivelazioni sono state accolte con un certo fastidio e imbarazzo da parte di numerose diplomazione europee: “Andrebbe contro tutto ciò che è stato fatto e si sta facendo” fanno sapere alcune fonti da Bruxelles. La proposta ha trovato una forte opposizione da un blocco unito di paesi quali Polonia, Repubblica Ceca, paesi baltici e nordici, che considerano la Russia una minaccia per l’Europa.

Sarebbe una follia tornare alla dipendenza dalla Russia e restituire a Putin un’arma di ricatto”, fanno trapelare fonti diplomatiche dell’Ue. Un portavoce della Commissione europea ha fatto intendere di come Ursula Von der Leyen stia lavorando a un piano che presenterà entro la fine di marzo per liberare definitivamente l’Europa dalla dipendenza dal gas russo. L’impegno è già cominciato da parecchi mesi: anche i paesi più esposti alle forniture di gas russo ne hanno ridotto drasticamente le quote. Alla fine del 2024 l’Austria è stato l’ultimo paese che ha rescisso il contratto con Gazprom. Eppure, nonostante la guerra, il gas russo continua a venire in Europa. L’ipotesi d’embargo non è mai stata presa in considerazione visto che metterebbe in difficoltà le economie europee, già messe a dura prova per via del conflitto russo-ucraino.

La versione ufficiale sulle forniture di gas in Europa racconta di come sia stata la Russia a ridurne i flussi per problemi tecnici, ma in realtà è stata una manovra ordinata da Putin per alterarne il prezzo e spingerlo verso l’alto, proprio per usarlo come arma contro l’Europa. Tuttavia, le indiscrezioni del Financial Times mostrano la stanchezza di alcuni paesi europei per la guerra, e la loro tentazione sarebbe quella di tornare alla normalità con la Russia. Le divisioni tra i ventisette sul conflitto non sono mai cessate: Viktor Orbán è stato accusato dal premier polacco Donald Tusk di “fare il gioco” di Putin. In Germania una parte della SpD, il partito del cancelliere Olaf Scholz, prova una forte nostalgia delle felici relazioni oramai passate con Mosca, tanto da essere disposto a sacrificare l’Ucraina. Sempre in Germania una fetta importante dell’imprenditoria si augura di poter riallacciare i rapporti energetici con Mosca e uscire da una recessione che prosegue per il terzo anno consecutivo. La Polonia, i paesi baltici e paesi nordici, si augurano che il leader della Cdu, Friedrich Merz, possa vincere le elezioni e portare la Germania fuori dal campo dei “prudenti” (quei paesi che riprenderebbero volentieri un dialogo con Mosca) dopo il voto del 23 febbraio.

Lunedì 3 febbraio, intanto, i Ventisette si ritroveranno a discutere in un vertice informale a Bruxelles, su come poter rafforzare la difesa europea in termini di risorse finanziare e capacità militari. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, e l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, suggeriscono di tagliare le spese sociali. Una mossa che non trova il parere favorevole di molti paesi Ue. Le discussioni proseguono. Anche le divisioni.

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