sabato, 10 Giugno 2023

Crisi energetica: il ruolo della domanda e delle reti di distribuzione elettrica

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Simona Benedettini
Simona Benedettini è una consulente freelance esperta di regolazione e concorrenza del settore energetico ed energy analyst della Fondazione Ottimisti&Razionali. Simona ha più di dieci anni di esperienza come consulente per operatori pubblici e privati del settore energetico in Italia ed Europa. Ha un Dottorato in Law and Economics ed è stata visiting scholar presso University of Illinois. Simona è autrice di articoli accademici ed editoriali su tematiche energetiche.

Il Consiglio UE dei Ministri dell’Energia di venerdì 9 si è concluso con l’accordo di conferire alla Commissione Europea l’incarico di elaborare nuove proposte legislative per contrastare l’eccezionale aumento dei prezzi di energia elettrica e gas naturale. Le proposte dovrebbero essere presentate dalla Commissione entro il 13 settembre. Ossia prima del discorso del 14 settembre della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen sullo Stato dell’Unione.

Le proposte legislative si concentreranno su cinque ambiti:


1) riduzione dei consumi elettrici;
2) limitazione dei ricavi delle tecnologie di generazione elettrica infra-marginali (per esempio, rinnovabili e nucleare);
3) imposizione di un tetto al prezzo del gas russo;
4) garanzie a sostegno della liquidità degli operatori del comparto energetico;
5) tassazione delle imprese energetiche operanti nel settore oil&gas.

Gli interventi legislativi avranno l’obiettivo di coordinare le misure di contrasto al caro energia degli Stati Membri. Mentre sulle ultime due misure non sono ancora circolati dettagli, sulle prime tre la Commissione ha diffuso sia una valutazione su alcune opzioni perseguibili (cosiddetti “non-paper”), sia una proposta di Regolamento da sottoporre al Consiglio Europeo.

A queste misure dovrebbe aggiungersi l’introduzione di un indice complementare alle quotazioni del TTF, il mercato olandese di riferimento per lo scambio di gas in Europa,e a cui ancorare i contratti di acquisto del gas naturale. Questo indice dovrebbe essere maggiormente aderente alle quotazioni del GNL (Gas Naturale Liquefatto) per riflettere le specificità del nuovo contesto di approvvigionamenti alla luce della crisi energetica.

L’accordo raggiunto al Consiglio UE ha diversi meriti. Per quanto tardivo, il tentativo di introdurre un coordinamento tra gli interventi degli Stati Membri potrebbe aiutare a contenere il proliferare di misure eterogenee tra Paesi. L’eterogeneità nelle azioni degli Stati Membri potrebbe rallentare il processo di integrazione dei mercati energetici europei che, a oggi, ha portato numerosi benefici. Inoltre, le misure nazionali, se diverse e non adeguatamente concepite, possono produrre effetti avversi sugli scambi di energia tra Stati Membri, sulla concorrenza nei mercati, sulla partecipazione dei clienti finali al mercato, e sulla remunerazione degli investimenti. Aspetto, quest’ultimo, che potrebbe rallentare anche il processo di decarbonizzazione, e l’indipendenza dal gas russo e mettere a repentaglio la sicurezza energetica.

L’altro merito delle proposte del Consiglio UE è che, per la prima volta, si riconoscerà in modo giuridicamente vincolante l’importanza dei clienti finali nel contribuire a mitigare la crisi energetica. Introdurre target vincolanti di riduzione dei consumi elettrici e meccanismi incentivanti a tal fine per i clienti finali è positivo per diverse ragioni. In primo luogo, la misura restituisce maggiore consapevolezza ai consumatori circa la gravità della crisi energetica. Inoltre, si amplia il ventaglio di opzioni da perseguire per favorire la sicurezza energetica e accelerare il processo di affrancamento dal gas russo. A oggi, le misure adottate in questa direzione hanno riguardato esclusivamente il lato dell’offerta di energia e non anche della domanda.

In ultimo, introdurre obiettivi vincolanti di riduzione dei consumi elettrici, esplicitando che tutte le tipologie di clienti finali sono chiamati a contribuire, potrebbe finalmente accelerare il ricorso a tecnologie e meccanismi di mercato che permettano di favorire l’offerta di servizi di flessibilità delle risorse connesse alle reti di distribuzione elettrica. Servizi che essenzialmente si sostanziano nello spostamento nel tempo dei consumi elettrici, nella riduzione dei consumi in un determinato momento o nell’immissione nella rete di distribuzione dell’elettricità prodotta da impianti rinnovabili di piccola taglia o accumulata in sistemi di accumulo, inclusi i veicoli elettrici.

In questa direzione, la Direttiva UE 2019/944 e il Regolamento UE 2019/943 forniscono indicazioni precise recepite anche dalla normativa nazionale e già oggetto di attenzione dell’Autorità di Regolazione di settore da diversi anni. Inoltre, il PNRR destina importanti risorse per promuovere gli investimenti nelle reti di distribuzione elettrica così da favorire l’offerta di servizi di flessibilità da parte delle unità di produzione e consumo a queste connesse. Occorre quindi accelerare sugli interventi normativi e regolatori che permettano di effettuare tali investimenti.

Desta invece preoccupazione l’incertezza in merito all’adozione di un tetto al prezzo di importazione del gas russo. Al riguardo, la CE aveva diffuso nei giorni scorsi un non-paper contenente le sue valutazioni circa possibili opzioni di attuazione della misura. Gli stessi estensori del documento notavano la complessità nell’attuazione dell’intervento. In particolare, per il rischio concreto di una interruzione immediata delle forniture di gas russo che il tetto avrebbe potuto scatenare. Dato questo rischio, il non-paper raccomandava che una volta presa la decisione di imporre un tetto al prezzo del gas russo questa avrebbe dovuto essere immodificabile. Questo significa sostanzialmente essere pronti a sopportare i costi dello stop delle forniture russe e vincolarsi a non fare marcia indietro sulla decisione. In caso contrario, sarebbe compromessa la credibilità della minaccia in questione come di qualsiasi futura minaccia.

Avere rimandato la decisione, sostanzialmente perché manca un accordo tra Stati Membri circa le modalità di attuazione del tetto, significa trasmettere il messaggio che l’Europa non è pronta ad andare sino in fondo. E, soprattutto, dare un vantaggio a Mosca in questa partita che sembra essere più lunga del previsto.


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