Ventotto ore di diretta tv contro una foto postata sui social. Sta tutta qui la differenza abissale tra l’incredibile sbarco dell’uomo sulla Luna (di cui quest’anno si festeggia il cinquantesimo anniversario) e quella che, negli ultimi giorni, tutti hanno battezzato come la foto del secolo. L’avrete, ormai, già vista tutti: la prima immagine mai scattata di un buco nero. Ok, dopo una prima ondata di condivisioni avrete anche già saputo che non si tratta di una vera e propria foto. Non è stata “scattata”, infatti, con telescopi ottici, ma con enormi antenne che captano le onde radio emesse da tutto ciò che si trova nello spazio. Affascinante, una scoperta di enorme portata. Ma, effettivamente, quel cerchietto rosso su sfondo nero cosmico, abbiamo capito tutti cos’è? Non credo, perchè la divulgazione scientifica sui social network funziona – anche – così: ci fa assaporare scoperte dolci, amare e di cui non riusciamo a comprendere appieno il “sapore”.
Potrei dirvi che il buco nero che (non) vedete è quello di una galassia chiamata Messier 87, o M87, o Virgo A, o ancora NGC 4486. Potrei aggiungere che la galassia M87 si trova nell’ammasso della Vergine, a 53 milioni e mezzo di anni luce da noi, e che il buco nero è grande 6 miliardi e mezzo di volte la massa del Sole, 2 milioni di miliardi di volte la massa della Terra o 140 miliardi di miliardi di miliardi di miliardi di un essere umano comune. Il punto non è questo, ma il ruolo dei social network nel lanciare una notizia così importante per la storia dell’umanità. Passare dalla maratona tv che ha accompagnato lo sbarco sulla Luna di Neil Armstrong e Buzz Aldrin a milioni di condivisioni sul web ci ha trasformati in prosumers, creatori di contenuti e portatori – non sempre sani – di opinioni. È così che il buco nero è ben presto diventato una ciambella, una zeppola di San Giuseppe o il cervello del Ministro di turno. Pro e contro, insomma, da considerare sempre e comunque con la consapevolezza che, se non si lavora sull’educazione digitale, quello della divulgazione social resterà un grande potere nelle mani di gente che – per usare le parole di Luca Perri, astrofisico che ha ispirato questo articolo con un suo illuminante post su Facebook – “passa volentieri settimane a discutere dell’immagine di un fuorigioco ma che in queste ore sbuffa annoiata, chiedendosi cosa mai ce ne possa fregare dell’immagine dell’Occhio di Sauron, o di una Alpenliebe infuocata”.
Cosa dovrebbe farci saltare sulla sedia? Il successo della scienza. La cosa incredibile di questa scoperta, infatti, è che l’immagine riproduce fedelmente la simulazione che gli scienziati avevano prodotto a partire dalle equazioni della fisica che teorizziamo e conosciamo da decine di anni.
Come quella della Relatività Generale del buon vecchio Einstein, per esempio, ormai teorizzata oltre un secolo fa, ma che continua a far accumulare soddisfazioni al geniale vecchietto coi baffi.
Questioni di divulgazione, insomma, che abbiamo già tante volte trattato qui, sulle pagine di FOR, parlando di no-vax e prosofobici. Proprio per questo, per conoscere i dettagli di questa incredibile scoperta, vi rinvio allo stato FB di Luca Perri di cui parlavo prima. Io, invece, per continuare ad alimentare le condivisioni pop del tema, vi chiedo: voi, cosa ci vedete in quel buco nero? Io ho una risposta semplice, poco virale: ci vedo l’orizzonte, l’ennesimo passo verso la conoscenza di ciò che ci circonda e, perchè no, la nuova era della “new space economy“.