venerdì, 09 Giugno 2023

FOR Justice: Referendum SI/NO

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Diotima Pagano
Laureata in giurisprudenza. Fortemente convinta che il diritto sia (anche) fantasia, creatività, interpretazione e molto spesso filosofia. Amante della Vespe e della musica in vinile. Il suo motto è "...Things To Come..."

Il secondo dei tre talkFORjustice, organizzati dalla Fondazione Ottimisti&Razionali e dal Riformista, dal titolo “Referendum SI/NO”, si è tenuto il 13 settembre (qui è possibile leggere del primo Talk “Basterà la riforma?”). Gli ospiti erano Alfonso Celotto, Roberto Giachetti, Salvatore Margiotta ed Irene Testa. L’evento è stato moderato da Angela Stella, giornalista de il Riformista, dopo i saluti di Massimo Micucci.

«L’ ammissibilità dei quesiti referendari non è mai apofantica»

«Lo strumento referendario sta riprendendo vita ed importanza» così ha esordito il Professore di diritto costituzionale Alfonso Celotto che per valorizzare l’uso dello strumento referendario parte da lontano ricordando come questo abbia rappresentato «il principale istituto di democrazia diretta e motore negli anni 70’ ed 80’ di, tante, giustissime battaglie, e soprattutto necessario strumento per affrontare temi che forse sarebbero rimasti non trattati».

Sul referendum giustizia giusta ha espresso il proprio sostegno, rilevando inoltre come «la giustizia necessita di una riforma ed il referendum è un tentativo di proporre dei temi di cambiamento». La raccolta firme dei quesiti referendari, partita agli inizi di luglio, sarà da fine settembre passata al vaglio della Corte Costituzionale che dovrà valutarne l’ammissibilità e la compatibilità con la Costituzione e con tutto l’ordinamento italiano.

È infatti proprio sull’ammissibilità dei quesiti referendari che è di grande interesse il confronto con l’autorevole voce del prof. Celotto che si è detto incerto solo su tre quesiti di sei; in particolare a destare perplessità sono il quesito che ha ad oggetto l’abrogazione della legge Severino, quello relativo alla separazione delle carriere ed infine quello relativo alla custodia cautelare.

È il caso di precisare che l’analisi della Corte Costituzionale non si limita al solo testo del quesito referendario ma si spinge anche ad operare una valutazione sulla “normativa di risulta” analizzando quindi lo stato della normazione e le possibili lacune che potrebbero derivarne.

Il quesito sull’ abrogazione della legge Severino – ha affermato ancora Celotto – potrebbe generare un vuoto normativo tale addirittura da non rispettare gli standard di conformità europea relativi alla normativa anticorruzione ed alla normativa sulla trasparenza.

«Il referendum è l’ultima risorsa?»

L’affermazione del senatore Salvatore Margiotta sul referendum giustizia giusta nasce dalla «moderata delusione» nei confronti della riforma Cartabia, ritenuta nel complesso positiva, soprattutto per aver superato la riforma Bonafede, ma non corposa e completa come ci si poteva auspicare.

L’insoddisfazione per la riforma Cartabia – ha aggiunto il Senatore – non è sufficiente però ad «aprire il cuore» al referendum su cui si definisce “cauto”, ritenendo infatti che «riforme come questa andrebbero fatte in aula con il Governo e non attraverso il referendum».

Il quesito, maggiormente condiviso e ritenuto fondamentale dal senatore Margiotta, è quello sulla divisione delle carriere tra magistrati sulla base della distinzionetra funzioni giudicanti e requirenti; inoltre, favore è anche stato espresso sul tema dell’abuso di custodia cautelare.

«La politica scappa dalle decisioni»

«Il referendum è la seconda scheda (dopo quella elettorale) che i cittadini hanno per decidere quando il Parlamento non interviene» l’affermazione del deputato Roberto Giachetti è decisa e volta a sottolineare come ci siano moltissimi argomenti delicati e fondamentali su cui la politica non sia “pronta” ad assumersi le giuste responsabilità.

Dalla politica al tema giustizia: «La riforma Cartabia non è bastevole» il Deputato ha espresso così la propria opinione ritenendo che se da un lato «realizzerà cose significative» dall’ altro «è solo una parte minoritaria di quello che servirebbe al nostro paese restandone fuori temi di grande importanza come ad esempio quello sulle intercettazioni, sul rapporto tra procure e giornali e sull’obbligatorietà dell’azione penale».

Mentre è sul quesito della custodia cautelare che Giachetti ha espresso la sua idea più convinta, osservando come un uso distorto di tale istituto finisce, molto spesso, per diventare “l’ascensore” verso l’ apertura del processo mediatico: processi che condannano “subito e direttamente” anche innocenti, proprio per questo, sull’ esigenza di creare due diversi CSM: «è essenziale la separazione delle carriere e che il giudice sia terzo ed imparziale:  terzietà che deve esserci sia rispetto all’ avvocato che all’ accusa,  diventando così, per forza di cose, incompatibile seguire la stessa formazione» .

«Responsabilità diretta dei magistrati e equa valutazione dei magistrati: i due quesiti che il popolo firma più volentieri»

La tesoriera del partito Radicale, Irene Testa, ha riportato una testimonianza diretta dalla raccolta firme che sta avvenendo in questi mesi in giro per l’Italia e tramite SPID su web, sui quesiti maggiormente sentiti e condivisi dal popolo italiano.

Non solo; ha aggiunto anche come sia venuto fuori il “sentire dei cittadini” su questi temi molto più di quanto ci si aspettasse. Molto spesso, infatti, ha raccontato Irene Testa, non è stato necessario approfondire il contenuto e le finalità dei quesiti referendari essendosi i cittadini imbattuti direttamente nelle loro esperienze di vita con i meccanismi della giustizia italiana e proprio per questo intenzionati ad avviarne il cambiamento.

Alla domanda, secca, sull’ unione di Lega e Radicali, fatta dalla giornalista Angela Stella «Perché Salvini?» la risposta della tesoriera è stata altrettanto priva di fronzoli «Matteo Salvini ha sposato 50 anni di battaglia radicali, a noi interessa portare a casa la “riforma della Giustizia” che il parlamento non riesce a fare da 30 anni».

Non ci sono dubbi per Irene Testa: «È necessario difendere l’esito del referendum una volta votato».

Articolo a cura di Diotima Pagano

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