EDF chiede allo Stato 8,34 miliardi di euro per compensare i mancati introiti derivanti dalla vendita di elettricità.
Il direttore dell’azienda energetica, Jean-Bernard Lévy, ha presentato un ricorso legale al Consiglio di Stato. Nel 2022, lo Stato ha imposto al gruppo di vendere il 20% della sua produzione aggiuntiva a prezzi ridotti.
Ultimo atto per Jean-Bernard Lévy. Lo Stato ha lanciato, a luglio, la nazionalizzazione di Elettricità di Francia (EDF) e si è proposto di accelerare la successione del suo attuale capo, che però non ne vuole sapere.
Molto contrariato con lo Stato, che ha imposto uno scudo tariffario contro l’aumento dei prezzi, ha deciso di attaccarlo in tribunale, in quanto principale azionista del gruppo (84%). “EDF ha presentato oggi [martedì 9 agosto] un ricorso al Consiglio di Stato e una richiesta di risarcimento, per un importo stimato ad oggi di 8,34 miliardi di euro, allo Stato”, ha dichiarato il gruppo in un comunicato. Chiede inoltre l’annullamento dell’aumento dei volumi di elettricità nucleare venduti a basso prezzo ai suoi concorrenti, fornitori alternativi, che lo Stato gli ha imposto all’inizio del 2022.
Per contenere l’aumento delle tariffe elettriche regolamentate al 4% quest’anno, EDF è stata costretta ad aumentare del 20% la quota annuale venduta a sconto ai suoi concorrenti, portandola a 120 terawattora (TWh), rispetto ai 100 TWh precedenti, in un momento in cui i costi dell’elettricità stanno esplodendo sui mercati all’ingrosso. Questa vendita a prezzi stracciati è avvenuta nell’ambito dell’accesso regolamentato all’elettricità nucleare storica (Arenh). Si tratta di un meccanismo imposto al gruppo nel 2011 per garantire, di fronte alle richieste di Bruxelles, una forma di concorrenza in un mercato dominato da EDF.
“Spoliazione”
A maggio, Jean-Bernard Lévy aveva già lanciato un appello per chiedere allo Stato di revocare questa misura. “Sia il prezzo che le condizioni di queste assegnazioni ci penalizzano notevolmente”, aveva poi sostenuto. Lo Stato, che aveva due mesi di tempo – fino a giovedì 11 agosto – per rispondere, è rimasto in silenzio. Di conseguenza, EDF ha scelto di rivolgersi ai tribunali amministrativi, mentre diversi sindacati e azionisti hanno già avviato procedimenti giudiziari. “Anche se tardivo e in un contesto di regolamenti di conti, questo passo di EDF è giusto”, afferma Fabrice Coudour, segretaria federale della FNME-CGT (uno dei principali sindacati francesi). “Ma dobbiamo andare oltre per porre fine a tutti i nostri mali, togliendo l’energia dal mercato, mettendo al primo posto l’interesse generale e realizzando una vera e propria nazionalizzazione del settore“.
Dal suo canto, Energie en actions, l’associazione che raggruppa i dipendenti azionisti e gli ex dipendenti del gruppo, ha accolto con favore il ricorso presentato martedì 9 agosto, pur rammaricandosi del fatto che questa azione non abbia sostenuto quelle presentate dai rappresentanti dei dipendenti azionisti per denunciare il “saccheggio” dell’azienda.
A Bercy rimangono molto sereni. “Lo Stato continuerà a difendere il meccanismo di aumento di Arenh davanti al Consiglio di Stato, che ha nuovamente ricordato, a luglio, l’interesse generale associato a questa decisione”, assicura il Ministero dell’Economia. Secondo il governo, “senza queste misure, in particolare il volume aggiuntivo di Arenh, le bollette delle famiglie sarebbero aumentate del 35%, tasse incluse”.
Articolo a cura di Marjore Cessac, Le Monde
Traduzione a cura di Manuela Scognamiglio