Dopo l’appello a difesa della scienza di Roberto Burioni, firmato insieme da Beppe Grillo e Matteo Renzi, potremmo anche (naturalmente scherzo) dichiarare esaurita la nostra missione e cominciare ad occuparci d’altro. Perché il risultato, quanto il percorso che ha portato all’appello, è talmente significativo che noi ottimisti&razionali lo prendiamo a modello di come speriamo che funzioneranno le cose da qui in avanti, nel rapporto tra politica e scienza. Un rapporto fatto di reciproco ascolto e di assunzione di responsabilità, in ragione del quale, come dice il documento, “tutte le forze politiche italiane si impegnano a sostenere la Scienza come valore universale di progresso dell’umanità, che non ha alcun colore politico, e che ha lo scopo di aumentare la conoscenza umana e migliorare la qualità di vita dei nostri simili”.
Parole solenni, che assumono rilevanza ancora maggiore se a pronunciarle sono i due protagonisti di battaglie senza esclusioni di colpi: Beppe Grillo, in passato megafono di posizioni discutibili su vaccini e varie forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina, e Matteo Renzi, cui va riconosciuto il merito di aver abbracciato da sempre la battaglia contro le fake news in ambito scientifico e non. (Peraltro – direi – una notiziona, anche se l’arrugginita stampa italiana si limita stamattina a dare risalto alle reazioni di troll e frange estreme sulla bacheche social dei diretti interessati, senza sottolineare l’obiettivo peso politico del documento).
E complimenti innanzitutto allo stimatissimo professor Burioni, di cui a volte abbiamo criticato i ruvidi eccessi pedagogici: sono serviti anche quelli, se questi sono i risultati.
Ora – nel rapporto tra scienza e politica – si tratta solo di procedere coerentemente su questa strada, fatta di rispetto, dialogo e responsabilità.