Dal 16esimo al 13esimo posto è un salto in avanti di ben tre posizioni. Solo la Svezia, che passa dalla 22esima alla 15esima posizione, compie un balzo più grande di noi. È dell’Fdi Confidence index di At Kearney che stiamo parlando, la classifica che misura l’attrattività di un Paese per gli investitori esteri. Eppure, nonostante la crescita asfittica del Pil che affligge il nostro Paese, nella Top 25 appena stilata per il 2017 l’Italia mette a segno un risultato insperato.
Dopo lo scossone politico generato dal referendum dello scorso dicembre, e proprio mentre gli occhi di Bruxelles sono puntati sul nostro Def, sembra impossibile che il nostro Paese possa recuperare appeal agli occhi degli investitori esteri. Ma la classifica parla chiaro: nell’indice 2017 scavalchiamo Brasile e Olanda e ci poniamo alle spalle di un campione di stabilità come la Svizzera.
Perfettamente assestati a metà classifica. Come è possibile? Spiega Marco Andreassi, a capo della sede italiana di At Kearney: «Quello che oggi dell’Italia arriva agli investitori esteri, al netto delle vicende politiche interne, è un messaggio di tenuta del Paese. Soprattutto, non sembra venuto meno il giudizio positivo su alcune grandi riforme volute dal precedente governo, in primo luogo il Jobs act». L’effetto cancellazione dei voucher, insomma, non è ancora arrivato, così come non si è ancora diffusa la percezione che innovazioni annunciate come quelle della scuola, della Pa o della giustizia in realtà non sono state completate. Anche le ultime dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, sulla necessità di mettere dei paletti alle acquisizioni straniere in Italia per il momento sembra passato sotto traccia: «Nell’immaginario degli investitori – prosegue Andreassi – l’Italia è ancora il Paese che ha schiacciato l’acceleratore sulle missioni governative all’estero e sulla disponibilità a firmare accordi di collaborazione economica e di apertura commerciale».