lunedì, 25 Settembre 2023

Napoli protagonista del rilancio del Mezzogiorno

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Francesca Santoro
Classe '95. Cultrice di linguistica generale, scrittrice in erba, lettrice appassionata. Ama i bei film e le serie tv, ma non più dei suoi gatti. Teinomane convinta.

«Il Patto per Napoli è solo un presupposto, il pretesto per girare la chiave e mettere in moto il motore della città», ha detto Pier Paolo Baretta, Assessore al Bilancio del Comune di Napoli, nel corso del suo intervento in occasione del workshop “Il Patto per Napoli. Dalle emergenze al futuro”, organizzato dalla Fondazione Ottimisti&Razionali (è possibile rivederlo qui integralmente). Il Patto non è infatti che l’inizio di un percorso che non si può e non si deve fermare al risanamento del bilancio (sacrosanto), ma che deve anche fare da traino al resto del Sud Italia.

«Il Presidente Draghi ha focalizzato la questione meridionale e ha messo Napoli al centro di questa responsabilità. Napoli deve diventare motore per lo sviluppo del Sud», ha spiegato Baretta. «Il Meridionalismo deve essere perciò propositivo e di rilancio». Sì, perché il Patto per Napoli non ha ricadute solo su Napoli. Non ci sono confini quando si amministra un territorio del genere, perché le esigenze della Città si estendono a tutta l’area metropolitana, alla Campania, al Mezzogiorno. La tensione di Napoli deve essere non solo nazionale ma, anche e soprattutto, Europea, facendo leva sui propri punti di forza: il tessuto industriale, forte, vivo, storicamente presente, e l’alto tasso di giovani.

La prima grande sfida, però, è senza dubbio il risanamento del bilancio, che parte dalla riscossione per esempio della TARI e delle multe, «la cui riscossione ha la media più bassa di tutti i Paesi europei. È solo evasione o è anche una sorta di scambio che fanno i cittadini perché non funzionano i servizi? Allora il nostro primo sforzo sta nel far andare meglio le cose». Da che mondo è mondo, per costruire sviluppo bisogna investire. «Abbiamo difficoltà rilevanti a spendere e dobbiamo recuperare risorse», ha spiegato l’Assessore. «Abbiamo buona volontà, lavoreremo su tecniche necessarie ma serve condivisione del percorso tra attori pubblici e privati».

Baretta ha individuato tre punti fondamentali del percorso: sviluppo merceologico, che includa anche tutta la filiera; la cultura e il turismo, che vanno necessariamente a braccetto; il comparto strategico della logistica. «Tutto lo sforzo di risanamento del bilancio deve essere occasione in cui intreccio di relazioni proposto nell’incontro di oggi deve diventare normale amministrazione. L’incontro di oggi è solo il punto di partenza», ha concluso l’Assessore.

Al workshop, infatti, erano presenti aziende attive sul territorio napoletano e nazionale, interessate ad un dialogo con le istituzioni per la promozione e la valorizzazione di Napoli e della sua area metropolitana. I punti nevralgici degli interventi sono stati digitalizzazione, mobilità, logistica, sostenibilità energetica, prevenzione e turismo. Le aziende sono pronte. Inwit, che si occupa di infrastrutture digitali, rappresentata da Michelangelo Suigo, External Relations, Communication & Sustainability Director, vuole fare di Napoli un esempio di smart city. «Servizi evoluti dovranno costituire gli assi portanti di tutto lo sviluppo urbano, della mobilità e del traffico». Condizione necessaria è la diffusione capillare, outdoor e indoor, del 5G e della connessione ultraveloce.

Il Patto per Napoli è un’opportunità imperdibile di rilancio e ripartenza della città, ma la collaborazione con l’amministrazione è uno dei punti centrali. E anche grazie al lavoro congiunto di amministrazioni e aziende è stato possibile per Helbiz, società che si occupa di micro mobilità condivisa e sharing, conquistare la città di Napoli e i suoi cittadini. Il CEO EMEA di Helbiz, Matteo Mammì, ha spiegato che Napoli ha accolto a braccia aperte i mezzi di Helbiz, dimostrando un altissimo tasso civico e tanto entusiasmo. 

Alis si occupa proprio di logistica, uno dei tre punti fondamentali individuati dall’Assessore: «Oggi Napoli è cuore delle aziende di trasporto e logistica. Ma dobbiamo essere ancora più bravi e resilienti», ha detto il Vicepresidente Marcello Di Caterina.

Sull’area metropolitana è invece molto attiva Novartis, multinazionale svizzera che si occupa della produzione di farmaci. Da Torre Annunziata infatti sono esportati prodotti in 120 paesi del mondo, ed è uno dei siti di punta dell’azienda. Antonio D’Apuzzo, Site Development Head di Novartis, ha indicato come fondamentali l’investimento su nuovi talenti, i giovani studenti importantissimi anche per Baretta. 

Erasmo D’Angelis, Segretario Generale dell’Autorità di bacino esperto Grandi Rischi, ha invitato a porre attenzione sulla prevenzione e la difesa dai grandi rischi climatici. «La comunicazione è la prima infrastruttura di un’opera di prevenzione», ha detto. «Bisogna investire in opere e interventi». 

Rigenerazione urbana è il concetto chiave per RINA. Fra gli interventi di RINA a Napoli, ha spiegato il responsabile del Business Development & Project Management, c’è quello in collaborazione con ENGIE  grazie al project financing per la  rifunzionalizzazione e l’efficientamento energetico del Museo di Capodimonte, in un progetto in cui sono coniugate cultura ed energia. L’obiettivo è «usare tecnologie di innovazione per dare un nuovo assetto a tematiche prettamente culturali».

Giancarlo Carriero, Presidente della Sezione Turismo dell’Unione Industriali di Napoli, ha sottolineato alcune delle criticità del turismo, come la mancanza di posti letto o la carenza dei trasporti. I flussi turistici ci sono e sono importanti, ma bisogna imparare a gestirli al meglio e incrementarli, e lo si può fare solo in uno sforzo congiunto con il Comune e le amministrazioni. 

«L’energia è il tema centrale quando parliamo di rilancio», ha detto nel suo intervento conclusivo Simona Benedettini, Energy Analyst della Fondazione Ottimisti&Razionali. «Energia non è solo mettere in opera le proposte fatte nel corso del workshop, ma anche offrire opportunità a Napoli di evolversi e svilupparsi, grazie alle comunità energetiche e all’autoproduzione di energia tramite le rinnovabili». Nell’incontro tra istituzioni, cittadini e imprese, Benedettini spera in una riflessione seria sui benefici ambientali ed economici che possono derivare dalle rinnovabili. Napoli in questo può essere un modello.

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