Perché Greta non parla e (ottimamente) viaggia molto? Perché in fondo ha già vinto.
Per sempre? Certo è che, a 50 anni dal Club di Roma, la guerra sul clima ha largamente vinto: nelle aziende e tra gli investitori, negli organismi internazionali, tra i governi e negli orientamenti delle persone. Tuttavia, con la guerra sul groppone, sarà la bolletta a dire sempre più spesso verità scomode, anzi scomodissime, anche sui propositi e le possibilità del movimento climatista. RePowerEU è sostanzialmente la registrazione soft di questa vittoria: da Putin saremo indipendenti perché ci saranno solo rinnovabili, molto più di prima, appena più tardi. Aspettiamo, e vedremo, speriamo non sia tardi per i “rinsavimenti” e per un più ragionevole redeployment della necessaria sostenibilità. Sulla difesa europea, la Nato, l’immigrazione c’è voluta una tragica guerra, ancora in corso, e dalle conseguenze imprevedibili e permanenti, per capire. Speriamo ci voglia meno.
Seguo per quel che posso i temi cari agli ambientalisti, dalle energie rinnovabili (o no) al ciclo dei rifiuti; di questo mi ricordo ogni volta che debbo scendere le buste. Non c’è laurea in logistica, o Greta, che tengano contro monnezza, cinghiali, peste e gabbiani. Speriamo nella volontà quasi eroica del ragionevole sindaco Gualtieri per correggere trenta anni di insensatezze in-differenziate. Il punto è, anche su clima e fonti energetiche, l’agonia della ragionevolezza.
Non si tratta di greenwashing, che è da aborrire perché co-responsabile della irresponsabilità, è l’ambientalismo cosmetico che racconta “ecco ci siamo” basta poco e tutto sarà rinnovabile. Ma quando, dove e come “si può fare” dav-ve-ro questa transizione? Non lo dicono i molti irragionevoli grigi di oggi. Quali?
- Nonostante siano proprio i signori della guerra a guadagnare dalla ristrettezza delle nostre fonti energetiche, crescono quelli che “meglio russi che morti”; i revenant della complessità ci sfibrano con le ragioni di chi ha torto e i torti di chi ha ragione (e diritti). Per fortuna è difficile che vincano anche solo all’Eurovision, ma non impossibile.
- Sono poi la stessa vocal minority che ha sostenuto: “meglio morti che vaccinati”. Cioè i Cacciari, i Salvini, i DuPre. Per fortuna della maggioranza, nei Paesi liberi hanno vinto quasi ovunque i “vaccinisti”. I dubbiosi precauzionali in Russia, in Cina e all’Avana si ritrovano poi morti, perché mal vaccinati, o carcerati.
- C’è un contingente più vasto e potente degli altri che si è ingrossato prima della guerra, e prima della pandemia: l’EMBP, Esercito Multinazionale dei Buoni Propositi, Verdi ma non più innocui. Il climatismo ideologico, senza se e senza ma, i guerrieri del “facciamone a meno”. Purtroppo per loro, l’orologio della fine del mondo è tornato verso il “rischio” guerra (brutto-brutto), nucleare (brutto anche se buono) e contro la Nato. Eppure, era comodo dire ai giovani “noi ci teniamo le pensioni”, ma il venerdì pensiamo al vostro futuro facendolo verde. Adesso come si fa?
- Sull’energia, l’Europa resta divisa per compartimenti d’interesse: i francesi, col nucleare, sono scettici verso il gas, che gli altri prendono da Putin; gli altri, i tedeschi, a loro volta sono scettici col nucleare degli altri e molto lenti sul gas (che non hanno). L’Italia, che avrebbe pure gas e petrolio, e che ha nobilmente spinto sulle rinnovabili (e potrebbe avere il nucleare ma lasciamo perdere), è destinata a rinunciare alle sue risorse fossili anche in via transitoria. Dal fantozzismo al tafazzismo. Noi siamo a caccia del gas degli altri, più costoso e più caro, nemmeno del tutto sicuro. Lo cercheremmo (c’è!) persino su Marte, meno che a casa nostra. Nessuno ragionevolmente dovrebbe rinunciare a quella parte delle risorse proprie (anche fossili, meno inquinanti come gas, ricominciando a fare prospezioni e a scavare. Non è droga, la droga è scriversi regole forzose addosso cui, appunto, si è costretti a derogare. Perché sarebbe ragionevole ed utile usare anche l’arma dell’estrazione?
Per:
● prosciugare l’arsenale russo, e di chiunque domani si facesse idee analoghe;
● ridurre la bolletta che toglie ad alcuni il respiro e ad altri il lavoro, senza rinunciare ad una delle regole fondative dell’Unione Europea, cioè il mercato (non per ideologia ma per pragmatismo siamo partiti dal “mercato comune” del carbone e dell’acciaio);
● non spostare la dipendenza in aree che domani potrebbero divenire instabili;
● finanziare con mezzi propri (e non con la bolletta della signora Pina) l’auto elettrica, mulini, idrogeno verde e tutto ciò che è davvero il nostro destino comune (neo-nucleare compreso);
● una globalizzazione tra amici liberi ed autonomi darebbe più sicurezza, più spinta ad una ripresa che appare tragicamente offuscata dall’irragionevolezza, dalla guerra e dalla crisi globale ed aiuterebbe anche i più poveri ad essere verdi senza dipendere dai ricchi.
Articolo a cura di Massimo Micucci, Direttore Merco Italia