Il concetto alla base della sharing economy è semplice quanto rivoluzionario, il possesso non è più necessario e viene sostituito dall’accesso, grazie al connubio tra digitale e condivisione. Questo permette di sviluppare modelli di business circolari che fruttano la condivisione di una molteplicità di servizi attraverso l’accesso tramite piattaforme digitali e app.
Le possibili applicazioni sono sempre maggiori. La più importante è rappresentata dai mezzi di trasporto, tramite il noleggio con un click di auto, biciclette e scooter. Oltre al noleggio vi sono i servizi di condivisione di viaggio come BlablaCar, che hanno rivoluzionato il modo di viaggiare in auto tra città, unendo socialità e condivisione delle spese.
A questi si aggiungono le applicazioni che permettono altre forme di servizio auto, taxi e pullman tramite i servizi di compagnie come Uber – che in queste ore è entrato anche nel mercato bike sharing – Mytaxi e Flixbus. Un’altra forma di condivisione che ha rivoluzionato le modalità di viaggio è stata la condivisione di appartamenti e spazi domestici – AirBnb e Couchsurfing – permettendo un incontro diretto tra domanda e offerta tramite un canale diretto e semplice.
Altri esempi sono quelli della condivisione di spazi lavorativi attraverso forme di coworking, oppure i numerosi servizi di food sharing che permettono la consegna rapida a domicilio di pasti provenienti dai ristoranti della zona.
I principali vantaggi dell’economia della condivisione sono la riduzione dei costi, l’economicità, la possibilità di socializzare, la riduzione nei consumi, la sicurezza delle transazioni, il minore impatto ambientale e lo sviluppo di best pratices e comportamenti virtuosi.
Secondo Alessandro Perego del Politecnico di Milano il fenomeno “sta progressivamente modificando il nostro sistema socioeconomico portando innovazione e mutui benefici alle parti coinvolte”, chi offre può “far fruttare risorse scarsamente utilizzate”, chi utilizza “aggira i costi che derivano del possesso del bene tramite un pagamento a consumo”.
La dimensione del fenomeno e il suo stato dell’arte è ben descritta dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. A livello internazionale sono 195 le startup operanti nell’ambito dell’economia della condivisione, con finanziamenti complessivi superiori ai 4 miliardi di dollari, per un investimento medio di 25 milioni di dollari a società.
È interessante notare come due società di bike-sharing, Ofo e Mobike, abbiano raccolto da sole il 55% dei finanziamenti totali. I servizi nei quali si concentrano maggiori investimenti sono quelli di società che basano il loro business sulla condivisione di beni – pseudo sharing – con 3 miliardi di dollari, il 73% complessivo, cui seguono i servizi offerti occasionalmente per 423 milioni e i servizi professionali per 342 milioni.
Anche in Italia la sharing economy è in continua ascesa, la ricerca ha identificato 26 startup operanti in differenti ambiti.
La diffusione di forme di economia condivisa sembra inarrestabile e nei prossimi anni continuerà la sua ascesa, mutando i nostri usi, come previsto da Jeremy Rifkin, “la condivisione sta al possesso come l’iPod sta al 33 giri, come il pannello solare sta alla miniera di carbone. La condivisione è pulita, fresca, urbana, postmoderna; il possesso è triste, egoista, timido e arretrato”.
Jeremy Rifkin: “la condivisione sta al possesso come l’iPod sta al 33 giri, è pulita, fresca, urbana, postmoderna; il possesso è triste, egoista, timido, arretrato”