domenica, 04 Giugno 2023

Umberto Minopoli, riformista napoletano

Da non perdere

È un fatto che ieri – nell’incontro organizzato per ricordarlo – a rendere omaggio a Umberto Minopoli, socio fondatore di FOR, scomparso qualche giorno fa, c’era una parte significativa della classe dirigente italiana degli ultimi decenni. Non poteva essere diversamente, per le esperienze che Umberto ha maturato nella sua vita. Giovane militante e dirigente della Federazione Giovanile Comunista Italiana, dirigente del PCI, consigliere di Bersani al Ministero, manager pubblico, Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ma anche  studioso eclettico, appassionato di fisica, astronomia, cosmologia. E poi, in sintesi, riformista e napoletano: due imprinting – si è detto nell’incontro – che ne facevano un uomo sempre ancorato alle cose, allo sviluppo dei processi reali e al tempo stesso ironico, sensibile e sognatore.

Impossibile prendere nota di tutti i presenti, in larga parte esponenti delle molte anime della sinistra italiana ma non solo, perché Umberto dialogava e interloquiva con tutti, con curiosità e spirito laico: da Teresa Bellanova a Gianni Cuperlo, a Piero Fassino, Emma Fattorini, Vincenzo De Luca, Claudia Mancina, Bruno Tabacci, Alessio D’Amato, Franca Chiaromonte, Antonio Bassolino, Marco Bentivogli, Giulia Rodano, Livia Turco, Ivan Scalfarotto, Antonio Funiciello, Ugo Sposetti, Claudio Petruccioli, Walter Verini, Valeria Valente, Luciano Nobili, Piero De Luca, Nicola Latorre, Stefano Fassina, Enzo Amendola, Fabrizio Cicchitto, Matteo Orfini, Roberto Giachetti, Paolo Arrigoni, Fulvia Bandoli e tanti altri. E poi giornalisti di razza, da Antonio Polito a Claudio Cerasa a Mario Orfeo a Virman Cusenza a Piero Sansonetti. In aggiunta ai tantissimi amici, ad esponenti di rilievo del mondo della scienza, a professionisti e manager – Pierfrancesco Guarguaglini, Mauro Moretti –  hanno riempito la sala della Camera di Commercio, che non è bastata a contenere tutti (qui il video dell’incontro sul canale You Tube di FOR, per chi non è riuscito a seguire gli interventi).

Claudio Velardi ha gestito l’incontro, chiamando alcuni vecchi e nuovi amici a scandire le tappe più significative della vita di Umberto. Al microfono si sono alternati Giovanni Lolli, uno dei giovani dirigenti della FGCI degli anni ‘70 poi diventati politici importanti, dirigenti di partito, amministratori, e ieri presenti in forze (“Umberto era il cuore, il cardine della nostra FGCI), poi Massimo D’Alema, che di quella organizzazione fu il capo (“Minopoli aveva la capacità di tenere insieme realismo e aspirazione al cambiamento, concretezza e passione politica”. Pier Luigi Bersani è andato con la memoria ad una riunione difficile e complessa tenuta al Ministero dell’Industria in una giornata buia, grigia. (“Improvvisamente si aprì uno squarcio di luce dalla finestra, e Umberto mi passò un bigliettino, su cui aveva scritto ‘vedi come siamo noi napoletani, basta un raggio di sole e ci sentiamo già meglio’. Ecco, Umberto era un raggio di sole, ci faceva stare meglio”). Giuseppe Zollino ha parlato delle convinzioni di Umberto a sostegno del nucleare: solo mettendo insieme rinnovabili e nucleare riusciremo a decarbonizzare davvero la nostra economia, scriveva e diceva Minopoli. (“E allora ci piace pensare – e noi ce la metteremo tutta – che la prima nuova centrale nucleare italiana collegata in rete possa chiamarsi ‘la Umberto Minopoli’”). “Per me Umberto è stato una persona affettuosissima, dolcissima” ha detto poi Anna Paola Concia, che ha condiviso con lui negli ultimi anni una sorta di “passione triste” per la politica. Per Giuliano Ferrara, Umberto ha sempre inseguito qualcosa che gli somigliasse, fino a scoprire le stelle. “La cosa che faceva di lui un hombre vertical era il suo carattere, la sua testardaggine”, oltre alla sua inesauribile sete di conoscenza. Infine Umberto Ranieri ha ricordato lo stile  limpido, chiaro e lucido degli interventi di Minopoli, sempre argomentati e determinati. “La passione della sua vita è stata la politica. Era un osso duro, e non subiva i diktat della moda, del conformismo”. 

Molta inevitabile commozione e un lungo applauso finale, in un dolce pomeriggio di memoria, affetti e condivisione.

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