Comprendere i mercati finanziari attraverso la nostra struttura biologica ed evolutiva. Più o meno è questo il piano dell’ultimo libro di Andrew Lo, Professore di Finanza al M.I.T (e sintetizzando la parte del CV che non riportiamo: una delle migliori menti della finanza contemporanea). Per Lo i mercati finanziari non sono efficienti (o meglio non lo sono sempre) ma sono mercati che si evolvono come gli organismi biologici che sottostanno e operano in essi.
La frattura in cui scorre il libro e il pensiero di Lo, come ricalcato in diversi capitoli, è lo scostamento della finanza (come sottogenere dell’economia) dalle scienze naturali. Lo va oltre la constatazione che l’economia e la finanza non seguono le leggi della fisica. Dipinge invece per metà libro un affresco biologico e neuroscientifico del perché l’evoluzione del nostro cervello – e dell’essere umano come specie – non può essere esaminato con gli stessi strumenti con cui analizziamo i fenomeni fisici. Quello che appare come un equivoco – scambiare una disciplina umanistica per una scienza naturale – nasconde, in realtà, una profonda discussione metodologica che anima i seminari accademici e non, fin dal secondo dopoguerra. È da allora che la scienza triste si è dotata di un arsenale di equazioni sviluppate dalla fisica, in un gioco di specchi il cui fine era arrivare al grado di certezza delle scienze naturali.
Per mettere ordine, Lo risale all’origine dell’equivoco: la matematizzazione e la formalizzazione dell’economia inventata da Samuelson nel 1947, lo stesso anno in cui Herbert Simon presentava invece il concetto di razionalità limitata dell’essere umano. Se Samuelson e i suoi allievi hanno costruito gli strumenti economici e finanziari che guidano il mondo ancora oggi – nel senso più letterale che possiate immaginare; nel senso che i trilioni di asset finanziari accumulati nel mondo vengono spostati ogni giorno sulla base di queste equazioni – altri stanno invece ritrovando in Simon una risposta ai limiti dei primi.
L’intuizione della razionalità limitata è la stessa intuizione alla base delle euristiche e dei processi di tentativi ed errori (trial & error) che la psicologia cognitiva (Kahneman & Tversky) e l’economia comportamentale (il recente premio Nobel Thaler) hanno empiricamente dimostrato, ormai, in tutti i campi dell’azione umana. Il pensiero e la tesi di Lo da un lato si inseriscono perfettamente in questo filone, dall’altro tentano di conferire a questa intuizione un peso, se possibile, ancora maggiore partendo da Darwin e immergendo i mercati finanziari nella storia biologica dell’essere umano.
Così Lo vuole rafforzare il paradigma delle scienze cognitive e ne fa il suo assunto: l’essere umano è biologicamente poco razionale, e solo in rare occasioni riesce a essere pienamente razionale. L’imperfezione, il limite della nostra razionalità, è dettato dalla biologia, non riusciamo mai a raggiungere l’ottimizzazione disegnata dall’economia classica (e il famoso Homo Economicus) perché è biologicamente impossibile. Per confutare l’assunto, Lo utilizza le ultime ricerche delle neuroscienze sul funzionamento del cervello e lo fa in quelli che sono, forse, per sintesi, i passaggi migliori del libro. Sono ricerche che dimostrano l’impossibilità del calcolo da parte della mente umana di tutte le ottimizzazioni necessarie a raggiungere l’ottimo prefigurato dall’economia classica; e che dimostrano come ciò che definiamo razionalità emerga dalle connessioni tra la corteccia prefrontale – l’area adibita alle funzioni esecutive del cervello, dalla matematica al problem solving – e l’amigdala – che governa le emozioni.
La razionalità, come agente umano, è un equilibrio tra la gestione delle emozioni e l’astrazione e la strategia della corteccia prefrontale. Perciò da un punto di vista cognitivo, e – ancor più importante – da un punto di vista biologico, la corsa agli sportelli durante una crisi bancaria o il crollo dei mercati durante lo scoppio di una bolla finanziaria sono fenomeni assolutamente razionali. Niente potrebbe arrestare le reazioni scatenate dall’amigdala segnata da millenni di evoluzione e ottimizzare i propri risparmi nel pieno di una crisi bancaria diventa impossibile.
Tuttavia, come sottolinea questa recensione scritta da un consulente di hedge funds, il limite del libro e della tesi di Lo sta nella sua scarsa applicabilità nella quotidianità della finanza. Lo indica un assunto diverso rispetto a quello dell’economia classica ma non fornisce nuovi strumenti (anche perché non stiamo parlando di un paper accademico ma di un saggio di divulgazione) capaci di modificare la pratica finanziaria quotidiana. Per cui, come conclude anche la recensione di Siegel, neanche il libro di Lo per quanto originale, erudito e ambizioso, riesce a indicare dei sostituiti per quelle bistrattate equazioni che guidano il mondo finanziario.
Più interessanti sono invece le questioni teoriche che il libro di Lo apre. Tutto quanto fin qui descritto sembra portare a un bivio: bisogna tornare a studiare l’economia in maniera non matematica, come hanno fatto e stanno facendo alcuni degli studiosi sopra citati? Oppure si deve andare alla ricerca di un nuovo salto di qualità negli strumenti matematici, e riuscire a disegnare strumenti talmente sofisticati da poter gestire i flussi emotivi che le amigdale mondiali scaricano sui mercati finanziari?
Per quanto retorica, la questione ha dei risvolti immediati che riguardano il rapporto tra uomo e tecnologia. Secondo Lo, i mercati finanziari sono già e saranno sempre più guidati da algoritmi matematici. Diventeranno allora più razionali, più biologici? Saranno in grado di apprendere attraverso meccanismi genuinamente umani (il machine learning non è altro che la traslazione a livello computazionale delle nostre euristiche)? Oppure saranno più volatili, instabili, e quindi in definitiva inefficienti perché saranno subordinati ai bias e ai pregiudizi di chi quelle stringhe le ha scritte dall’alto della sua razionalità limitata? Le domande in fondo sono: siamo riusciti a creare macchine con una corteccia prefrontale paragonabile alla nostra? Riusciremo a creare amigdale artificiali migliori di noi?
Titolo originale: Andrew Lo, Adaptive markets: Financial evolution at the speed of thought, Princeton University Press, 2017, 484 p.