“Je ne suis pas pour emmer*er les Français. Je peste toute la journée contre l’administration quand elle les bloque. Eh bien, là, les non-vaccinés, j’ai très envie de les emmer*er. Et donc on va continuer de le faire, jusqu’au bout. C’est ça, la stratégie”.
[Non sono favorevole a infastidire i francesi. Mi lamento sempre dell’amministrazione quando li blocca. Beh, in questo caso, i non vaccinati, voglio davvero infastidirli. E quindi continueremo a farlo, e andremo fino in fondo. È questa la strategia].
Non credo vi siate persi la dichiarazione colorita del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron in un’intervista per Le Parisien dello scorso 4 gennaio. Ma forse non ricordate, e qui la vicenda fa sorridere, che meno di un mese fa, il 15 dicembre scorso, sempre durante un’intervista, ma questa volta per TF1 (e probabilmente addolcito dall’avvicinarsi del Natale) Macron si era scusato con i francesi per le sue intemperanze verbali che in più occasioni avevano accompagnato le sue apparizioni pubbliche. Tenne un discorso molto equilibrato, colmo di buone intenzioni, in cui sottolineava di aver imparato dai suoi errori. Dopo pochi giorni, ecco di nuovo il Macron che tutti conosciamo, il Presidente forte, anche dal punto di vista lessicale, che non usa mezzi termini.
Ma al di là dell’excursus linguistico, di cui hanno parlato tutti i giornali francesi e internazionali, c’è da dare, molto probabilmente, a questa dichiarazione, anche una precisa lettura politica. Non dimentichiamo che siamo ormai alla vigilia delle elezioni presidenziali in Francia, che si terranno il prossimo 10 aprile 2022.
Una destra protagonista nel Paese
Ripercorriamo i nuovi principali candidati. Oltre al Presidente uscente, che si mantiene nettamente in testa al primo turno a 3 mesi dal voto (raccoglierebbe il 25% dei voti), abbiamo una destra forte, che si divide tra 2 donne: l’ormai nota Marine Le Pen (17%), estremista, e la più equilibrata Valérie Pécresse, candidata repubblicana e attuale Presidente della regione Île-de-France (16%); e un uomo: Eric Zemmour (12%), giornalista e saggista che si definisce gollista-bonapartista anche se le sue dichiarazioni sono spesso state caratterizzate da prese di posizione non certo moderate. Ricordiamo che nel 2018 è stato condannato ad una multa per provocazione all’odio razziale, a seguito di alcune dichiarazioni secondo le quali i musulmani che abitavano il Paese avrebbero dovuto “scegliere tra l’Islam e la Francia”.
Nessun esponente di sinistra, invece, supera il 10%: Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) è al 10% davanti all’ecologista Yannick Jadot (8%); la sindaca di Parigi socialista Anne Hidalgo perde consensi e sprofonda al 3,5%, probabilmente svantaggiata da un partito in difficoltà, che non le garantisce un sostanzioso finanziamento di campagna elettorale, e non gode dell’appoggio di alcune donne opinion maker del Parti Socialiste, come Ségolène Royal.
Un Presidente che conosce la politica
Torniamo quindi alla dichiarazione di Macron, per analizzarla con cognizione di causa. Il Presidente, trovandosi di fronte a una destra che sembra tenergli testa, sicuramente il suo principale nemico per la corsa all’Eliseo, usa un linguaggio forte con un duplice obiettivo:
- conquistare il voto dei simpatizzanti di destra, mostrandosi una personalità autorevole, che ha le caratteristiche, appunto, di un leader di destra;
- prendere una direzione precisa contro i No Vax, che rappresentano comunque una minoranza, e mettendosi quindi dalla parte della maggioranza dei francesi.
Inoltre, non è un caso che la dichiarazione di Macron, e in particolare l’utilizzo dell’espressione popolare “emmer*er”, ricordi una celebre citazione di Georges Pompidou, Primo Ministro di destra e rimasto nella storia del Paese, che, nel 1966, disse: “Ci sono troppe leggi, testi, regolamenti in questo Paese! Smettetela di emmer*er i francesi!». Un (in)volontario accenno alla “Grandeur” del Paese, quindi. E sappiamo quanto i francesi siano sensibili all’esaltazione della “Grandeur”!
Macron, l’unica figura veramente Europeista
Oltre a saper giocare bene le sue carte, Macron punta anche sulla sua unicità. L’attuale Presidente è l’unico vero candidato europeista. Questo primo semestre del 2022 coincide anche, d’altronde, con il semestre di presidenza europea per Parigi. Macron presenta questa presidenza europea ai suoi connazionali come un appuntamento chiave per l’insieme della politica francese del prossimo quinquennio, facendo dell’europeismo uno dei punti forti per la sua rielezione. Presenta sé stesso come l’unica figura in grado di garantire ai francesi un’Europa “amica”. I temi principali che porta all’attenzione del Paese vedono l’immigrazione prioritaria, argomento notoriamente caro alla destra: la riforma di Schengen, il rafforzamento delle frontiere esterne dell’Unione, il sostegno allo sviluppo dei Paesi da cui parte il movimento migratorio e quindi un impegno da parte dell’Europa a favore dell’Africa.
Altre linee direttrici caratteristiche del suo programma sono la liberazione del lavoro e l’imprenditorialità, la messa a punto di un nuovo modello di crescita sostenibile, la costruzione di un modello democratico innovativo, lo sviluppo di uno Stato che protegge e la costituzione di una società che dà le stesse regole e offre le stesse opportunità a tutti.
Un po’ di Grandeur e un po’ di Europa, con qualche tocco di leadership decisa, potrebbe quindi essere il giusto mix per presentarsi davanti ai francesi il prossimo 10 aprile. Non resta che stare a vedere come evolvono gli eventi.