sabato, 25 Marzo 2023

LAVORO, SCENARI POSITIVI PER L’ITALIA

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Dopo anni di crisi, l’economia italiana ha registrato nel 2016 i primi segnali di ripresa e si è verificato un ritorno degli investimenti, in particolare verso le startup. Tuttavia, il mercato del lavoro sconta ancora qualche criticità legata ad un’economia imbrigliata che tara la domanda di lavoro su orizzonti temporali di breve e medio termine.

L’analisi emerge dall’elaborazione dei dati estratti dal sistema informativo statistico delle comunicazioni obbligatorie 2017 del ministero del Lavoro, dimostrando che gli interventi del legislatore nel 2015 a favore dell’occupazione hanno generato una riforma strutturale del mercato del lavoro attraverso misure contenute nella legge di stabilità 2015 e nel Jobs Act.

Per conoscere gli effetti di queste misure basti vedere che l’attività lavorativa ha avuto una propensione alla stabilizzazione e un ricorso eccezionale alle contrattualizzazioni a tempo indeterminato per tutto il 2015. Le statistiche si riferiscono al flusso dei contratti di lavoro dipendente e parasubordinato di tutti i settori economici, compresa la Pubblica amministrazione, e coinvolgono anche lavoratori stranieri presenti, seppur solo temporaneamente, in Italia. Invece sono esclusi i lavoratori autonomi che, come noto, non rientrano negli obblighi di comunicazione.

Nel dettaglio, il rapporto analizza i dati su attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro; le caratteristiche delle nuove attivazioni dei rapporti di lavoro, con un approfondimento sulla dinamica dell’apprendistato; le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato, evidenziando l’impennata di tale fenomeno nel corso del 2015; i rapporti di lavoro cessati. È stato dato spazio anche all’analisi regionale che descrive un Paese a due velocità, con performance decisamente migliori nelle principali regioni del Nord e nel Lazio.

Quanto ai numeri, basti ricordare che nel 2016 il sistema informativo statistico ha registrato 9.434.743 rapporti di lavoro attivati a cui si aggiungono 1.805.074 contratti in somministrazione contabilizzando un totale di 11.239.817 attivazioni. A fronte dei contratti avviati, 1.633.856 costituiscono rapporti di lavoro a tempo indeterminato, compresi i 9.633 in somministrazione; 268.361 di apprendistato e 326.570 trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, facendo registrare complessivamente l’attivazione di oltre 2,2 milioni di contratti stabili e un saldo attivo pari a circa 330 mila rapporti di lavoro.

Tra le forme contrattuali, quello a tempo determinato si conferma il più utilizzato, con il 70% del totale attivazioni dell’anno, dopo la caduta di 3 punti percentuali che aveva fatto registrare nel 2015, per l’effetto ricomposizione a favore dei contratti a tempo indeterminato, quale conseguenza delle norme sulla decontribuzione. Il numero delle trasformazioni dei rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato, che aveva fatto registrare un deciso aumento tra il 2014 e il 2015, subisce una flessione nel 2016, si passa
infatti da 499 mila nel 2015 a 327 mila nel 2016, con una variazione percentuale su base annua del -34,6%. Nel 2016 sono state registrate 9.105.649 cessazioni. Dopo un lieve incremento del volume dei contratti giunti a termine, avvenuto nel 2014 (+1,8%), e un sostanziale stallo del 2015, il trend dei rapporti di lavoro cessati fa segnare nel 2016 un netto decremento pari a -8,9%.

Le evidenze quindi indicano che la domanda di lavoro ha risposto alle politiche introdotte, anticipando fenomeni di assunzione nell’ultimo trimestre del 2015, rispetto al primo del 2016. Nel corso di quest’anno invece emerge una ripresa decisa dell’apprendistato, che si conferma la modalità privilegiata per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

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