domenica, 24 Settembre 2023

Scuola 4.0: una possibile soluzione?

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Diotima Pagano
Laureata in giurisprudenza. Fortemente convinta che il diritto sia (anche) fantasia, creatività, interpretazione e molto spesso filosofia. Amante della Vespe e della musica in vinile. Il suo motto è "...Things To Come..."

Sono due le notizie che, le scorse settimane, hanno occupato le pagine dei giornali nazionali, creato dibattito sui social ed allarmato i più: l’incapacità del 51% dei quindicenni di comprendere un testo, poi smentita, e la seconda, già sentita più volte, degli errori/orrori grammaticali agli scritti del concorso in magistratura.

Non proprio il 51 per cento

Per quanto riguarda la prima allarmante notizia, la paura è scampata: si è scoperto, infatti, che una lettura poco esatta dei dati ha portato, Claudio Tesauro, Presidente di Save the Children Italia, a dichiarare che «l’incapacità di un ragazzo/a di 15 anni di comprendere il significato di un testo scritto, è al 51%. Un dramma, non solo per il sistema di istruzione e per lo sviluppo economico, ma per la tenuta democratica di un paese. I più colpiti sono gli studenti delle famiglie più povere, quelle che vivono al sud e quelle con background migratorio». In realtà, la confusione sull’informazione diffusa è originata dall’errore nella valutazione del concetto di “dispersione scolastica”: “il rapporto Ocse-Pisa relativo al 2018, la quota di quindicenni che in Italia mostra gravi difficoltà nella comprensione del testo è pari al 23 per cento”.

Concorso in magistratura e scuola: che succede?

La seconda, riguarda invece, la recente uscita dei risultati del concorso in magistratura, che su 310 posti messi a bando ne ha visto idonei solo 220 partecipanti su 3.797 con una percentuale di candidati ammessi pari al 5,7%. La commissione, formata da magistrati, professori universitari ed avvocati, ha ricondotto tale disastroso risultato, a problematiche più estese, affermando infatti che non vi fossero solo «errori marchiani di concetto e di diritto», ma anche, e addirittura, errori di grammatica.

Da qui nasce una considerazione che accomuna entrambe le notizie: è necessario un cambiamento nel percorso formativo dei giovani ed è di conseguenza necessario migliorarne l’apprendimento ed aggiornarne l’offerta formativa.

Occasione PNRR

La sfida deve quindi partire da lontano e la protagonista principale ed indiscussa è la scuola. È necessario un restyling completo per far sì che quest’ultima diventi più performante, moderna ed allineata alle esigenze dei giovani: una scuola più digitale e più connessa. Qui entra in gioco il PNRR e l’investimento “Scuola 4.0” (M4C1-4), che ha come traguardo, entro il 30 giugno 2022, l’adozione del decreto volto a favorire la transizione digitale del sistema scolastico italiano, dagli asili nido all’ Università.

L’intervento prevede, infatti, la realizzazione di scuole innovative, nuove aule didattiche e la creazione di laboratori per professioni digitali. Saranno 100 mila le classi tradizionali che si trasformeranno in connected learning environments con l’introduzione di dispositivi didattici connessi. Saranno inoltre 40 mila gli edifici scolastici che verranno cablati per consentire la digitalizzazione dell‘insegnamento e verrà introdotto l’uso di tecnologie nell’ambito del coding, della robotica e della realtà virtuale applicata alla didattica. La realizzazione di queste “scuole innovative”, per utilizzare i termini del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, hanno anche obiettivi trasversali a quelli formativi mirando alla riduzione del divario di cittadinanza ed a favorire la parità di genere.

Insomma, attraverso tali cambiamenti e non solo, ci si auspica che le future generazioni non si trovino a dover far fronte alle descritte lacune.

Anche se, per citare un tweet dello scrittore Diego De Silva, chissà se il problema non sia che “il 51% dei ragazzi che leggono un testo senza capirlo è anche probabile che stiano leggendo un testo scritto con i piedi” e chissà se, nel caso del concorso in Magistratura, che si sostiene ancora con biro e foglio protocollo, non sia il caso di prevedere una riforma della modalità concorsuale rendendola più veloce, concreta e adeguata al mondo contemporaneo.

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