lunedì, 25 Settembre 2023

Elezioni italiane: analisi e commenti a caldo

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Manuela Scognamiglio
Napoletana doc, vive a Milano e lavora nell'advertising. È appassionata di lingue e comunicazione. Apprezza le sfide, il coinvolgimento internazionale e la conoscenza, così come il confronto con le persone. Crede nella condivisione delle esperienze, nella creazione di opportunità e nel cambiamento.

Domenica 25 settembre, domenica elettorale. L’Italia, chiamata alle urne, ha scelto il partito/coalizione che guiderà l’Italia per i prossimi cinque (in teoria) anni.

Il contesto, nazionale e internazionale, non è certo dei più semplici: il nuovo Governo dovrà gestire la crisi russo-ucraina e le sue conseguenze, un aumento del costo delle materie prime senza precedenti, la crisi energetica – insomma, appunto, un contesto non esattamente incoraggiante.

Le elezioni hanno confermato ciò che già avevano anticipato i sondaggi: il primo partito è Fratelli d’Italia, con oltre il 26% delle preferenze. Lo scenario più probabile è un governo di centro-destra con a capo Giorgia Meloni, che sarebbe la prima donna a Palazzo Chigi, nonché il più giovane Presidente (o Presidentessa?) del Consiglio della storia italiana.

Le ragioni di voto

Ma capiamo cosa ha spinto gli italiani a votare questo o quel partito, partendo da uno studio riportato da Antonio Polito sul Corriere della Sera di questo fine settimana. Lo studio, realizzato per l’Università Bocconi, ha analizzato le motivazioni degli elettori nel fare una scelta di voto piuttosto che un’altra.

Nel caso di Fratelli d’Italia, l’81% dei consensi è merito della leader, Giorgia Meloni: le persone votano Fdl perché c’è lei. Un altro 16,4% deriverebbe dal cosiddetto «effetto band wagon»: così fan tutti. E soltanto il 2,6% dei consensi al probabile vincitore delle elezioni proviene dal cosiddetto «voto strutturale»: quello dei militanti, basato sull’ideologia o sul radicamento territoriale. Seguono lo stesso trend anche Calenda e Conte: il primo ha un 91,9% di consensi espressi per il leader, e un minimo 0,7% di voto strutturale; nel secondo la scelta premia Conte per l’83,6%, mentre il voto strutturale pesa solo il 5,1%.

Sembrano essere tutti organismi fragili, con un leader che riesce a catturare l’attenzione e conquistare la fiducia delle persone.

Capovolta la situazione per Partito Democratico e Lega. La qualità della leadership di Letta è la motivazione di voto solo per il 14,2% degli elettori Pd, contro un 74,7% di voto strutturale. E Salvini mobilita il 17,3% degli elettori della Lega, contro un 69,4% di voti che vanno invece al partito, ai suoi programmi, alla sua classe dirigente locale. Leader più deboli ma con partiti forti.

Traendo le somme, chi ha avuto la meglio in queste elezioni sono i partiti con una forte leadership. Gli italiani, votando Fratelli d’Italia, hanno votato una leader che ha saputo conquistarli, più che un partito di ideologia nazionalista.

Usiamo la testa

È da ieri che, però, leggo, ascolto e parlo con persone spaventate dal risultato elettorale, che si spingono oltre, caratterizzando Fratelli d’Italia come un partito “fascista”.

Poi c’è la stampa internazionale, che strumentalizza la narrativa e racconta una storia più grave di quella che è effettivamente. Ma come possiamo pretendere che la stampa internazionale sia più affidabile se siamo i primi a fare una narrativa distorta del risultato elettorale?

In un contesto del genere, ci sono diverse considerazioni da fare:            

  1. il Governo sarà l’oggetto di una coalizione tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia
                
  2. un conto è il partito che fa campagna elettorale, un altro è il partito al Governo. Il partito che fa campagna elettorale ha l’obiettivo di vincere le elezioni; il partito al Governo ha l’obiettivo di guidare il Paese, di renderlo economicamente florido e socialmente coeso, nella migliore delle ipotesi. Parliamo di due livelli di responsabilità diversi.

Intanto, un paio di conquiste di cui essere fieri le registriamo: prima donna al Governo, leader più giovane mai salita a Palazzo Chigi. Concediamole i fatidici 100 giorni!

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