Lo spreco alimentare in Italia vale oltre 15 miliardi di euro, di cui quasi 12 prodotti nelle nostre case. I dati del Rapporto Waste Watcher 2019 – presentati alla FAO ieri mattina in occasione della 6° Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare – fotografano un’Italia poco organizzata, distratta (e scorretta) in fatto di gestione del cibo: sono ben 36 i chili annui di alimenti gettati nella spazzatura, l’80% di questi ancora da consumare, per un totale che vale lo 0,88% del Pil del nostro Paese.
La Giornata contro lo spreco alimentare, nata oramai già 6 anni fa dal progetto “60 Sei Zero”, ogni anno punta sempre di più su sensibilizzazione e sostenibilità, temi sul quale Spreco Zero ed Expo 2015 hanno già inciso fortemente. Sembrerebbe, quindi, che sensibilizzare gli italiani sul tema stia dando, a poco a poco, i suoi frutti (il 64% degli intervistati dichiara di gettare il cibo solo una volta al mese), ma lo stesso non può dirsi per percezione e cultura, in base alle quali gli italiani sono convinti che lo spreco maggiore avvenga nella filiera del commercio e non nelle proprie case. In realtà pane, bevande alcoliche, frutta e verdura finiscono, più degli altri alimenti, nelle nostre pattumiere, così come la pasta fresca, troppo spesso gettata senza nemmeno essere consumata.
Ma allora funziona questa sensibilizzazione? Sembrerebbe di sì – o almeno così pare – che solo 1 italiano su 100 getti cibo nella spazzatura. Ma, superata la settimana di sensibilizzazione sul tema (e la percezione), c’è davvero qualcuno, in Italia, che ricorda di non sprecare cibo quotidianamente?
Se c’è una cosa che dovremmo ricordare tutti, è la frase delle nostre madri e nonne che ci hanno cresciuto a pane e “non si butta niente in casa mia” – nemmeno il lunedì, quando sono rimasti gli avanzi del pranzo della domenica.
Fuori dalle mura domestiche, oggi il waste food si combatte anche su Instagram, tra (top) influencer e followers sensibili. Abbiamo, per esempio, imparato molto in una famosa festa di compleanno a tema spreco alimentare in una catena di ipermercati, (finita con la morale di fan a colpi di tweet, unfollow e lacrime). Se, poi, l’influencer marketing serve a qualcosa, un esempio virtuoso contro lo spreco di cibo arriva proprio da coloro che organizzano e programmano in un weekly planner spesa e pasti della giornata. Risultato? Nessuno spreco, una vita più serena e followers entusiasti.
Per finire con la parabola delle virtù, niente spreco di cibo nemmeno nel programma più famoso che sforna chef ogni anno: parliamo di Masterchef (negli anni scorsi sommerso dalle polemiche degli spettatori per il cibo buttato nei lavandini), dove a fine puntata ciascun concorrente porta con sé il box col cibo preparato e avanzato (crudo o salato che sia).
A questo punto, potremmo anche azzardare col dire che stiamo andando nella direzione giusta, quella della consapevolezza e della formazione: il 72% degli italiani, infatti, è favorevole all’educazione alimentare. Buoni propositi che potrebbero, magari, contribuire a ridurre a poco a poco il gap tra spreco percepito e spreco reale.
di Elania Zito