sabato, 10 Giugno 2023

Elisabetta II, ponte fra modernità e tradizione

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Francesca Santoro
Classe '95. Cultrice di linguistica generale, scrittrice in erba, lettrice appassionata. Ama i bei film e le serie tv, ma non più dei suoi gatti. Teinomane convinta.

Era il 1953 quando Elisabetta Alessandra Maria divenne regina col nome di Elisabetta II, a soli 25 anni. Primogenita di Giorgio IV, non era destinata sin dalla nascita a questo ruolo.

Il padre non è infatti che il secondogenito di re Giorgio V, salito al trono quando il fratello, Edoardo VIII ha abdicato per sposare un’americana divorziata, Wallis Simpson, unione poco gradita alla Corona. Un avvenimento senza precedenti.

Giorgio è il re de “Il discorso del re”, il re balbuziente che non riusciva a parlare in pubblico. Se non avete visto il film, vedetelo – senza mezzi termini. Ci sono attori inglesi magistrali e celeberrimi. Colin Firth nei panni del re, Helena Bonham Carter in quelli della regina consorte (la stessa Helena Bonham Carter che interpreta la sorella di Elisabetta nella serie tv “The Crown”) e Geoffrey Rush è il logopedista che lo aiuta con metodi poco ortodossi ma tuttavia efficaci a superare la sua condizione, o quanto meno conviverci.

Giorgio morì di tumore ai polmoni a 56 anni, e Elisabetta, giovanissima, divenne regina.

La monarchia è tradizione, immutabile, per antonomasia. Ormai abbiamo letto tutti dei complicati e anacronistici passaggi e protocolli che vengono seguiti alla morte del sovrano (“London Bridge is down”). Ma non sono certo gli unici protocolli ad essere sopravvissuti – si parlò molto di quelli relativi a make-up, abbigliamento, manicure, quando Megan Markle entrò a far parte della famiglia reale. A sottolineare come nulla è lasciato al caso.

Il rapporto con i media

Eppure, la regina Elisabetta II ha saputo con maestria ed eleganza aprire le porte di Buckingham Palace – letteralmente – alla modernità, ma senza mettere in dubbio la Corona. La Corona, quasi un’entità che non si identifica né con la persona del sovrano, né con la famiglia reale, ma che in qualche modo esiste e detta le sue regole.

L’incoronazione di Elisabetta II, nel 1953, fu la prima ad essere trasmessa in televisione della BBC – la stessa emittente che attualmente ha l’esclusiva sulla morte del sovrano –, permettendo ai cittadini britannici di sbirciare dal buco della serratura per “spiare” il dorato e distante mondo della monarchia. 277 milioni di spettatori inglesi guardarono per la prima volta, nonché unica al momento, l’incoronazione del proprio sovrano.

Nel 1957, lo accennavamo prima, porte di Buckingham Palace (metaforicamente, almeno per quell’anno) vengono aperte e la tv entra nelle stanze della famiglia reale.

È infatti l’anno del primo Royal Christmas Message trasmesso in televisione, di nuovo dalla BBC.

Nel 1932 era stato trasmesso per la prima volta un messaggio natalizio da Giorgio V, ma in radio.

Ora, invece, la regina Elisabetta II poteva mostrare il proprio volto di giovane donna in tv, in diretta dalla Long Library a Sandringham, Norfolk. Per la prima e unica volta in diretta – in seguito, la BBC avrebbe sempre registrato i messaggi natalizi della regina a Buckingham Palace.

“È inevitabile che io sembri a molti di voi una figura piuttosto remota. Che viene dopo i re e le regine della storia; qualcuno il cui viso è famigliare sui giornali e nei film ma che non tocca mai le vostre vite personali. Ma ora almeno per pochi minuti vi accolgo nella pace della mia casa[1]

E poi venne internet, anzi, Arpanet, come si chiamava allora. Arpanet arrivò a Royal Signals and Radar Establishment di Malvern, in Inghilterra, e Elisabetta mandò personalmente la prima e-mail. Era anche il primo capo di stato a farlo. E da lì, poi, sbarco su Twitter e Instagram nel terzo millennio.

Non è tutto oro quel che luccica

Ovviamente, i tabloid britannici non sempre sono stati clementi con i reali, anzi. Da Lady Diana a Megan Markle, non sono mancate le critiche. Forse proprio l’accorciamento della distanza fra reali e cittadini ha esacerbato il fenomeno. Come in effetti capita con tutte le celebrità, la vita privata dei reali è esposta ad un’attenzione mediatica superiore alla norma. Ma proprio perché i reali tendono a voler mostrare un’immagine di sé particolarmente edulcorata, e perché sono completamente diversi dalle persone “normali”, più di quanto lo sia un attore o un cantante, è inevitabile che proprio per questo la loro “quotidianità” siano oggetto di una curiosità a tratti morbosa.

Uno dei migliori prodotti recenti dedicati alla famiglia è appunto The Crown, serie tv made in Netflix diretta da Peter Morgan. C’è chi dice che i membri della famiglia reale la guardino e la amino, c’è chi dice che la stessa regina l’adorasse. Sono tutte voci non confermate. Il ritratto è a tratti inclemente, soprattutto la parte relativa alla Lady Diana, come era facilmente immaginabile. È la stagione, pare, più criticata e meno amata. Ma del resto, la vicenda della principessa getta decisamente un’ombra oscura sulla Corona.  

London Bridge is down

London Bridge, il nome in codice che abbiamo imparato a conoscere. Ora è caduto, ma per anni (quasi un secolo) ha costituito davvero un ponte fra tradizione o modernità, senza mai risultare inopportuna.

Non è trascorsa che una manciata di ore, ma già si parla di come nessuno dei suoi discendenti potrà reggere il confronto – e sicuramente non il nuovo re, Carlo III, una figura inevitabilmente messa in ombra da Lady Diana, amatissima principessa, la più amata dal popolo e la più chiacchierata. La fine del matrimonio con Diana e la sua relazione, discussa e controversa, con Camilla, hanno contribuito a renderlo decisamente poco apprezzato dai sudditi britannici. Recentemente riabilitato dalla vecchiaia, e dalla promozione della sua figura di nonno affettuoso, si ritrova a ricoprire il ruolo a cui era destinato, sempre all’ombra ingombrante di sua madre. Per alcuni, oltre che la fine di un’era, quella del Novecento, la morte di Elisabetta II assesta un durissimo colpo alla Corona mettendo addirittura in dubbio la sua sopravvivenza. Riecheggiano nelle nostre menti le parole pronunciate proprio della Regina, in occasione del messaggio natalizio del 2006:

“I lived long enough to know that things never remain quite the same for very long”

[1] Traduzione a cura dell’autrice. Messaggio originale: “It is inevitable that I should seem a rather remote figure to many of you. A successor to the Kings and Queens of history; someone whose face may be familiar in newspapers and films but who never really touches your personal lives. But now at least for a few minutes I welcome you to the peace of my own home”.

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