sabato, 25 Marzo 2023

Ecco che rapporto hanno gli italiani con internet

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Sono trascorsi trentadue anni dal primo collegamento Internet in Italia, era infatti il 30 aprile 1986 e da allora non è eccessivo parlare di una vera e propria rivoluzione. Lo scorso 11 giugno l’Istituto Nazionale di Statistica ha presentato i risultati di uno studio svolto appunto dall’Istat e dalla Fondazione Ugo Bordoni che ha come oggetto proprio la diffusione di Internet e la presenza di divari digitali del nostro Paese. Le 140 pagine del report sono ricche di informazioni preziose. Scopriamo ad esempio che gli utenti regolari sono passati dal 32,4% della popolazione con più di sei anni del 2006 al 61,3% di due anni fa. Attualmente il 65,3% usa Internet e addirittura il 71,7% delle famiglie accede alla Rete.

Si notano tuttavia differenze notevoli a seconda dell’età e del titolo di studio. Per citare qualche dato, a navigare regolarmente è l’86,7% dei baby boomers laureati, il 71,4% tra i diplomati e il 40,3% di chi possiede la licenza media.  Per baby boomers si intendono quelle persone che sono nate tra il 1946 e il 1965. Viene invece definita generazione di transizione quella che va dal 1966 al 1980. In questo caso, chi ha conseguito almeno la laurea, naviga addirittura nel 96,4% dei casi, chi ha raggiunto il diploma nell’86,4%, mentre chi dispone della licenza media è online con una certa regolarità solo nel 66,6% dei casi. Dei millennials si sente parlare spesso. Anche la fascia di età di chi è nato tra il 1981 e il 1995 presenta notevoli differenze a seconda del titolo di studio. Naviga con maggiore assiduità chi è laureato (93,9%), rispetto a chi è diplomato (90,3%) e chi si è fermato alle scuole medie (72,2%). Complessivamente senza fare differenze di età, usa Internet l’89,6% dei laureati, il 79,4% dei diplomati e il 57,7% di chi la licenza media. Molto più distaccati si trovano coloro che hanno solo la licenza elementare (26,1). L’Istat e la Fondazione Ugo Bordoni hanno operato una distinzione tra le attività svolte online e le hanno classificate in tre categorie: di comunicazione, ludiche o culturali e di e-commerce o e-banking. Il coinvolgimento aumenta all’aumentare del titolo di studio e al diminuire dell’età in tutti e tre i casi e inoltre, chi dispone di una laurea partecipa a tutti e tre i tipi di attività in Rete. Interessante notare come navigano gli Italiani, il 78% degli utenti regolari di Internet di quindici anni o più lo fa da smartphone, il 69% da computer, laptop o notebook, il 29% da tablet e c’è addirittura un 6% che è online tramite smartwatch o altri sistemi.

Eppure dallo studio emerge che non tutti coloro che accedono alla Rete dispongono delle competenze necessarie per farlo. L’Istat ricorda che insieme agli altri Istituti nazionali di Statistica, la Commissione europea nel 2015 ha definito con precisione le competenze digitali individuando 21 abilità raggruppate in quattro domini: informazione, comunicazione, creazione di contenuti e risoluzione di problemi. Stando a quanto rilevato, nel 2016 soltanto il 28,3% degli utenti di Internet aveva competenze digitali elevate; la maggioranza poteva contare su competenze di base (35,1%) o basse (33,3%) e 1.035.000 persone non aveva alcuna competenza digitale.

Nelle conclusioni del report viene poi ricordato che tra i 28 Stati membri dell’Ue, l’Italia occupa la venticinquesima posizione sui progressi del settore digitale in Europa (EDPR). La copertura a banda larga è aumentata dal 41% della popolazione nel 2015 al 72% nel 2016. La copertura dei servizi Internet attraverso banda larga, è accettabile sia per la rete fissa che per quella mobile, dato non trascurabile se si considera che il 21,6% è online solo con il proprio cellulare ma per la banda ultralarga, i dati cambiano. Solo il 5,3% di unità immobiliari è raggiunto da connessioni a 100 Mbps rispetto al 24% della media europea. Disporre di Internet tuttavia non basta per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dal digitale. L’accesso alla Rete e acquisire almeno le competenze di base sono dunque le linee guida da seguire per colmare il digital divide e far avanzare il Paese intero, perché come ha affermato Il presidente dell’Istat Giorgio Alleva:“la rete, il cloud, le tecnologie rappresentano una grande rivoluzione culturale ma sono necessari cambiamenti strutturali per evitare che si accentuino i divari digitali.”

 

di Giusy Russo

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