Per evitare di dire castronerie addentrandomi negli impervi territori della fisica, rubo parole al professor Rovelli: “Heisenberg immagina che gli elettroni non esistano sempre. Esistono solo quando qualcuno li guarda, o meglio, quando interagiscono con qualcosa d’altro. Si materializzano in un luogo, con una probabilità calcolabile, quando sbattono contro qualcosa d’altro. I salti quantici da un’orbita all’altra sono il loro solo modo di essere reali: un elettrone è un insieme di salti da un’interazione all’altra. Quando nessuno lo disturba, non è in alcun luogo preciso. Non è in un luogo… Nella meccanica quantistica nessun oggetto ha una posizione definita, se non quando incoccia contro qualcos’altro”.
È la spiegazione for dummies della folgorante teoria dei quanti che, insieme alla relatività generale, ha rivoluzionato la fisica del Novecento. Una teoria talmente geniale che (con sommo sprezzo del pericolo) mi sento di proporvela per decodificare i movimenti dell’opinione pubblica contemporanea.
Sostituite agli elettroni i poveri umani che siamo e riflettete un attimo. Magari ripensando a quel vecchio amico che avevate perso di vista, reincontrato a distanza di anni: lo avevate lasciato comunista tutto d’un pezzo, vi ha raccontato delle successive adesioni a quattro-cinque partitini di sinistra, e oggi si descrive grillino tendenza Di Battista, ma soprattutto irresistibilmente attratto dal Bikram Yoga. O alla signora intercettata più volte qualche sera fa ad una cena in piedi: l’avete sentita con le vostre orecchie dichiararsi più o meno in contemporanea sostenitrice strenua degli accordi di Parigi sul clima, innamorata persa della Bonino, ben disposta verso Trump, critica su Papa Francesco, vagamente favorevole alla pena di morte in determinate circostanze. E alla fine vi ha detto che non andrà a votare. E poi magari ci andrà. Roba da mal di testa, per chi è abituato a decrittare la realtà attraverso le lenti newtoniane di visioni del mondo rotonde e comportamenti lineari.
Nel mondo post ideologico, delle reti intrusive e pervasive, delle aggregazioni per interessi specifici e passioni temporanee, della comunicazione in tempo reale, della percezione che sconfigge la realtà, l’opinione è mobile, permeabile, contraddittoria, tuttalpiù probabilistica. È silente, non si manifesta se non quando due o più atomi (di opinione) si incrociano. E quando si materializza, può espandersi e compiere (oppure no) il suo salto quantico. Può diventare (oppure no) un pacchetto di energia, una massa critica che si mette in movimento, e aumenta le sue potenzialità, solo se è capace di mutare, ridefinirsi e riorganizzarsi in ogni momento.
Ma come avviene questo incessante processo di cambiamento? Che cosa genera e trasferisce energia? Come ci ricorda il secondo principio della termodinamica, è determinante la cessione di calore. Che dipende dalla velocità di circolazione degli atomi all’interno di un corpo. Le cose fredde sono lente, quelle calde sono veloci. Calore e velocità: altri principi fisici che hanno molto a che fare con le opinioni. Pensateci: le opinioni fredde (razionali, logiche, scientifiche) sono lente; e spesso non arrivano a bersaglio, o ci arrivano nei tempi sbagliati. Se le opinioni riscaldano, producono calore, creano empatia, generano condivisione. E, grazie a questo, circolano, si trasmettono più velocemente.
Potrei proseguire con le similitudini. Naturalmente, però, il problema non è divertirsi a fare ulteriori, suggestivi paralleli, ma capire se e in che misura, a partire dalle acquisizioni della fisica contemporanea, sia possibile prevedere gli spostamenti dell’opinione pubblica. Non fotografare o analizzare ex post, ma prevedere. Cosa che va finanche al di là delle sfide, comunque quantitative, finora lanciate dai big data e dall’A.I. Per farlo, si tratta di prendere di petto il celeberrimo principio di indeterminazione di Heisenberg: ”Non è possibile prevedere dove un elettrone comparirà di nuovo, ma solo calcolare la probabilità che appaia qui o lì”. Una bazzecola, insomma.
Nel frattempo, in attesa che Heisenberg ci guidi e per venire a noi, volete sapere con che probabilità, e per chi, voteranno gli italiani domenica prossima, dalle 7 alle 23? Se a orientare le loro scelte saranno convinzioni o convenienze, pulsioni profonde o sentimenti del momento, o saranno pure casualità, le condizioni del tempo, l’umore del giorno, un imprevisto che decide per ogni singolo individuo? Se si sono formati un’opinione seguendo i talk in Tv, leggendo i giornali o battagliando in Rete? Macerata, che ha aperto le danze elettorali, influirà nelle scelte? Se peseranno il caso De Luca/Fanpage, gli scontrini dei Cinquestelle, i sentimenti che si nutrono per Renzi, i nuovi contratti di Berlusconi?
Non lo sappiamo, amici: questa è la verità, e non lo sapremo fino a spoglio completato. Le bolle comunicative di queste ore (quella consistente pro cinque stelle, quella più contenuta pro Bonino) sono, appunto, bolle. Le ansie di partiti e candidati sono e resteranno quelle di sempre. Le prudenze di giornali e commentatori non saranno mai abbastanza. Ricordate che sempre quel fetentone di Heisenberg ci dice che perfino “l’atto stesso dell’osservazione altera il comportamento degli oggetti osservati”. E dunque, non sbottate come fece Einstein, in un’interminabile e mitologica discussione tra genialoni dell’epoca. “Dio non gioca a dadi!” disse il più grande di tutti: ma dopo un po’ dovette riconoscere il suo torto. Tranquilli, dunque: domenica si gioca a dadi. Buon fine settimana. E buon voto. O non voto. O quello che volete. E che sarà. Forse.