Responsabilità e trasparenza sembrano ormai essere le linee guida di Facebook che sta provando ad affrontare una alla volta le questioni controverse che lo vedono coinvolto. Una di queste riguarda le inserzioni pubblicitarie di carattere politico. La pubblicità rappresenta una fonte di guadagno estremamente rilevante per il social network ma tentativi di manipolazione e sospetti di ingerenze hanno fatto sollevare più di una perplessità. Lo scorso 24 maggio Rob Leathern ( Director of Product Management) ha fatto sapere che Facebook e Instagram hanno introdotto delle misure, a cominciare dagli Stati Uniti. Innanzitutto le pubblicità di carattere politico saranno etichettate al fine di poterle distinguerle dai contenuti di altro tipo e sarà possibile sapere chi le ha finanziate. Inoltre, ciascun utente in giro per il mondo all’indirizzo facebook.com/politicalcontentads, potrà accedere a un archivio, mantenuto per sette anni, con informazioni come l’ammontare complessivo della spesa e il pubblico che ha visualizzato un determinato contenuto, di cui sono forniti genere, età e residenza. Gli inserzionisti dal canto loro, dovranno fornire tutti i dati necessari per essere identificati. Da Menlo Park fanno sapere che con gli strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie, con i dipendenti della piattaforma e grazie alla collaborazione con gli esperti dell’Election Commission, ogni abuso sarà sanzionato ma ciascun iscritto potrà segnalare condotte non in regola, per le quali dopo un esame opportuno, verranno presi provvedimenti. Le novità sono state diffuse anche da Mark Zuckerberg in un post in cui ha scritto: “Una delle mie priorità per il 2018 è assicurare che aiutiamo a prevenire interferenze e disinformazione durante le elezioni. Queste modifiche non risolveranno tutto, ma renderanno molto più difficile per chiunque fare ciò che i russi hanno fatto durante le elezioni del 2016 e utilizzare pagine e account falsi per pubblicare annunci.”
Non sono mancati coloro che hanno suggerito a Facebook di vietare direttamente le pubblicità di carattere politico per evitare problemi analoghi a quelli avuti in passato e per non dover spendere risorse e tempo a controllare tutto ciò che viene condiviso sul social network. La risposta a questo suggerimento è arrivata da Katie Harbath (Global politics and Government Outreach Director) e Steve Satterfield (Director, Public policy) e sembra ineccepibile. Fare propaganda su Facebook può favorire la partecipazione politica e aiuta i candidati alle elezioni locali che di certo non arrivano a divulgare il proprio messaggio sui grandi media nazionali. Inoltre, la pubblicità digitale risulta economicamente molto più conveniente rispetto a quella sulla carta stampata o in tv e proibirla determinerebbe uno svantaggio per coloro che non dispongono di budget elevati da spendere durante la campagna elettorale.
Le misure annunciate da Facebook sono partite da pochi giorni e solo la prova del tempo potrà verificarne l’efficacia. L’ obiettivo finale intanto è chiaro ed è riconquistare credibilità attraverso una trasparenza sempre maggiore.
di Giusy Russo