sabato, 10 Giugno 2023

Che fine farà il PNRR?

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Diotima Pagano
Laureata in giurisprudenza. Fortemente convinta che il diritto sia (anche) fantasia, creatività, interpretazione e molto spesso filosofia. Amante della Vespe e della musica in vinile. Il suo motto è "...Things To Come..."

Quale destino per il PNRR? I soldi del Fondo andranno persi o riusciremo ad incassare la terza rata? Due domande non semplici, per la cui risposta dovremo attendere.

Facciamo un passo indietro: fino al 30 giugno 2022[1] tutto sembrava andare, più o meno, liscio; in quella data infatti era stata trasmessa alla Commissione Europea[2] la richiesta per il pagamento della seconda rata[3] del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del valore complessivo di 24,1 miliardi di euro, di cui 11,5 miliardi di contributi a fondo perduto e 12,6 miliardi di prestiti.

E poi cos’è successo? Nelle settimane successive, lo scioglimento anticipato delle Camere del 21 luglio ha riscritto le priorità e le necessità. Gli italiani, pronti a chiudere le ultime faccende lavorative e a partire per le vacanze, hanno dovuto, almeno mentalmente, impegnarsi a restare informati sugli scenari politici in continuo mutamento in vista delle vicinissime elezioni di settembre. Ed è proprio in queste acque agitate che naviga, anche, il PNRR.

Quest’ultimo, introdotto per favorire la ripresa economica e sociale dopo la pandemia da Covid-19, ha con successo, nella prima fase di attuazione, scritto il cammino per affrontare e superare la crisi. La riflessione comune è che gli strumenti per il riscatto economico e sociale del Paese, benché creati e in un primo momento attuati, ora sembrano vacillare per la mancanza di continuità nell’attuazione del Piano e per il possibile ritardo nel raggiungimento delle milestone e dei target prestabiliti.

I “timori” relativi al conseguimento dei “compiti” previsti nella terza rata sono reali: il prossimo appuntamento è dietro l’angolo. Per dicembre 2022, infatti, si dovranno raggiungere ben 55 obiettivi e traguardi per un importo totale di 21,8 miliardi. Lo scenario peggiore è che, risultando inadempienti alle scadenze, l’erogazione della terza rata verrebbe negata e la prospettiva di perdere i soldi del Fondo significherebbe fermare le opportunità di cambiamento e di ripresa.

La chance di riscatto offerta all’Italia è infatti tangibile: basti pensare che, per quanto riguarda la seconda rata, erano 45 gli investimenti e le riforme da realizzare, tra cui si citano l’attesissima legge delega per la riforma del codice dei contratti pubblici con l’intento principale di adeguare la normativa al diritto europeo, gli interventi in materia di pubblico impiego con l’entrata in vigore della legislazione attuativa e la riforma per il reclutamento di docenti. Ed ancora l’adozione, con specifico adattamento al quadro normativo dell’UE, della strategia nazionale per l’economia circolare e l’investimento per le connessioni ultraveloci in sanità, nelle scuole e nelle isole minori.

Mentre, per la terza rata, tra gli obiettivi e i traguardi da raggiungere vi sono l’istituzione della nuova Agenzia per la cybersicurezza nazionale, la riforma sulla concorrenza e quella fiscale, gli attesi decreti attuativi delle riforme sulla giustizia, ed ancora la valorizzazione del verde urbano, l‘operatività della Piattaforma Digitale Nazionale Dati, la definizione del quadro giuridico per la bonifica dei siti orfani, l’aggiudicazione degli appalti per lo sviluppo del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario e tanto altro.

Insomma, nomen omen, dobbiamo sperare che non solo la Ripresa ma anche l’abusato concetto di Resilienza, entrato definitivamente nel lessico degli italiani durante la pandemia, contribuisca ad attuarne il suo significato più generico: “capacità di superamento delle difficoltà” strumentale al conseguimento delle milestone e dei target previsti nella terza rata.

 … Stay tuned …


[1] PNRR: Attuati tutti gli investimenti e le riforme del primo semestre

[2] Comunicato stampa

[3] Andamento dell’attuazione del piano

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