Il TalkFor5G, in partnership con Ericsson, di martedì 27 luglio ha toccato gli aspetti più concreti del dibattito sul 5G, dibattito diventato più acceso anche grazie alla pandemia – ricordiamo che la transizione digitale e la transizione ecologica sono centralissimi nel PNRR. In questo talk siamo arrivati al nocciolo della questione, lasciando da parte le astrattezze e le teorie: come può il 5G aiutare a far decollare la nuova politica industriale nazionale? Ne abbiamo parlato con Emanuele Iannetti, Giorgio Ventre e Anna Ascani, con la moderazione di Claudio Velardi.
Il 5G: un investimento a lungo termine
Emanuele Iannetti è Presidente e Amministratore Delegato di Ericsson Italia, un’azienda che vanta una storia antica e una visione all’avanguardia, glocal, attiva in tutto il mondo, che si occupa di sviluppare software, brevetti, idee – ad esempio sta già sviluppando brevetti sul 6G. Ma rimaniamo nel presente: il 5G non significa solo aumentare velocità, disponibilità, ma «offre la capacità di far lavorare in tempo reale, o simil-reale, oggetti con oggetti, mantenendo la caratteristica person to person». Significa fare operazioni, in ambito medico, industriale in poche ore anziché in mesi – ad esempio, una operazione chirurgica a distanza, riprogrammazione immediata di una fabbrica.
L’Italia, e in generale l’Europa, risulta essere in ritardo rispetto ad altri paesi – Usa, Corea del Sud, Cina – sull’implementazione del 5G, utile a rendere le aziende più competitive. Il PNRR, in Italia, può essere un’ottima spinta per accelerare. Per Iannetti sfruttare le risorse del PNRR è di primaria importanza, investire ora significa incrementare il PIL domani. Iannetti parla dello studio Analysis Mason, sponsorizzato da Ericsson e Qualcomm Technologies, Inc.: lo studio analizza costi e benefici dell’impiego del 5G nei vari ambiti, che subiscono un effetto moltiplicatore. Si calcola che con l’introduzione del 5G c’è un effetto moltiplicatore nei vari settori – 4.5 in Europa, 2.2 in Italia- il settore più remunerativo risulta decisamente lo smart public services, con un fattore moltiplicativo di 6.
Sviluppo e telecomunicazioni
Per Giorgio Ventre, docente dell’Università Federico II di Napoli, il 5G nel settore delle telecomunicazioni innesca un circolo virtuoso fra industria, servizi e ricerca. Il 5G apre ad un’ampia gamma di opportunità, ma bisogna imparare a sfruttarne tutte le possibili applicazioni nei servizi. L’Italia può e deve diventare parte attiva nello sviluppo delle nuove tecnologie. C’è uno stretto legame fra sviluppo e telecomunicazioni, «una politica industriale non può avere senso senza un adeguato ruolo delle telecomunicazioni». Compito dello Stato è realizzare le infrastrutture per la creazione delle reti – Ventre ricorda la relazione fra 5G e banda ultra-larga – dando il buon esempio e incentivando anche il privato. Anche Ventre ha evidenziato il ritardo dell’Italia nel digitale, un gap da colmare facendo «un deployment rapido delle nuove tecnologie e in parallelo dei servizi».
Il digitale come diritto fondamentale del cittadino e delle imprese
Il digitale si è fatto spazio nelle nostre vite quasi con prepotenza durante la pandemia e anche i più refrattari sono stati quasi costretti a utilizzare smartphone, tablet, internet, varie ed eventuali. Per Anna Ascani, Sottosegretaria del Ministero dello Sviluppo Economico, il digitale è diventato un diritto fondamentale dell’uomo, l’accesso al digitale è un diritto cittadino imprescindibile. La transizione digitale vuole colmare il ritardo italiano ed il governo vuole dare una spinta agli investimenti. L’obiettivo del governo è, anche supportando investimenti privati in un’ottica di cooperazione, «dare accesso a tutti e tutti a una connettività il migliore possibile». L’effetto del 5G è sui singoli ma soprattutto sulle imprese; micro, piccole e medie imprese potrebbero fare il salto di qualità che probabilmente «non si può compiere solo acquistando una tecnologia innovativa, ma ha bisogno di un supporto, di un abilitatore di digitalizzazione: il 5G». È prioritario diffondere il 5G in tutto il paese, anche nei luoghi più periferici, con il supporto dello Stato.
Formazione, cooperazione, comunicazione
Per quanto riguarda le infrastrutture, la sottosegretaria Ascani le ritiene una questione meno problematica rispetto alla sensibilizzazione delle imprese, della formazione dei manager e degli operatori all’interno delle micro, piccole medie imprese. È necessaria la creazione quindi di un collegamento più saldo fra formazione e imprese, con la collaborazione di tutte le parti in causa. In ogni caso, per le infrastrutture, le semplificazioni sono inevitabili e bisogna lavorare in un’ottica di sistema. Collaborazione e cooperazione, con condivisione di rischi e obiettivi, sono necessarie anche a livello europeo, data la natura globale della competizione che vede il coinvolgimento di parti di alto livello. La Sottosegretaria ha concluso sottolineando l’importanza ella comunicazione efficace, che «non è una funzione secondaria ma un vettore indispensabile perché i progetti del PNRR “tocchino terra” soprattutto per questioni delicate come quelli del digitale, delle tecnologie, che da un lato affascinano e dall’altro spaventano».