sabato, 23 Settembre 2023

DOMANDA: CHI ALLENA I ROBOT?

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Cosa succede quando uno dei tuoi compiti è insegnare ad un computer tutto quello che sai sul tuo lavoro e su quello di qualcun altro? Prima che diventino abbastanza intelligenti da prendere il posto degli esseri umani, le macchine hanno bisogno di insegnanti. Per questo alcune aziende hanno iniziato ad inserire macchine ad Intelligenza Artificiale (A.I.) sul posto di lavoro, chiedendo ai propri dipendenti di allenare l’A.I. ad essere più umana. Il New York Times ha intervistato cinque persone che hanno avuto questa straordinaria opportunità. Più di molti altri, possono comprendere i punti di forza (e le debolezze) dell’Intelligenza Artificiale e come la tecnologia sta cambiando la natura del lavoro. Ecco le loro storie, che riporteremo nei prossimi giorni.



“Come recuperare con eleganza?”
Diane Kim, interaction designer

La signora Kim è inflessibile: il suo assistente, Andrew Ingram, non usa slang o emoticon. Evita anche i convenevoli, non si dilunga su un argomento e in più programma anche le sue riunioni. La signora Kim non è autoritaria. Semplicemente, conosce il suo assistente meglio di molti altri capi, perché è stata lei a programmarlo.

La signora Kim, 22 anni, lavora come interaction designer di Intelligenza Artificiale (A.I.) alla x.ai, una start-up di New York che offre un servizio di assistenti A.I. per aiutare le persone ad organizzare le proprie riunioni. X.ai veicola ai propri clienti l’idea che con l’A.I. possono ottenere gli stessi vantaggi che otterrebbero da un assistente umano ma ad un prezzo più basso e risparmiando il tempo e la seccatura di programmare una riunione.
La signora Kim ha il compito di creare le risposte di Andrew e Amy Ingram, gli assistenti A.I. della società, in modo che siano delle risposte così naturali da non risultare diverse da quelle che potrebbero essere inviate da un assistente umano.
Il lavoro della signora Kim – in parte di drammaturga, in parte programmatrice e linguista – non esisteva prima di Alexa, Siri e di altri assistenti ad Intelligenza Artificiale. Il suo lavoro è simile a quello di un traduttore e aiuta gli esseri umani ad accedere alle incredibili capacità degli A.I. – come essere disponibili 24 ore su 24 e avere una memoria infallibile – senza però incappare in una lingua robotica o strana.

Anche per i più piccoli particolari organizzativi delle riunioni, per un computer è necessario molto machine learning per analizzare le email. Ad esempio, impostare una riunione per “mercoledì” è diverso da impostare una riunione per “un mercoledì”, come se fosse un qualsiasi mercoledì. X.ai scompone le email nelle loro componenti più piccole per fare in modo che sia chiaro lo specifico intento di una parola.
La signora Kim subentra con il suo lavoro proprio nel caso delle risposte automatiche. Il suo compito è immaginare come un assistente umano avrebbe organizzato una riunione per il capo. Per ogni specifico compito elabora delle situazioni differenti – ad esempio, cosa fare se la riunione ha cinque partecipanti invece che due – e poi crea un diagramma di flusso su come dovrebbe andare lo scambio di email.

L’obiettivo dell’assistente A.I. è programmare una riunione nel minor numero di email possibile. Tenendo conto di questi parametri, x.ai ha definito una serie di tratti che personalità chi suoi assistenti devono avere: educati, professionali, amichevoli e chiari. A volte però è difficile prevedere cosa può far irritare una persona. Inizialmente, l’A.I. inviava email ai potenziali partecipanti di una riunione dicendo che sarebbe stato felice di mettere qualcosa sul “calendario” del capo, ma hanno scoperto che questo modo di formulare la frase è troppo distaccato e non sempre adeguatamente rispettoso di tutti i partecipanti. X.ai ha cambiato il modo in cui formulare la frase dicendo che l’assistente A.I. sarebbe felice di “trovare un momento” utile per tutti i partecipanti.

Alcune persone tentano di mettere alla prova l’A.I. con delle richieste insolite. Ad esempio, le persone sono curiose di quello che gli assistenti possono fare e chiedono loro un aiuto nella prenotazione di alberghi, voli o sale per conferenze (cosa che però non possono fare). Altri chiedono l’età di Amy o la data di compleanno di Andrew. “Come possiamo recuperare con eleganza quando Amy o Andrew non sanno cosa fare?” si chiede la signora Kim. X.ai non finge che gli assistenti siano umani. Ma la signora Kim è ancora soddisfatta quando le persone non si rendono conto che gli assistenti sono dei robot. Le persone chiedono loro di uscire. Ricevono messaggi di ringraziamento da clienti felici, anche se, come robot, non hanno bisogno di gratitudine.
“Sono scioccati e sorpresi dal fatto che stavano parlando con un A.I”, ha detto.

 

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