“Di chi è la colpa?”, ci si chiede spesso nel dibattito pubblico, nei discorsi da bar, nei talk show televisivi. Quel che gli ottimisti e razionali provano spesso a spiegare è che, quasi sempre, “non è colpa di nessuno”. Nei fenomeni e negli eventi della società umana, non esiste quasi mai la causa unica, l’unico colpevole, la spiegazione definitiva. Cercare e trovare un capro espiatorio è operazione facile e molto conveniente, ma quasi sempre sbagliata e dannosa. Si cercano vittime sacrificali, cioè responsabilità “altrui”, per le proprie debolezze e incapacità, per i fallimenti e i limiti, per indisponibilità ad accettare la realtà.
Ce lo spiegava già Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, nelle pagine indimenticabili sulla peste e in quelle sulla carestia. Gli untori non esistevano, ma facevano comodo perché consentivano di non affrontare seriamente l’epidemia. I fornai non stavano nascondendo il pane, banalmente non avevano alcuna convenienza economica a produrlo sotto costo, come un editto del governatore spagnolo aveva provato a imporre. La ricerca e l’individuazione del capro espiatorio è un “business” in cui molti investono economicamente e politicamente da secoli, e che da secoli trova tra i suoi fieri oppositori noi innamorati di dati empirici, di ragionevolezza.
Tra le tante attività che la Fondazione Ottimisti & Razionali metterà in essere, ci sarà senza dubbio un sottotraccia, e questo è proprio il rifiuto della logica del capro espiatorio. Il capro espiatorio non esiste, bisogna sempre avere la forza e il coraggio di andare oltre le spiegazioni semplici e semplificate.
Il pensatore che più ha concentrato i propri studi al meccanismo del capro espiatorio è stato il filosofo francese René Girard. Nella sua l’opera “Le Bouc émissaire” del 1982, Girard riflette su quanto la ricerca del colpevole sia consustanziale alla natura e alla società umana. Attraverso analisi antropologiche e ricerche approfondite sui testi sacri dell’umanità, sui capolavori della letteratura e su tanti miti del mondo, Girard nelle sue opere racconta con brillante efficacia come la folla – in preda alla violenza e al risentimento determinati dal diffondersi di un “desiderio mimetico” – non sappia far altro che individuare un colpevole determinato da distruggere, con l’illusione fatale di riportare la quiete e l’equilibrio perduti. Anche il Vangelo, secondo Girard, opera lo stesso meccanismo, anche se nel testo sacro dei cristiani viene in fondo “svelata” l’innocenza del capro espiatorio: il sacrificio e la resurrezione del Cristo raccontano quanto fosse fallace l’individuazione del colpevole designato.
La potente riemersione in Occidente di una domanda di capri espiatori, di cospirazioni e di complotti, impone ai difensori della razionalità la ricerca di argomenti e metodi nuovi per smascherare e smontare gli stereotipi. Occorre una narrativa più accattivante e attraente, per non apparire sterile difensori dello status quo contro i sedicenti rivoluzionari. Una narrativa che non scimmiotti e non conceda nulla agli “sgozzatori di capri”, che non neghi i problemi della società, ma che sappia riportare al centro del dibattito una visione positiva della storia e del progresso, una rinnovata fiducia nella scienza, nel metodo sperimentale, nella tecnologia e nello spirito d’iniziativa.