Deloitte ha analizzato diversi casi studio in tutto il mondo sulla trasformazione dell’assistenza sanitaria nell’era digitale. Ha potuto così tracciare un quadro sull’orizzonte della sanità nel prossimo futuro.
In tutto il mondo, i sistemi sanitari lottano per favorire l’accesso ai propri servizi, in un contesto in cui vi è una crescente domanda di interventi da parte della popolazione mondiale in costante aumento e con una durata dell’aspettativa di vita che si va sempre più allungando. Le informazioni sulla salute e le tecnologie digitali possono aiutare a far fronte a queste sfide.
Esistono, in vari paesi del mondo, sperimentazioni che mostrano come potrebbe essere il futuro della medicina se si proseguirà nello scambio virtuoso con l’innovazione.
I casi studio oggetto dell’analisi sono stati accorpati secondo tre tipologie, ognuna in grado di indicare una precisa direzione per il futuro.
La prima denota uno spostamento dell’assistenza verso la prevenzione e il benessere. Infatti, con i miglioramenti nella diagnosi precoce, le tecnologie in grado di risolvere i problemi di salute ancor prima che diventino malattie faranno sì che diventerà più importante prevenire che curare. Questo, secondo lo studio, comporterà anche un cambio di forma che metterà al centro le esigenze dei consumatori (in contrapposizione alle esigenze odierne delle organizzazioni sanitarie) e che come conseguenza sposterà la maggior parte delle prestazioni al di fuori delle strutture: nelle case delle persone, a lavoro, a scuola e nelle comunità. Tutto questo sarà possibile solo grazie all’implementazione del monitoraggio del paziente da remoto coadiuvato da moderne tecnologie di elaborazione dei dati, come avviene nella sperimentazione in Cile. Qui l’IA aiuta a identificare i pazienti ad alto rischio che probabilmente trarranno beneficio da un intervento di assistenza sanitaria che sia il più rapido possibile. Il controllo a distanza consente quindi azioni quasi in tempo reale: i medici contattano i pazienti sotto osservazione entro quattro ore da una lettura biometrica anormale.
Oppure si può citare il caso del programma Reducing Maternal and Newborn Deaths (ReMiND) in India dove, grazie a una semplice app per cellulare, medici specializzati aiutano e danno consigli a operatrici diffuse sul territorio, monitorando al tempo stesso le situazioni più complesse.
Il secondo gruppo raccoglie invece esempi del grande vantaggio che si può trarre dal corretto utilizzo dei dati e delle piattaforme interoperabili. La possibilità della consultazione continua di tutte le notizie su ogni paziente fornirà ai medici e agli operatori sanitari informazioni utili per le decisioni su prevenzione, diagnosi e trattamento. In questo ambito numerosi sono gli esempi soprattutto in occidente, quali Estonia, Paesi Bassi e Australia, che hanno già un avanzato sistema di sviluppo dei sistemi di condivisione delle cartelle elettroniche.
L’ultima, ma non per importanza, è la nuova centralità dei consumatori, responsabilizzati e coinvolti direttamente nella gestione della loro salute. È auspicabile, secondo lo studio, uno spostamento delle attitudini e dei comportamenti dei pazienti verso un maggiore impegno in questo settore. Con l’accesso alle proprie informazioni sanitarie, potranno essere svolte molte attività che oggi richiedono il coinvolgimento del medico. In questo senso i primi esperimenti rivolti a grandi segmenti della popolazione dimostrano il potenziale delle tecnologie mobili per raggiungere alcuni obiettivi, anche in situazioni molto diverse. Come in Israele dove, tramite un’app, chiamata MyMDA, si condividono fondamentali informazioni utili alla squadra medica che deve intervenire in situazioni di emergenza. O al contrario in Nuova Zelanda dove l’app SPARX utilizza i metodi della gamification insieme ad una terapia cognitivo comportamentale, per assistere gli adolescenti con depressione e ansia in forme lievi o moderate.
Al fine di far sì, però ,che queste sperimentazioni si possano diffondere tramutandosi in realtà c’è bisogno, a detta degli esperti, di alcuni requisiti: un ambiente normativo favorevole,una cultura dell’innovazione, l’impegno della leadership per la qualità clinica e la salute pubblica, un quadro di governance dei dati e il supporto pubblico fondato sull’alfabetizzazione digitale e sulla fiducia nelle istituzioni.
Per quanto riguarda l’Italia, sempre Deloitte, in uno studio di qualche mese fa, mostra come la fiducia negli strumenti tecnologici e digitali nell’ambito sanitario nel nostro paese sia molto lontana da essere raggiunta, con una netta maggioranza di persone che ancora prende unicamente in considerazione la visita diretta di un medico.
L’auspicio dei redattori dello studio è che il rapporto sia di ispirazione ai lettori per pensare a come potrebbe essere il domani dell’assistenza sanitaria digitale, a come le organizzazioni dovrebbero prepararsi e il ruolo che potrebbero svolgere in questo futuro.