Sono decenni che l’uomo immagina il momento in cui i “computer” prenderanno il suo posto. Con risvolti a volte catastrofici, perché il computer, arrogante, si ribella e sfugge al giogo dell’essere umano. Se siamo lontani dallo sviluppare una coscienza per le nostre macchine, abbiamo tuttavia imparato ad affidare ai computer gran parte delle nostre scelte quotidiane. C’è lo SPID, per esempio, indispensabile per alcuni processi amministrativi; il pagamento online delle bollette; la posta elettronica e gli archivi digitali, i database delle amministrazioni. Raccolte sterminate – insomma – di dati utilissimi.
Facciamo ancora un po’ di fatica, questo è certo. In alcuni casi per la P.A. è difficile cancellare anni e anni di abitudini e costumi mentali per i quali quel documento andava necessariamente consegnato a mano, la procedura andava fatta di persona e la firma apposta con una penna a sfera. La pandemia è stata un momento drammatico, qualcuno direbbe disruptive, ma si è rivelata fondamentale per comprendere il valore del contatto, dello stare insieme, e allo stesso tempo delle potenzialità di strumenti come internet, il cloud e le piattaforme digitali.
Il lavoro, e oggi si comprende meglio, può essere diviso più equamente fra uomo e macchina: ciò non significa che le macchine si “sostituiranno” a questo, ma che i processi saranno ottimizzati e ridistribuiti.
Nel rapporto “The Future of Jobs” del World Economic Forum si stima che la perdita di 85 milioni di posti di lavoro sarà bilanciata dall’emergere di 97 milioni di nuove posizioni, più adatte alla nuova realtà, con un saldo quindi positivo. Il valore del capitale umano è, e certo resterà, imprescindibile.
Le transizioni gemelle, quella ecologica e quella digitale, dietro la spinta del PNRR, chiedono quindi a gran voce nuove competenze digitali. Bisogna puntare perciò su due aspetti fondamentali: l’educazione delle nuove generazioni, e una costante attività di reskilling, per la formazione delle competenze di chi – attualmente – si occupa dei processi, figli di un mondo nato senza internet. Lungo questo percorso non bisogna lasciare indietro nessuno, ma va accolto il contributo di tutti: cittadini, imprese e P.A. Perché accelerare i processi significa tutelare i diritti dell’individuo, anche quelli nuovi. Quelli che stanno nascendo, quelli che nasceranno domani.
Le riunioni online sono ormai all’ordine del giorno e, probabilmente, non le abbandoneremo mai. Per la formazione idem. Lo smartworking è una realtà consolidata: nato – forzatamente – ha dispiegato poi un mare di possibilità. Per molti, infatti significa coniugare efficacemente vita personale e vita lavorativa, gestione più autonoma dei propri compiti e delle proprie attività. Per altri significa risparmio di tempo sugli spostamenti e poter lavorare potenzialmente da qualunque luogo. Non più timbri e cartellini, ma obiettivi e risultati. FOR è in prima linea per diffondere consapevolezza, per sensibilizzare e costruire education. A tale scopo di questi temi e di molto altro ancora parleremo nel corso del percorso “SkillsFORfuture”. Incontri digitali e fisici, per raccontare la transizione digitale, immaginare le necessità della nuova formazione, della sicurezza e dell’innovazione, mettendo sempre al centro le persone, il loro benessere. Con l’ottimismo e la razionalità che ci contraddistinguono, parleremo del futuro che ci aspetta, dietro l’angolo, in modo critico ma consapevole. Dunque stay tuned, cari amici di FOR.