Articolo di Luigi Santoro
I social media, in particolare Instagram, hanno consentito il proliferare di una serie di nuove professioni – chi non ha mai sentito parlare degli Influencer, suvvia. Tra queste, mi ha sempre affascinato quella del Travel Blogger, in soldoni qualcuno che viaggia (dal weekend low cost a Londra al mese in giro per l’America), condividendo la propria esperienza tramite racconti, foto, video e consigli con i propri follower(s).
La mia è ovviamente una semplificazione probabilmente ingiusta rispetto ad un lavoro che, comunque, necessita di determinate competenze (conoscenza delle tecniche SEO per l’indicizzazione dei contenuti su Google, regole di scrittura per il Web, capacità di utilizzare i dati di Google Analytics) per essere svolto. In realtà, riflettendoci, ho notato che il primo Travel Blogger della Storia risale a molto tempo fa: sto parlando nientemeno che di Ulisse, il mitico Re di Itaca, che ci mise dieci anni a tornare ad Itaca partendo da Troia. Certo, probabilmente Ulisse non era su Instagram, ma non è questo il punto: come tutti i Travel Blogger che si rispettino, Ulisse ebbe modo di visitare molti luoghi esotici tra cui Eolia, isola leggendaria (forse identificabile con Lipari o Stromboli) su cui viveva Eolo, il re dei Venti.
La regina delle energie rinnovabili
Eolo, che diede ad Ulisse un otre colmo della potenza dei venti, ha dato il nome a quella che è una delle forme più antiche di energia rinnovabile, ossia l’energia denominata appunto eolica. Sembra quasi banale specificarlo, ma le barche a vela non fanno altro che sfruttare l’energia eolica e, quindi, sono il più antico esempio di sfruttamento della forza del vento, dato che indicazioni sulle barche a vela risalgono al 6000 avanti Cristo. Il primo esempio di utilizzo di energia eolica per alimentare una macchina risale al primo secolo dopo Cristo, quando Erone di Alessandria ideò per questo scopo una ruota a vento. Per fortuna, rispetto a quei tempi sono stati fatti un po’ di passi avanti e oggi l’energia eolica viene ampiamente sfruttata tramite diversi tipi di impianti; il mezzo più noto sono sicuramente le pale eoliche (generatore eolico, per essere precisi) che, in numero elevato, formando un parco eolico (wind farm, suggestivamente “fattoria del vento”).
Innovazione iberica
L’energia eolica è naturalmente pulita, rinnovabile e non inquina. L’unico problema, oltre alla questione circa il deturpamento del paesaggio, riguarda l’impatto che le pale eoliche hanno sulla fauna, nello specifico sugli uccelli che possono facilmente rimanere uccisi. Questo è un tema non di scarsa importanza dato che il timore maggiore riguarda i volatili appartenenti alle specie a rischio di estinzione, come le aquile reali statunitensi. A tal proposito, c’è un interessante progetto spagnolo i cui lavori sono cominciati nel 2014 e di cui si è tornato a parlare in tempi recenti: parliamo della start up spagnola Vortex Bladeless che ha ideato, grazie a David Yáñez (fondatore della start up), un aerogeneratore che converte il vento in elettricità tramite le vibrazioni della propria struttura. Nello specifico, l’impianto è composto da un cilindro verticale ancorato al suolo e da un’asta oscillante all’estremità. Il tutto si basa sulla risonanza aeroelastica e sul Vortex Shedding: questa turbina sfrutta i vortici e la risonanza creati dal vento, con la sommità collegata ad un alternatore che genera energia elettrica. In altre parole, il cilindro entra in risonanza con un determinato intervallo di velocità del vento, generando così attorno a sé piccoli vortici che ne provocano la vibrazione, trasformata in elettricità dal suddetto alternatore. Un sistema di confinamento con magneti permanenti consente poi alla struttura di adattare la propria rigidità in modo tale da riuscire a sintonizzarsi su ampia gamma di velocità del vento. L’impianto consente l’abbattimento dei costi di circa il 30% rispetto alle turbine eoliche tradizionali (non c’è presenza di lubrificanti e la manutenzione è decisamente ridotta) e si riesce a ricavare maggior energia da un parco eolico composto da questi aerogeneratori poiché se ne possono installare in numero maggiore.
L’ambiente ringrazia
A tal proposito, si legge sul sito internet della Vortex Bladeless: «of course, one should not think of installing a single Vortex device just as one does not think of installing a single solar panel. Since in order for these devices to operate properly they only require a distance in free space around them equivalent to half their height (r=h/2), this allows them to be placed very, very close together compared to conventional wind turbines […]» (nessuno penserebbe di installare un singolo dispositivo Vortex esattamente come nessuno penserebbe di installare un singolo pannello solare. Affinché questi dispositivi operino in maniera appropriata richiedono solo una distanza nello spazio libero intorno a loro equivalente alla metà della loro altezza (r=h/2), questo consente loro di essere posizionate molto, molto vicine tra loro rispetto alle turbine eoliche convenzionali).
Oltre ad avere un impatto visivo quasi nullo – può passare tranquillamente per un’antenna o un comignolo – non è pericolosa per l’avifauna, che non è minacciata dalle pale rotanti. Allo stato attuale delle cose, la Vortex Bladeless si trova ancora nella fase di beta testing e, nel mentre, ha sviluppato un nuovo tipo di turbina nano, troppo piccola per essere una turbina a vento; tuttavia, l’azienda prevede numerose applicazioni per questa tecnologia. La Vortex Bladeless è in cerca partner che aiutino nella fase di testing.
Si tratta di un progetto da tenere d’occhio e che può inserirsi tranquillamente nella gara al cui traguardo c’è l’indipendenza rispetto alle fonti di energia tradizionali (fossili, ad esempio) oppure ad elevato impatto ambientale.