Forse Libero non sa che è proprio dei e delle rompiballe che abbiamo bisogno oggi come oggi! E Greta Thunberg lo è ed è un bene per tutti noi. Al di là delle ideologie, la giovane sedicenne attivista è una buona notizia in questo mondo depoliticizzato, fatto di complottismo e negazionismo generale. E il perché Greta e il suo sciopero (ora non più) solitario ci facciano bene, in fondo, lo sappiamo tutti. Di fatto è perché ci stiamo crogiolando nella rassegnazione e in un laissez-faire generale. E, quindi, forse è proprio il caso che qualcuno come Greta Thunberg risvegli le nostre coscienze, politiche e non, dal torpore in cui le stiamo lasciando.
Il punto è che, tra like e meme sui social, Greta Thunberg non è solo una query tra le altre nelle ricerche di Google. È un fenomeno. Non è una sedicenne qualsiasi, ma è una sedicenne che ha messo in piedi un movimento. È l’espressione di un movimento che – se sia dalla parte giusta o sbagliata – sempre di più si sta allargando non solo in Europa, ma in tutto il mondo. I Fridays for Future – che oggi fanno tappa anche a Roma a Piazza Navona – sono diventati un appuntamento fisso, per i giovani soprattutto. E non per farsi i selfie in piazza – ha ricordato ieri Greta nel suo speech, ospite al Senato a Palazzo Madama – ma per chiedere maggiori responsabilità ai governi sul clima. “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero scolastico per il clima) – il cartello con cui Greta è comparsa per la prima volta il 20 agosto 2018 di fronte la sede del Parlamento svedese, è un nuovo manifesto che, se si scelga di aderire o meno – giovani e adulti e anziani compresi – ci sta insegnando che c’è una voce. Se superiamo un attimo le ideologie, è un movimento che si muove sulla base della condivisione, del bene e della sicurezza. Per tutti, in questo mondo che viviamo e popoliamo.
L’altro punto – a volerne tirare due fuori da questa riflessione – è che è oggettivamente rappresentativo del nostro tempo il fatto che ci si sta “affidando” ad una sedicenne attivista per parlare di lotta al cambiamento climatico. Insomma, cos’è successo? Siamo forse caduti in un disinteresse comune? Le lotte fatte dai “grandi” contro i grandi forse non ci affascinano più? Eppure c’è un movimento di giovani studenti – che probabilmente sono già i nuovi poveri di domani (e chissà che non ci finiamo anche noi, poi) – che si sta facendo sentire nelle piazze. Che sciopera, una vecchia parola oramai. Che influenza l’agenda mediatica e spinge i governi a rivedere l’agenda setting. È un movimento che sta raccontando e costruendo qualcosa di nuovo, che non si cura del disprezzo di chi ci vede del marcio dietro e invita a “tornare a scuola”. La strada del negazionismo e del complottismo è forse la più comoda: il facile è additare questi sedicenni come dei “gretini”; il difficile, invece, è pensare al bene del mondo e di tutti nella prospettiva di una responsabilità comune.
E allora che ben vengano i Rompiballe! Perché è quello che ci serve in questo mondo di adulti in cui – forse – ci si è già rotti le scatole.
di Elania Zito