Definire un nuovo concetto di idrogeno rinnovabile. È questo il contenuto della proposta di norme della Commissione europea presentata questa settimana attraverso l’adozione di due atti delegati nell’ambito della direttiva sull’energia da fonti rinnovabili. Disciplina sull’idrogeno, infrastrutture energetiche e aiuti di Stato sono i punti delle due norme: i carburanti rinnovabili di origine non biologica dovranno essere prodotti a partire da energia elettrica da fonti rinnovabili, strategia che rientra inoltre nel piano del RePowerEU con cui l’Unione europea punta, tra le altre cose, a produrre (e importare) 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile.
I nuovi punti
La Commissione europea precisa dunque il principio cosiddetto di “addizionalità” fissato sull’idrogeno nella direttiva sull’energia da fonti rinnovabili, stabilendo che gli elettrolizzatori per la produzione di idrogeno dovranno essere collegati a una nuova capacità di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, allo scopo di incentivare il volume di energia rinnovabile disponibile. Per Bruxelles, l’idrogeno si conferma quindi un supporto di valore alla decarbonizzazione, da integrare attraverso iniziative di elettrificazione, la cui domanda è comunque destinata ad aumentare verso il 2030. E, per dirla con le parole della Commissaria per l’Energia Kadri Simson, queste nuove norme “danno agli investitori la tanto necessaria certezza del diritto e rafforzeranno ulteriormente la leadership industriale dell’UE in questo settore dell’energia verde”.
Secondo le nuove linee guida europee, i produttori avranno a disposizione diversi modi per dimostrare che l’energia elettrica impiegata per la produzione di idrogeno rispetta le norme di addizionalità, prevedendo inoltre che l’idrogeno rinnovabile sia prodotto solo nella misura in cui sia disponibile una quantità sufficiente di energia rinnovabile locale. Sulle metodologie, l’Ue prevede inoltre il calcolo delle emissioni di gas a effetto serra, nel corso del ciclo di vita dei carburanti rinnovabili di origine non biologica, sia in fase di prelievo di energia elettrica che in fase di lavorazione e trasporto del carburante.
Tempi e condizioni
Da Palazzo Berlaymont arrivano anche i tempi. Per gli obblighi di addizionalità, l’Ue prevede una fase di transizione per i progetti che entreranno in funzione entro il 1° gennaio 2028: in questa fase, verranno potenziati e immessi sul mercato gli elettrolizzatori e i produttori di idrogeno potranno associare la produzione alle energie rinnovabili con contratti già stipulati fino al 1° gennaio 2030. Agli Stati membri è riservata la facoltà di introdurre norme più rigide nell’ambito della correlazione temporale a partire dal 1° luglio 2027.
Scenari
I nuovi criteri spiccano dunque dalla strategia per l’idrogeno adottata dalla Commissione europea nel 2020, con l’obiettivo di creare un “ecosistema europeo dell’idrogeno a tutto tondo, dalla ricerca e innovazione alla produzione e infrastrutture, fino allo sviluppo di nome e mercati internazionali”. Oltre al contributo che, stima la Commissione, apporterà alla decarbonizzazione dell’industria e del trasporto pesante. E, proprio nell’ambito dei trasporti, questa settimana il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva i nuovi obiettivi vincolanti per la riduzione delle emissioni di CO2 di autovetture e veicoli commerciali leggeri di nuova produzione, allo scopo di raggiungere i target fissati dagli obiettivi del pacchetto “Fit for 55”. Una presa di posizione, quella dell’Europarlamento, che non è stata accolta con favore dall’industria e che anzi ha ricevuto non poche critiche, lasciando l’amaro in bocca tra gli addetti del settore, per i quali l’Ue rischia di farsi sfuggire l’occasione della leadership tecnologica.