“La tecnologia è neutrale, è il modo in cui l’uomo la utilizza che può cambiare il mondo”.
Paul Daugherty, Chief Technology & Innovation Officer di Accenture
Dall’invenzione della ruota nel V millennio a.C., fino alla digital transformation di oggi, la storia ci dimostra che la tecnologia è da sempre al centro della vita degli essere umani.
L’Intelligenza Artificiale (IA) sta progressivamente cambiando il rapporto tra le persone e la tecnologia, soprattutto negli ambienti professionali dove i lavoratori sembrano avere maggiore fiducia nei robot rispetto a quella che nutrono nei confronti dei loro manager (Studio annuale “AI at Work” condotto da Oracle e Future Workplace). Inoltre, è sempre meno diffusa la paura per cui l’automazione porterà a una disoccupazione di massa e, secondo il Rapporto AIDP-LABLAW 2019 a cura di DOXA su Robot, Intelligenza artificiale e lavoro, coloro che già utilizzano le nuove tecnologie sono più ottimisti rispetto a chi le conosce meno. La positività nei confronti della trasformazione digitale è avvalorata dal dato secondo cui l’89% degli italiani ritiene che le macchine non potranno mai sostituire l’uomo.
Appurato ciò, la nostra sfida corre su binari diversi.
La società è di fronte ad un bivio: puntare sulle persone, facendole crescere e mettendole veramente al primo posto, oppure rincorrere lo sviluppo tecnologico pensando che i veri protagonisti siano le macchine?
È quindi una questione di persone. O, meglio, di lavoratori. E non di tecnologia. L’obiettivo non può essere il digitale, quello arriva dopo.
Pertanto centrali saranno le competenze. Costruire la trasformazione significa investire nella formazione costante, nel reskilling e nell’upskilling della forza lavoro, che devono diventare abili nel saper affrontare un mercato sempre più dinamico. L’istruzione e la cultura sono, quindi, le vere protagoniste della sfida: se l’innovazione corre veloce, infatti, la scuola deve diventare dinamica e veloce, pronta ad accogliere le opportunità future. Bisogna creare e mettere a disposizione programmi efficaci che durino nel tempo e siano di supporto per gli studenti.
È questo il vero rapporto tra uomo e macchina. È nella scuola e nelle nuove competenze che si giocherà la partita del presente e del futuro digitale. Siamo pronti?