sabato, 10 Giugno 2023

L’elettrico non basta e la transizione non aspetta

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Luigi Santoro
Dopo la laurea in Filosofia (anzi, Scienze Filosofiche!) alla Federico II di Napoli si è messo a studiare il tedesco, cosa che l’ha spinto oltre il baratro della follia, sul cui ciglio vagava dopo aver scritto una tesi su Adorno. Invece di proseguire con la carriera dell’insegnamento ha deciso di voler avere a che fare con il mondo aziendale; ora non lavora in azienda. Scrive molto, vorrebbe leggere di più.

Ve la ricordate la sedicente profezia Maya secondo cui il mondo avrebbe cessato di esistere il 21 dicembre 2012? Che poi divenne 2021… insomma quella storia lì. Oggi la questione apocalisse si è ripresentata, sotto nuove vesti.

Tra Greta che ammonisce tutti quanti e previsioni catastrofiche appunto in stile Maya sembra veramente che questa sia l’ultima chiamata per salvare il pianeta. Naturalmente non è così, si tratta per la maggior parte di slogan, che devono per natura essere d’impatto ma che di veritiero hanno forse l’intenzione. Intanto non è il mondo a dover essere salvato, visto che la Terra continuerà a girare per un po’ di tempo ancora (sicuramente nessuno tra noi assisterà a una sua eventuale fine). Semmai è la presenza umana nel mondo che deve essere salvaguardata e, questa sì, è la sfida da affrontare.

Una delle soluzioni per intervenire sulle emissioni di CO2, nemico da abbattere (in tutti i sensi), dovrebbe essere l’elettrico, soprattutto per quel che riguarda la mobilità. Addirittura, in Italia, è stato stabilito a dicembre 2021 che entro il 2035 dovrà avvenire il phase-out delle automobili con motore a combustione interna (motore endotermico). Tra tredici anni. A proposito di ultimatum. E però i big della mobilità sembrano aver messo il piede sul freno. Herbert Diess, AD del gruppo Volkswagen, ha dichiarato giusto un paio di settimane fa che l’addio ai motori endotermici «è semplicemente impossibile». Anche Akio Toyoda, CEO della (quasi) omonima Toyota, sempre a dicembre, aveva sottolineato che «se l’energia che alimenta i veicoli non è pulita, l’uso di un veicolo elettrificato, di qualsiasi tipologia, non porta alle zero emissioni di CO2». Da ultimo, Carlos Tavares, AD di Stellantis ed ex Chief Operating Officer di Renault, si è chiesto se non sia meglio pensare ad auto ibride termiche «molto efficienti» piuttosto che puntare a veicoli 100% elettrici che «le classi medie non potranno permettersi».

Di mobilità sostenibile e di elettrico abbiamo parlato con Mariarosa Baroni, Presidente NGV Italy, nell’ultima puntata del nostro FORcast

La transizione energetica è, o è percepita come, una corsa contro il tempo. Ma la fretta non è mai stata buona consigliera, perché se parliamo di sostituire un sistema energetico (mondiale) fossile con uno rinnovabile, allora è meglio non forzare tempi e tecnologie. Il caso dell’elettrico per quanto riguarda la mobilità è emblematico. Ma non è l’unico. La Germania, per esempio, che continua a fare la voce grossa in Europa sull’inserimento di gas e nucleare nella tassonomia, ha fermato tre delle sue centrali nucleari (rinunciando ai quasi 410 miliardi di kilowatt/ora prodotti dalla sola centrale di Grohnde) a inizio 2022. Praticamente la metà del parco nucleare tedesco, con il resto delle centrali che andrà incontro allo stesso destino nel corso dell’anno. Tra gli applausi dei Verdi a Berlino.

E però la Germania, ad oggi (al 25 gennaio, a voler essere precisi), produce 293 grammi di CO2 per kilowattora contro i 100 grammi della Francia, che intanto dispone di 56 centrali nucleari. Una situazione sicuramente temporanea, non ne dubitiamo, ma cosa dimostra? Che lo slogan si schianta, inesorabilmente, contro il nocciolo duro della realtà. Che una sola soluzione (in questo caso l’elettrico) non può portare, alla lunga, che ad un aumento dei costi e a difficoltà di approvvigionamento, tanto per citarne due.

Ad esempio, i veicoli elettrici richiedono una maggiore quantità di semiconduttori rispetto alle automobili a combustione. E, con buona pace di chi pevedeva la fine della crisi dei semiconduttori già nei primi mesi del 2022, la situazione è ben lontana dallo sbloccarsi. Lo ha confermato anche Gina Raimondo, Segretaria al Commercio nell’amministrazione Biden, secondo cui non siamo nemmeno vicini dall’essere fuori pericolo per quel che riguarda il problema della fornitura. Le forniture infatti calano e i prezzi salgono, rischiando di rendere le politiche energetiche dell’immediato futuro un affare solo per chi può permetterselo. Dunque è facile capire come ci siano molte situazioni non controllabili e non prevedibili che rischiano di ostacolare in modo piuttosto serio la corsa agli obiettivi energetici mondiali. Per questo occorrono soluzioni diverse e flessibili, in grado di adattarsi ai possibili scenari futuri.
Certamente la transizione energetica è alla portata del mondo ma è una sfida che va affrontata con i giusti mezzi. Con ottimismo e, soprattutto, con razionalità.

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