Benvenuti in ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer), il nuovo modello di linguaggio sviluppato da OpenAI, la non-profit di ricerca sull’Intelligenza Artificiale che lavora per incoraggiare le cosiddette “IA amichevoli”. Se la novità vi ha incuriosito, avrete magari cercato su internet il sito web. Probabilmente avrete trovato la pagina che rimanda all’errore: segno che non siete stati gli unici e che da giorni è inaccessibile per i troppi reindirizzamenti al sito. O segno che le chatbot rivoluzioneranno il nostro approccio alle relazioni e il mondo del lavoro.
Lanciato come prototipo a novembre 2022, Chat GPT – che è in grado di consultare una quantità di dati che i più nerd direbbero ‘straordinaria’ e dialogare con l’utente – ha attirato rapidamente l’attenzione per le sue risposte complete, valide e ben articolate in diversi ambiti. Non è un caso che la stessa Microsoft abbia pensato già nel 2019 a stringere una partnership con OpenAI per l’utilizzo di Chat GPT sul suo Azure, la piattaforma di cloud computing: lo stesso Ceo di Microsoft Satya Nadella ha annunciato su Twitter che “Chat GPT arriverà presto su Azure OpenAI Service”.
Le sue abilità “umane”
Le capacità di ChatGPT aprono, però, una riflessione su diversi fronti. Fra le altre cose, la possibilità che modelli come questo possano superare i motori di ricerca ed eventualmente sostituire l’attività umana, come ricerca e studio, se non addirittura di redazione e scrittura di lavori: scuole e università di New York e Los Angeles hanno già vietato l’uso di chat GPT, mentre in Australia si ritornerà a carta e penna per sostenere gli esami. Ci si chiede, dunque, se sia questo uno scenario possibile.
ChatGPT è stato “addestrato” su un corpus di testo di oltre 40 terabyte, permettendo al software di comprendere e generare lingua naturale in modo straordinariamente simile a come lo farebbe un essere umano. Grazie al suo alto livello di comprensione del linguaggio può rispondere alle domande complesse e generare testo plausibile e coerente. Ma non si limita solo a questo: la sua versatilità lo rende uno strumento di supporto allo sviluppo di nuove applicazioni e alla creazione di contenuti. Ѐ in grado di evolversi con il linguaggio, adattandosi ai cambiamenti e alle tendenze linguistiche: ed è per questo che è considerato uno strumento preciso e utile da alcuni che ne hanno già testato le capacità, c’è chi lo ritiene uno strumento preciso e utile.
Paolo Benanti su Avvenire sottolinea come strumenti di queste tecnologie “applicati alle comunicazioni stiano cambiando completamente lo scenario” e per i quali “il potere nelle comunicazioni di massa delle AI è così forte e pervasivo da generare quello che potremmo chiamare un quinto potere”. Secondo il teologo, infatti, “in ballo è la capacità di formare in maniera pervasiva e sistematica l’opinione pubblica”. Come ogni opportunità che si presenti, ci sono anche sfide da affrontare, in questo caso a supporto (o a vantaggio) della società. Nonostante, infatti, strumenti come ChatGPT abbiano le carte in regola per facilitare alcune azioni come ricerca di informazioni e creazione di contenuti (pensiamo, ad esempio, all’AI applicata al copywriting), potrebbe esserci il rischio che AI come queste contribuiscano a diffondere disinformazione.
I possibili fattori di rischio
Il modello, infatti, è stato formato su un gran numero di fonti online che possono comunque contenere informazioni false o fuorvianti. Inoltre, è in grado di generare testo persuasivo, che potrebbe essere utilizzato per manipolare le opinioni degli utenti o per diffondere propaganda. ‘Combinazioni intelligenti’ che potrebbero avere conseguenze negative sulla società, in particolare su gruppi vulnerabili. Ad esempio, un effetto a lungo termine da considerare è la dipendenza dell’utilizzo di ChatGPT e di altre tecnologie simili che potrebbero incidere sulla capacità delle persone di pensare e risolvere problemi in modo indipendente. Ecco perché, considerati questi fattori, sarebbe auspicabile un uso consapevole, responsabile e ovviamente sostenibile, creando ad esempio linee guida etiche per l’uso AI.
Il lavoro delle comunità scientifiche e di ricerca, così come dei policy makers, si rivela fondamentale dunque in un contesto come quello dell’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo è innovare nel quadro di un uso cosciente delle risorse messe a disposizione dalle tecnologie intelligenti. Nel confine che delinea il limite tra etica ed opportunità.
di Giulia Buonomini