Roma, anno domini 2030. A Fiumicino atterrano migliaia decine e decine di aerei da tutto il mondo; gli alberghi, gli airbnb e i Bed & Breakfast sono pieni. La metro è di ultima generazione, aperta 24 ore su 24, sempre affollata. I ristoranti sono prenotabili da Google, ma è complicato trovare un posto, chi vuole sedersi deve prenotare giorni prima. Sono molte le navette che fanno avanti e indietro dal polo Expo al centro, una ogni 10 minuti. Dagli aeroporti e dalle stazioni ferroviarie puoi volare al sito Expo, dotato di eliporto apposito, con i droni-taxi, ormai collaudati e usati non solo dai più ricchi.
Questa è la Roma che mi piace immaginare, se dovesse ospitare l’esposizione universale del 2030.
Il secondo appuntamento ufficiale al BIE, che tiene incontri ogni 6 mesi per presentare lo stato di avanzamento dei progetti, si è svolto oggi.
Le esposizioni universali si sono evolute nel corso della storia: nate 170 anni fa come modo per mostrare il meglio della tecnologia esistente, si sono trasformate poi in espressione dello stato di avanzamento dei Paesi in via di sviluppo. Quest’evoluzione ha anche determinato l’uscita di alcuni Paesi dall’organizzazione (BIE), come gli Stati Uniti – oggi rientrati – il Canada, l’Australia.
Le esposizioni universali sono diventate un foro di dibattito, sui grandi temi e sfide globali.
Le città candidate per l’anno 2030, le cui votazioni si terranno a novembre 2023, sono Roma, Busan (Korea del Sud), Odessa (Ucraina), Riyadh (Arabia Saudita) e Mosca (Russia), che però si è ritirata, a causa del conflitto russo-ucraino.
Roma, oltre che presentare l’Expo come occasione di confronto, vorrebbe trasformarla in un momento di condivisione, per sviluppare progetti tra Paesi e avviare collaborazioni internazionali.
Il tema che propone l’Italia è “persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione”.
La candidatura di Roma
La candidatura di Roma è stata ufficializzata da una lettera del presidente Draghi del settembre 2021 al Segretario Generale del BIE (Bureau International des Expositions) Dimitri Kerkentzes, su iniziativa dell’allora sindaca Raggi. A novembre 2020, la Sindaca aveva avviato il processo con una lettera al ministro Di Maio, con la quale chiedeva che il Governo potesse sostenere la candidatura di Roma al BIE. Cinque anni dopo la felice avventura di Milano, che ha certamente sfruttato al meglio questa occasione di visibilità attirando grandi investitori privati e contribuendo a trasformare la città, oggi forse unica metropoli autenticamente europea del nostro Paese.
A ottobre 2021, Gualtieri vince le elezioni a Sindaco di Roma e conferma l’iniziativa e il Comitato Promotore, con a capo l’Ambasciatore Massolo.
Le Assemblee Generali al Bureau di Parigi
Il 14 dicembre scorso, viene presentata per la prima volta la candidatura di Roma al BIE.
Il 3 marzo, al padiglione italiano dell’esposizione di Dubai, viene presentato l’architetto Ratti, nominato per sviluppare il concept. Ratti è una cosiddetta archistar, torinese di nascita ma globale per definizione, insegna all’MIT di Boston e sviluppa progetti innovativi in tutto il mondo, con una consolidata esperienza proprio in tema di Esposizioni.
Nel corso dell’incontro di oggi, Roma ha deciso di affidarsi a Muhammad Yunus, imprenditore sociale, banchiere, economista del Bangladesh, vincitore del Premio Nobel per la Pace per aver fondato la Grameen Bank e aver aperto la strada ai concetti di microcredito e microfinanza, che hanno contribuito anche a dare soluzione a conflitti sociali e di tante comunità costrette a livelli inferiori ai limiti della sopravvivenza.
Prima del suo intervento, i 20 minuti dedicati all’Italia sono stati aperti da un video che ha raccontato come Roma intende dialogare con i 5 continenti, quindi non Roma e basta, ma Roma al centro del dialogo e dell’accoglienza. La ginnasta medagliata Elisa Santoni ha raccontato la sua storia personale, fatta di difficoltà ma anche di straordinari successi, che ha raggiunto cogliendo le opportunità che le si sono presentate.
La teoria dei 3 zeri
Muhammad Yunus, nel suo autorevole intervento, ha rielaborato la sua teoria dei 3 zeri: «il mondo si trova ad affrontare 3 grandi problemi: il riscaldamento globale, l’estrema concentrazione di ricchezza (il 99% della ricchezza del mondo è posseduta dall’1% delle persone), la disoccupazione di massa, che l’intelligenza artificiale contribuisce ad aumentare».
«Il nostro obiettivo deve essere quello di “creare un mondo a tre zeri”: 0 emissioni nette di carbonio, 0 concentrazione di ricchezza, 0 disoccupazione. (…) Il ruolo dei giovani è critico: sono loro i creatori del futuro. Sono la generazione di giovani più potente, perché hanno tra le mani una tecnologia enorme, la loro mente lavora a una velocità fantastica e possono fare cose che prima non si potevano nemmeno immaginare».
«Expo 2030 deve incoraggiare i giovani a prendere coscienza del loro potere e ad usarlo per creare una nuova civiltà e un nuovo mondo. L’Expo di Roma sarà un’Expo di azione».
Il Premio Nobel continua sostenendo che Roma può essere un’ottima base di dibattito per collaborare insieme. “Together” è un claim che Roma ha deciso di offrire a tutti i paesi che vogliono partecipare al progetto Expo 2030: sviluppiamo un progetto insieme, da qui al 2030!
Roma in vantaggio?
Gli altri candidati sono sembrati non essere all’altezza: i Sauditi hanno puntato tutto sulla corsa verso la modernizzazione in cui sono impegnati, invitando il mondo a visitare Riyadh. I Coreani si sono invece presentati con una delegazione monstre, guidata dal Primo Ministro e dal Sindaco di Busan, forse troppo per un’occasione ancora troppo lontana dal voto.
Mancavano Mosca, ritiratasi a seguito del conflitto, e Odessa, sospesa per gli stessi motivi ma formalmente ancora in gara, anche se molto difficilmente riuscirà a presentare il progetto tecnico entro il 7 settembre, come previsto dalle regole BIE.
Chiuso questo capitolo, ora Il Comitato Promotore si appresta a lanciare una grande campagna di comunicazione a Roma, con gli “Stati Generali” Expo, che si svolgeranno in tre date: il 18 luglio, un concerto di Danilo Rea e Claudio Baglioni per gli Ambasciatori stranieri al Circolo degli Esteri; il 20 luglio, 6 tavoli di dibattito che coinvolgeranno tutta la città, in quartieri diversi, da Tor Vergata a Corviale, passando per il Campidoglio.
E infine il 4 settembre, con una serata artistica e di entertainment colto, alla cavea dell’Auditorium, aperta a chiunque; si prenoterà sull’App che verrà attivata nei prossimi giorni.
Speriamo che l’effetto Milano si riproduca anche a Roma: 20 miliardi di investimenti pubblici e privati, che attraggano a loro volta finanza per 200 miliardi. Per restituire a Roma quella centralità contemporanea che forse aveva perso negli ultimi decenni, attirando quindi anche competenze e nuove generazioni.