domenica, 24 Settembre 2023

Ecco come il rapporto Censis ci racconta il rapporto tra gli italiani e la comunicazione

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La settimana scorsa è stato presentato il quindicesimo rapporto sulla comunicazione firmato Censis. Ingresso nell’era biomediatica, in cui ciascuno racconta la propria vita attraverso post e video online, personalizzazione dell’uso dei nuovi media, con cui ognuno può decidere modalità e tempi di fruizione dei contenuti e utente al centro sono gli elementi che emergono dall’indagine. Proviamo ad analizzare alcuni aspetti.

A saltare all’occhio è innanzitutto l’aumento del numero di utenti delle piattaforme digitali [1]. WhatsApp supera Facebook con il 67,5% contro il 56% della popolazione. Sul podio troviamo anche Youtube, usato da poco più del 51,8% degli utenti. Sette Italiani su dieci hanno uno smartphone [2] e quindi non sorprende che la spesa per acquistarne uno ammonti a 6,2 miliardi di euro nell’ultimo anno.  Il 78,4% degli Italiani usa Internet e dal 2007 [3] al 2018 la sua utenza complessiva è aumentata del 33%. Perdono terreno invece i quotidiani cartacei che segnano un meno 30% dei lettori in undici anni.

Notevoli sono le differenze generazionali. Censis fa sapere infatti [4] che gli over 65 rappresentano il 42,5% degli utenti di Internet contro il 90,2% dei ragazzi. Un divario analogo riguarda l’uso degli smartphone, rispettivamente con il 35% contro l’86,3%. Questi dispositivi sono adoperati soprattutto per inviare messaggi piuttosto che per effettuare telefonate e poi per usare servizi come whatsapp. Oltre la metà degli Italiani, per la precisione il 50,9%, controlla il proprio smartphone appena sveglio al mattino e come ultima azione della giornata. I nostri connazionali vi controllano le previsioni meteo, vi cercano informazioni che non hanno o non riescono a ricordare, inviano messaggi vocali e rispondono alle e–mail di lavoro anche oltre l’orario di ufficio. Addirittura un quarto degli Italiani non esce di casa senza il caricabatterie.

Le differenze tra una generazione e l’altra sono ravvisabili anche per quanto riguarda l’utilizzo dei vari social network. A usare WhatsApp è l’81,6% dei giovani tra 14 e 29 anni, a utilizzare Facebook il 70,7%, circa il 71% guarda Youtube, e il 55% non può fare a meno di Instagram.

C’è da rilevare che a prescindere dall’età, i social network sono ritenuti utili per favorire la partecipazione politica [5], dal momento che per il 30,3% degli Italiani permettono di comunicare direttamente con i politici e per il 16,8% accade l’esatto contrario in quanto sono gli stessi politici a potersi rivolgere in maniera disintermediata ai cittadini. Tuttavia c’è chi pensa che sui social non si trovino notizie utili (23,7%) e quasi tre persone su dieci pensano che possano favorire il populismo a causa di slogan, semplificazioni e toni aggressivi. Esulando dalla politica, sono in generale molte le perplessità nutrite dagli Italiani in merito al web. Oltre il 40% lamenta manipolazione delle informazioni, minacce alla privacy e comportamenti violenti [6] Più di un terzo è preoccupato dei reati che avvengono in ambito digitale come le frodi telematiche, mentre in fondo alla classifica troviamo la tutela del copyright, nonostante il grande dibattito sulla recente direttiva europea sul tema.  Tornando alla privacy, circa il 60% è molto o abbastanza preoccupato dell’uso che le piattaforme fanno dei propri dati personali e secondo la maggior parte delle persone da un lato, spetta agli utenti una maggiore attenzione dall’altro, alle autorità provvedere a una regolamentazione più efficace. Vi è poi chi ritiene che siano i gestori delle reti a dover garantire maggiore sicurezza.

Se agli Italiani viene chiesto di indicare i mezzi di informazione ritenuti più affidabili, il web scivola in fondo e a farla da padrona sono la radio (69,7%), la televisione (69,1) e la stampa. Siti web, blog e soprattutto, social network non sono considerati attendibili. È per questo che Facebook in un anno ha perso 9,1 punti percentuali come fonte di informazione? Probabile, sta di fatto che il celebre social resta al secondo posto, superato dai telegiornali che guadagnano il 4,4% e arrivano al 65% e precede invece canali tv all news e giornali radio.

Non sarà sfuggito che il Censis parla di fine dello star system e infatti dallo studio emerge un’immagine dei divi molto depotenziata, per la metà degli Italiani infatti chiunque può diventare famoso e per il 30% per esserlo la popolarità sui social network è irrinunciabile. Soltanto per meno di dieci Italiani su cento le celebrità rappresentano modelli cui ispirarsi e per quasi un quarto i divi contemporanei non sono paragonabili a quelli del passato.

 

di Giusy Russo

[dt_quote]Notevoli sono le differenze generazionali. Censis fa sapere che gli over 65 rappresentano il 42,5% degli utenti di Internet contro il 90,2% dei ragazzi. Un divario analogo riguarda l’uso degli smartphone, rispettivamente con il 35% contro l’86,3%. Oltre la metà degli Italiani, per la precisione il 50,9%, controlla il proprio smartphone appena sveglio al mattino e come ultima azione della giornata.[/dt_quote]
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