giovedì, 23 Marzo 2023

Guerra e propaganda

Da non perdere

Propaganda, sicurezza e difesa (non solo dalle fake). Dialogando con l’amica di sempre Anna Paola Concia, che come me cerca di non perdere la testa davanti alle onde di fango #filoputin, faccio qualche considerazione.

Un tema semplice è tenere pulita casa propria: basta cancellare chi sporca di brutto. Più difficile è verificare l’accountability di chi fa discorsi d’odio: siamo sulla giusta strada ma non siamo ancora arrivati. Un terzo tema è come “scoprire e denunciare” le fake news. In verità la questione è che bisogna/rebbe investire (media e istituzioni) nelle attività di #debunking, che sono ormai specializzate e dovrebbero essere la naturale estensione della conferma delle fonti, per chiunque produca informazione. Chi non lo fa o è colpevole (spesso) e dovrebbe essere passibile di censure terze giuridiche o di reputazione, oppure è incapace. Le piattaforme stesse dovrebbero darsi regole più stringenti ed investire (i vari #whistleblowers di #Facebook hanno indicato una grande differenziazione per aree linguistiche nell’investimento e nella moderazione; cioè “l’odio a volte conviene troppo per bloccarlo”). Il tema più difficile però riguarda le scelte politiche, e la loro trasparenza, “retrostanti” (cioè i contenuti ufficiali e mainstream), che non dipendono solo dai social. Prendiamo per esempio una argomentazione come: “l’Europa deve svolgere un ruolo nella trattativa”. Può voler dire cose opposte. Anche nelle intenzioni strategiche. L’Europa “non deve dare armi all’Ucraina”, “l’Europa deve essere ascoltata”, o addirittura “l’Europa deve convincere l’Ucraina a cedere”. Ergo non è un tema di “linguaggio” (Biden e il macellaio) ma di obiettivi, di scelte e di coraggio “elettorale”.

Putin e la Cina ragionano e lavorano invece su una “rottura” già avvenuta: la democrazia è complicata e spesso inefficiente, noi “ci serviamo della menzogna sovranista” e della “remissività-dipendenza” degli altri, attacchiamo e chi ha la forza diventa “sovrano” in nuovi territori con il “consenso degli altri”. Perciò senza una coscienza del proprio diritto ad esistere, dei sacrifici che comporta non “l’esportazione” ma la difesa della democrazia e la sicurezza “delle democrazie”, queste ultime perdono. In questo persino la difesa (non la contrapposizione) del territorio nazionale deve far parte di un liberalismo che si difende. Putin e Xi Ji attaccano non solo i nostri valori, ma i nostri Paesi, i nostri retaggi, le radici e, tra queste, la nostra libertà, la nostra diversità. Anche i credenti dovrebbero riflettere su questo: non tutte le confessioni sono uguali quanto a rispetto degli altri. La nostra difesa, con le armi, con il deterrente nucleare, riguarda il futuro della nostra pace, delle nostre case, delle nostre famiglie di qualunque tipo, delle persone, dipendono

a) da come ci rendiamo autonomi;

b) da quanto ci difendiamo, con forza, a partire dall’Ucraina in poi;

c) da quanto e come cresciamo per essere ancora liberi;

d) da quanto diventiamo efficienti “assieme” alle altre democrazie.

La Nato, ad esempio, esiste per far crescere la pace, ed impedire la guerra a quelli come Putin; la UE serve se funziona con regole valide per tutti e se collabora con le altre democrazie. Con la Nato si è arrivati alla riduzione degli arsenali. Poi c’è l’economia che ormai non è più “altra cosa” rispetto alla politica. Oggi anche una de-globalizzazione parziale e selettiva, ed una maggiore integrazione tra liberi fanno parte di questo destino. Senza queste premesse non combatteremo la disinformazione perché, in qualche modo, inganneremmo noi stessi. Possiamo dire che la #reputazione è credibilità ed agibilità delle libertà in discussione e, senza un suo ordine, la Democrazia verrà sconfitta dalle autocrazie. Aggiungo una riflessione di Anne Applebaum:

https://www.theatlantic.com/magazine/archive/2022/05/autocracy-could-destroy-democracy-russia-ukraine/629363/

Articolo a cura di Massimo Micucci, Direttore Merco Italia

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