domenica, 04 Giugno 2023

UNA GUIDA ALLE BUGIE E ALLA STATISTICA

Da non perdere

Una bella recensione del The Economist su “A Field Guide to Lies and Statistics”di  Daniel Levitin.

Ogni giorno riceviamo un numero di informazioni di circa cinque più alto rispetto alla metà degli anni ’80. Con la quantità di dati che c’è in giro è facile sentirsi persi. Un politico usa una statistica per supportare la sua tesi; un giornale usa un altro dato per confutarla; un economista usa una terza prova per dimostrare l’errore di entrambi. In “A Field Guide to Lies and Statistics”, ancora non pubblicato in Italia, il neuroscienziato americano Daniel Levitin, spiega come districarsi in questa confusione numerica.

Un libro di statistica può risultare facilmente noioso. Fortunatamente però, Daniel Levitin è una guida perfetta in questo campo. Prima di diventare un accademico era uno stand-up comedian. Lavorando su questa sua caratteristica l’autore vivacizza con varie freddure il suo libro. Usa la frase “in media, gli umani hanno un solo testicolo” per provare come il temine “mediamente” sia una descrizione fuorviante per una popolazione. Tocca interessi trasversali, assicurando al lettore un leggero sollievo dalle analisi dettagliate di campionamenti e probabilità. Solo in alcuni momenti il suo stile forzato può venire a noia.

Usando molti esempi Daniel Levitin mostra come la statistica può portare fuori rotta. Prendiamo la seguente affermazione, che a prima vista sembra perfettamente ragionevole: “35 anni dopo che la legge sulla marijuana è stata imposta in California il numero dei fumatori di marijuana è raddoppiato ogni anno”. Qualcuno presto realizzerà che questa potrebbe essere un’affermazione senza senso; anche se si prendesse come campione iniziale un solo fumatore, in 35 anni ce ne sarebbero comunque più di 17 miliardi. Daniel Levitin lancia ripetutamente queste bombe statistiche ai suoi lettori, allenandoli ad adottare l’abitudine di non dare le cose per scontate. È una tecnica pedagogica efficace.

Alcune statistiche si rivelano semplicemente sbagliate, ma in genere sono solo fuorvianti. Eppure sono difficili da riconoscere: i numeri sembrano apolitici e obiettivi. Il modo preferito degli accademici e i giornalisti per analizzare i trend è riportare i numeri a base 100 per dare man forte al ragionamento che vorrebbero esprimere. Per esempio, iniziare un grafico della crescita del Pil americano nel 2009, quando il paese era in recessione, può ingannare il lettore facendolo pensare che nel lungo periodo l’economia è più forte di quello che è. Daniel Levitin ricorda al lettore: “gli esperti possono cadere nei bias senza neanche accorgersene”.

Una competenza di base in statistica aiuta il lettore a rompere con il carico di informazione. Daniel Levitin spiega pazientemente la differenza tra un cambio di percentuale e un cambio di punto percentuale, una comune fonte di confusione. Quando un giornalista descrive un risultato statistico come “significativo” difficilmente assume lo stesso significato di quello che potrebbe dare uno statistico. Il giornalista può intendere che un fatto è significativo. Lo statistico, di solito vuole intendere che c’è il 95% di probabilità che il risultato non si è avuto per caso. (Che sia interessante o meno è un altro problema).

Alcuni lettori potrebbero trovare il libro di Levitin utile ma ingenuo. Il problema con alcuni politici populisti non è che hanno etichettato in modo sbagliato un asse X o i dettagli di un gruppo di controllo. Il problema è che diffondono bugie sfacciate giocando sulle insicurezze e le irrazionalità dei votanti. Da questo punto di vista, se ognuno adottasse il livello di salutare scetticismo statistico che Daniel Levitin si augura, il dibattito politico ne guadagnerebbe molto.

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