sabato, 23 Settembre 2023

Il green pass e la liberté individuelle

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Manuela Scognamiglio
Napoletana doc, vive a Milano e lavora nell'advertising. È appassionata di lingue e comunicazione. Apprezza le sfide, il coinvolgimento internazionale e la conoscenza, così come il confronto con le persone. Crede nella condivisione delle esperienze, nella creazione di opportunità e nel cambiamento.

Mi sono imbattuta, leggendo il giornale, nell’articolo del Corriere di Aldo Grasso, e in particolare, nel tweet della nostra vice-garante della privacy, Ginevra Cerrina Feroni: «Il green pass in salsa francese è costituzionalmente irricevibile. Gravissimi gli effetti sui diritti e sulle libertà dei cittadini».

Tutti “green pass-ati”

Ripercorriamo un attimo le vicende.
Macron ha annunciato alla sua Nazione, il 12 luglio, l’obbligo di vaccinarsi contro il Covid 19 per il personale sanitario e per chi vuole frequentare luoghi pubblici: bar, ristoranti, centri commerciali, “luoghi di svago e di cultura” che riuniscono più di 50 persone, e anche aerei, treni e autobus di lunga percorrenza.

Una decisione che forse nemmeno lui si aspettava di dover valutare ma che si è rivelata necessaria. La variante Delta si diffonde velocemente e ormai rappresenta in Francia il 50% dei contagi, che sono in aumento. Le statistiche ad oggi, 19 luglio, contano più di 12mila contagi nelle ultime 24 ore.

Il cambio di direzione di Macron è stato drastico: se in un primo momento, il Presidente aveva deciso di rispettare lo scetticismo della nazione, dando fino a cinque giorni di tempo per riflettere prima di dare il proprio “consenso informato” a ricevere l’immunizzazione, l’aumento dei contagi e i numeri della campagna vaccinale inferiori a quelli auspicabili gli hanno fatto cambiare idea.

Eius regio…

D’altronde, c’è da dire anche che Macron conosce bene il suo popolo, e sa che la percentuale di no-vax è notoriamente alta. Al momento dell’annuncio del Presidente, infatti, i francesi vaccinati con una dose erano il 52% della popolazione e il 35% aveva ricevuto due dosi; i numeri in Italia corrispondono rispettivamente al 58,1% e al 45,8% della popolazione. Se si considerano solo gli over 12, oggetto della campagna vaccinale, la percentuale di almeno parzialmente protetti in Italia è del 68,4% mentre il 50,8% è completamente vaccinato.

Risultato dell’annuncio?

La notte successiva, 1 milione di francesi si sono prenotati per il vaccino; un altro milione il giorno successivo.

C’è anche chi protesta, sappiamo quanto piace protestare ai francesi; in fondo, sono loro i veri rivoluzionari. Il 14 luglio, in occasione della festa nazionale, sono 20mila le persone scese in piazza per protestare contro quella che hanno chiamato “dittatura sanitaria”. Ma c’è sempre un prezzo da pagare per le grandi decisioni politiche. Se paragoniamo i numeri però, direi che l’annuncio di Macron ha avuto gran successo.

Lesione della libertà dei cittadini?

Mi piacerebbe sapere cosa pensa la Feroni del divieto di fumare nei luoghi chiusi, dell’impossibilità di suonare la chitarra elettrica alle 4 del mattino per strada o addirittura della denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Sono tutte azioni che alterano in qualche modo l’equilibrio di chi si trova in quel determinato luogo, e per questo motivo la società li scoraggia.

Nei primi due casi, ci troviamo di fronte ad un divieto originato dal danno che il fumatore e il chitarrista arrecano alle persone che lo circondano. Nonostante si tratti di una limitazione della libertà individuale del singolo, nessuna authority interviene. Nel terzo caso, la proibizione non deriva nemmeno da una questione di salute, ma di semplice decoro. Nessuna authority ha da ridire.

Tra limitazioni e tutele

D’altra parte, in questo anno di lockdown,abbiamo accettato limitazioni delle libertà fondamentali ben più gravi, come quelle delle libertà di movimento, di incontrare persone, affetti. Mi chiedo come mai in occasione di provvedimenti che hanno come obiettivo finale quello di non tornare a gravi (quantunque necessarie, al tempo) violazioni di libertà come queste, l’authority si mostra così scettica.

Se nel divieto di fumare vedo una comprensibile ma parziale privazione della libertà individuale, in questo caso vedo solamente una maggiore tutela. Inoltre, ognuno di noi potrebbe essere responsabile di ledere direttamente e in forma pesante la salute altrui. La vaccinazione è quindi un atto di responsabilità sociale che dobbiamo compiere per noi stessi e per gli altri.

Non è nemmeno un “obbligo” in senso stretto

In altre parole: il divieto di fumare impedisce di accendere una sigaretta in determinati luoghi e, comunque, finisce lì – «esco un attimo a fumare», per dire, e la libertà è preso ripristinata. L’istituzione di un green pass (che alcuni sembrano incomprensibilmente voler leggere preludio all’obbligo vaccinale) si limita, semplicemente, a specificare che l’accesso a determinati luoghi non è ammesso senza tale documento. Tra l’altro, dà da pensare che, almeno in Francia, chi titubava sulla vaccinazione si sia fatto convincere quando si è visto privare della possibilità di un drink. Ma questa è un’altra storia.

Ho parlato, in questi ultimi tempi, con alcune persone che ragionano in modo curioso: vogliono dirsi libere di poter non fare il vaccino, ma se vengono contagiate da chi non lo ha fatto, il colpevole diventa subito un “poco di buono”. I non vaccinati contano sulla vaccinazione degli altri. Ma non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Green pass, libertà individuale, libertà collettiva

Giuseppe Remuzzi, medico e docente di nefrologia per diverse università italiane e internazionali, risponde così alla vice-garante della privacy: «Nella vita di tutti i giorni, conviviamo con dei vincoli». La convivenza civile è fatta di regole da rispettare.

Molti parlano di lesione della libertà individuale. Ma esiste libertà individuale senza libertà collettiva?

Ho assistito ad una lezione dello psicoanalista Massimo Recalcati, che ricordava che spesso confondiamo la libertà con il diritto individuale. Lui ha insegnato ai suoi figli che, in questi mesi di pandemia, abbiamo imparato che la libertà non esiste senza solidarietà.

Tornando al contesto italiano, la soluzione non sarà forse un obbligo vaccinale, che sembra difficile da imporre nelle condizioni di convivenza civile alle quali siamo abituati oggi (a differenza di come è stato fatto in passato, quando ad esempio, negli anni 70, la vaccinazione contro il colera a Napoli e Bari era obbligatoria), ma un’alternativa come quella di Macron, cioè di condizionare alcune attività all’ottenimento del green pass, sembra essere quella ideale. La maggioranza sta discutendo proprio di questo; vediamo quale soluzione condivisa verrà adottata.

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