Truth. Si chiama proprio così il nuovo social network voluto da Trump, “verità”. Un nome abbastanza paradossale, al limite dell’ironico, se pensiamo che il social network in questione è voluto da chi è stato bandito da qualsiasi piattaforma social perché considerato non rispettoso dei canoni sociali stabiliti.
Inizialmente doveva chiamarsi Gettr, che voleva essere un mix di “get back together, better”, ma di questo abbiamo già parlato. Perché si è trasformato in Truth? Quali ne sono le premesse e i possibili sviluppi futuri?
La verità a volte fa male
Non molla, l’ex Presidente degli Stati Uniti, nel tentativo di riconquista della Casa Bianca nel 2024. Trump crea una nuova società Trump Media & Technology Group (TMTG) che dà vita alla piattaforma “Truth Social”, ovvero “verità social” con l’intenzione di non farsi dimenticare e la volontà di fare concorrenza alle Big Tech come Twitter e Facebook, da cui è stato bandito a inizio 2021. «Ho creato Truth Social e TMTG per oppormi alla tirannia delle Big Tech»: queste le parole di Donald Trump nel momento in cui lancia la piattaforma. «Viviamo in un mondo dove i talebani hanno una presenza enorme su Twitter, ma il vostro Presidente americano preferito è stato messo a tacere. Questo è inaccettabile». In sostanza, una guerra apertamente dichiarata alle grandi potenze del settore: Facebook, Twitter, ma anche Instagram, YouTube.
Bisogna ammettere che a generare curiosità il tycoon è bravo. La prima versione del social sarà disponibile per una cerchia di invitati da novembre, per poi diventare accessibile al grande pubblico nei primi mesi del 2022. Avrà parlato con uno psicologo della pratica della psicologia inversa? Non lo puoi avere subito per volerlo ancora di più?
Inoltre, lo storytelling che introduce la piattaforma incuriosisce: «Follow the Truth: Truth Social is America’s ‘Big Tent’ social media platform that encourages an open, free and honest global conversation without discriminating against political ideology». Una bella affermazione, ricca di valori, forse leggermente contraddittoria, avendo imparato a conoscere Trump almeno un po’ in questi anni.
Anche la borsa parla chiaro e quantifica la curiosità dell’audience.
Il titolo della Digital World Acquisition Corporation (DWAC), tramite la quale Truth verrà listata nel Nasdaq Stock Market, ha quasi raddoppiato il suo valore, con un rialzo del 93%, dopo la diffusione della notizia. E giovedì scorso, con una capitalizzazione di 1,47 miliardi di dollari, la società è già diventata un «unicorno», superando il valore del miliardo di dollari, e moltiplicando quasi sei volte il suo valore in meno di un mese e mezzo.
Giving-up is for losers
Una prima considerazione da fare sulla vicenda riguarda la resilienza politica di Trump. Normalmente, quando un Presidente degli Stati Uniti perde le elezioni, la sua visibilità politica e reputazione si avviano al tramonto. Lui stesso esce di scena; è un sistema molto rigoroso, tranchant da questo punto di vista. Sicuramente non ricorda il nostro, di sistema. Questo però non sta accadendo per Trump, che riesce, con una capacità insospettabile, a inventarsi, in questo caso, una linea di comunicazione grazie alla quale occupa ancora le prime pagine dei giornali del mondo. Iniziative, le sue, sempre sul filo dell’eversione, sempre al limite del politically uncorrect. Vi ricordate l’assalto a Capitol Hill? Non si può dire che l’ex Presidente della Casa Bianca non abbia contribuito a sollevare i polveroni…
L’ennesimo provvedimento di breve periodo?
Bisogna ammettere che il tempismo di Trump è azzeccato, considerando i Facebook Papers di cui si sente parlare in questi giorni. Segnalazioni non ascoltate, appelli all’azione che si sono rivelati buchi nell’acqua, interferenze dei manager per spianare la strada a politici e vip: stiamo assistendo alla crisi peggiore della storia per il social di Mark Zuckerberg. Tanto che probabilmente è imminente un cambio di nome per il gruppo, con la speranza che porti una ventata d’aria fresca alla sua reputazione. Alcuni opinionisti sostengono che sarebbero necessarie addirittura le dimissioni del CEO per preservare l’impero.
Ma se è vero che l’impero esistente barcolla, da qui a costruirne un altro la strada è lunga. Per quanto Trump voglia sfidare le Big Tech, si chiamano “big” per un motivo. Creare un social network alternativo non è un’operazione così semplice. La curiosità iniziale è anche comprensibile, non mi stupirei se i primi mesi si iscrivessero in tanti – io probabilmente lo farei. Ma per gestire un social, bisogna mettere in piedi un’organizzazione articolata, e non è chiaro quanto Trump abbia previsto una sostenibilità del progetto nel lungo periodo. Sarà tutto da verificare. Se ci basiamo sulla nostra conoscenza del personaggio, è sempre stato caratterizzato da iniziative istintive, di grande impatto, forse, ma che poi alla lunga mostravano la corda. Ricorderete la costruzione del muro ai confini con il Messico. A prescindere dalla giustezza o meno dell’iniziativa, non si poteva dire che non fosse di grande impatto mediatico; ha attirato l’attenzione di tanti, all’inizio, ma si è poi rapidamente rivelata insostenibile dal punto di vista economico, sociale, politico.
A questo punto, vi darei appuntamento al 2022 per valutare il lancio e la sostenibilità di Truth. Stay tuned!