Un anno fa Fatih Birol diceva «Il solare diventerà il nuovo re dei mercati mondiali dell’elettricità». Un’affermazione del direttore esecutivo dall’Agenzia internazionale per l’energia ambiziosa risalente al 2020 che ancora non ha avuto modo di realizzarsi. Sebbene sia un settore in forte crescita parlare di “sovranità” del solare è tutt’ora ancora prematuro.
Che sia una fonte pulita, disponibile, green, è fuori discussione. Ci sono delle criticità, e una è quella degli iter autorizzativi – la burocrazia italiana è una bestia nera per chiunque.
Ma anche il PNIEC si aspetta grandi cose dal fotovoltaico: entro il 2030 si dovrebbe passare dai 20,9 GW di capacità fotovoltaica del 2019 a 52 GW.
Le potenzialità del fotovoltaico
Come raggiungere questo ambizioso obiettivo? Innanzitutto, lo dicevamo prima, semplificando le procedure per costruire nuovi impianti. Poi, fare interventi di ammodernamento e sostituzione dei vecchi impianti, risalenti anche a decine di anni fa, rendendoli dunque più efficienti garantendo una maggiore produzione di energia elettrica. È di questo che si tratta quando si parla di revamping e repowering.
PNIEC e PNRR sono perfettamente allineati nel voler rendere il fotovoltaico all’avanguardia, una fonte rinnovabile importante per la transizione energetica. Nel PNRR, infatti, l’obiettivo è incrementare la produzione nazionale, portandola dagli attuali 200 MW/anno ad almeno 2 GW/anno nel 2025 e a 3 GW/anno negli anni successivi. Ad ora, infatti, molti moduli e inverter sono acquistati all’estero. Nei piani del governo, quindi, questo incremento avrebbe un impatto molto positivo anche su tutta la filiera industriale italiana e sfrutterebbe le competenze tecniche del nostro Paese.
La corsa ai terreni agricoli
I più grandi impianti fotovoltaici sono in Spagna, che può vantare grandi distese deserti di terreni. L’Italia ha una conformazione territoriale diversa, e le esigenze di spazio per la costruzione della fotovoltaica causa una cattiva complicità con l’agricoltura. È degli ultimi giorni la notizia che il Ministro della transizione ecologica Cingolani vuole attuare delle manovre per arginare la vendita e l’affitto incontrollato dei terreni agricoli. Piccole e medie aziende, infatti, stanno facendo una sorta di corsa per accaparrarsi in fretta i terreni da dedicare alla costruzione degli impianti fotovoltaici, oggetto di incentivi da parte del governo. Questo potrebbe su lungo periodo avere delle ricadute sulla produzione agroalimentare. L’idea di Cingolani, quindi, sarebbe quella di destinare alle aziende incentivi solo se dedicati all’agrivoltaico e di sfruttare aree industriali dismesse o non produttive, salvaguardando quindi l’agricoltura.
L’agrivoltaico, infatti, coniuga agricoltura e fotovoltaico, costruisce sul terreno agricolo pannelli fotovoltaici senza sacrificare le coltivazioni (ne abbiamo parlato un po’ qui). Un settore in crescita e particolarmente interessante perché consente di non sottrarre terreni all’agricoltura e di non modificare il paesaggio.