sabato, 25 Marzo 2023

Lo stoccaggio dell’energia, perché va di pari passo con le rinnovabili

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Articolo di Michele Vitiello

Il secondo appuntamento del ciclo d’incontri online sull’energia, organizzato dalla Fondazione Ottimisti & Razionali e dallo Studio Legale Napoletano & Partners, in collaborazione con RINA, ha avuto ad oggetto la relazione inscindibile che sussiste tra l’accesso alle rinnovabili, e i sistemi di stoccaggio dell’elettricità. 

Con Claudio Velardi, Presidente della Fondazione Ottimisti & Razionali, si sono confrontati i maggiori player del settore: Raimondo De Laurentiis, Senior Director Renewable & Grid Solutions di RINA, Enrico Falck, Membro del Consiglio Direttivo di Elettricità Futura e Massimo Ricci, Direttore della Divisione Energia di ARERA.

Perché diventa necessario oggi parlare di stoccaggio? Perché le fonti rinnovabili, per loro natura, sono instabili. Condizionate dall’alternanza di fattori diversi, a seconda della tecnologia presa in analisi, come il vento per l’eolico, e la luce solare per il fotovoltaico.

È naturale comprendere quanto sia sentita l’esigenza di stabilizzare e rendere più sicuro l’accesso all’energia, nell’ottica di una totale decarbonizzazione al 2050, e di un accesso sempre maggiore alle fonti rinnovabili.

La transizione energetica verso le energie pulite è una sfida particolarmente importante per la tutela del nostro Pianeta, e i governi di ogni Paese sono chiamati ad affrontarla in cooperazione tra di loro. La lotta ai cambiamenti climatici, e il mantenimento entro i 2°C dell’aumento della temperatura globale, richiedono un necessario cambio di passo in fatto di investimenti, su ricerca, incentivi e sviluppo. Sono infatti le fonti fossili a determinare in buona parte l’aumento di gas climalteranti immessi in atmosfera, e sempre più sono gli accordi internazionali (di carattere vincolante o meno) che spingono verso il phase out carbonico.

Come abbiamo visto però c’è bisogno di adeguare i sistemi di conservazione dell’energia alle prospettive sopra menzionate, per distribuirla quando ve ne sia bisogno, anche in assenza temporanea dell’elemento naturale che la produce.

Raimondo De Laurentiis, che è responsabile Rinnovabili di RINA, ha spiegato quanto siano importanti i sistemi di accumulo nella realizzazione di questa strategia comune. L’essere umano ha infatti da sempre tentato di realizzare sistemi che gli consentissero di produrre e conservare energia.

Oggi la tecnologia dominante è quella degli ioni di litio, come risposta alle vecchie batterie prodotte negli anni ‘70, caratterizzate da notevoli problemi di stabilità.

In questi ultimi anni le batterie al litio hanno beneficiato in particolare del boost che sta ricevendo il mercato dei veicoli elettrici, costruendo sponde reciproche tra mercati diversi. In particolare negli Stati Uniti e in Cina c’è stato uno sviluppo esponenziale di questo settore, che ha influenzato in positivo anche altri.

Per Enrico Falck, del consiglio direttivo di Elettricità Futura, lo snodo da affrontare sta invece nell’integrazione di queste fonti nel mercato. Senza però un adeguato sviluppo dei sistemi di stoccaggio, e di flessibilizzazione dell’elettrone verde, questa integrazione non può avvenire in maniera sostenibile.

Per questo motivo secondo il suo punto di vista è necessario per il nostro Paese sviluppare una normativa più snella, ma soprattutto allocare risorse con una pianificazione precisa e a lungo termine. La domanda quindi che dobbiamo porci è: perseguiamo gli obiettivi di decarbonizzazione perché in questi crediamo realmente? O è solo una passiva risposta a quelle sollecitazioni che provengono dalle istituzioni europee e dai consessi internazionali?

La Germania, per prendere ad esempio un Paese europeo a noi vicino, ha messo in piedi un piano dal valore di 9 miliardi, per diventare leader mondiale nella produzione e nella distribuzione di idrogeno verde. Questa strada rappresenta una chiara scelta ideologica di fondo, che trova conferma nelle parole del Ministro dell’Economia Peter Altmaier.

Entro il 2030 la Germania intende realizzare impianti per una capacità produttiva di 5 Gigawatt, per poi salire a 10 nel 2040.

In Italia oggi l’idrogeno non ha ancora costi competitivi, ma se si realizzassero incentivi di compensazione, come Falck ricorda è avvenuto in passato per tutte le altre fonti, si potrebbe seriamente stimolare lo sviluppo di questa fonte pulita.

Per Massimo Ricci, Direttore della Divisione Energia di ARERA, è necessario che le politiche abbiano un approccio integrato, declinato in due direzioni parallele: lo sviluppo delle rinnovabili e la riduzione di gas serra. Serve una sinergia, che oggi sembra mancare, tra impianti di pompaggio, accesso all’idrogeno e sistemi di accumulo. Solo così si può pensare di rendere la transizione economicamente sostenibile, perché se non efficientate, queste tecnologie hanno un costo particolarmente pesante.

Oggi certamente non possiamo sapere come sarà il 2050, ma realizzando un piano di prospettiva a lungo termine, abbiamo la possibilità di graduare le azioni di anno in anno.

La sfida è stimolante, soprattutto sul piano regolatorio, in vista di obiettivi sempre più ambiziosi, che spostano sempre un po’ in avanti l’asticella del nostro impegno.  

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