“Buy now, pay later”. È il motto di una serie di società diventate sempre più popolari tra i giovani negli ultimi anni, soprattutto negli Stati Uniti, che anticipa come al solito la maggior parte dei trend, specialmente per quel che riguarda le abitudini di consumo.
Tra queste, Affirm, AfterPay, Klarna e QuadPay: i loro loghi si trovano sulle pagine di cassa di un’ampia gamma di rivenditori online, da Amazon a Urban Outfitters e Sephora, e anche sui siti di alcune compagnie aeree.
Offrendo diversi piani di pagamento, queste società rappresentano una nuova versione del vecchio concetto di rateizzazione, un piano di pagamento in cui gli acquirenti pagano i loro acquisti a rate e possono ritirare l’articolo dal rivenditore solo dopo averlo pagato completamente.
Con Affirm, AfterPay, Klarna e QuadPay, a differenza dei tradizionali programmi di rateizzazione, non è necessario attendere che l’acquisto sia stato pagato per ottenere la merce. È un servizio che viene utilizzato per piccoli acquisti come vestiario e oggettistica, e che non prevede tassi di interesse (se si rispetta il termine di pagamento). Il loro principale target sono i Millennial/Gen Z: sono infatti soluzioni caratterizzate da modalità di avvio semplici e rapide, e app che possono essere utilizzate per fare acquisti ed effettuare pagamenti.
L’indebitamento della Gen Z
Il “Buy now pay later” (BNPL) non è un credito: è un debito con pagamenti fissi prelevati direttamente dal conto, senza interessi. L’obiettivo è consentire una maggiore possibilità di spesa oggi.
In un periodo di incertezza economica come questo, però – il NASDAQ ha appena registrato il peggior mese dal 2008 – tra la pandemia e il conflitto russo-ucraino che alterano gli equilibri, l’indebitamento dei consumatori è aumentato di 52 miliardi di dollari a marzo, il più grande aumento mai registrato.
In California, il 91% dei prestiti al consumo erogati nel 2020 erano prestiti BNPL. E più del 40% dei consumatori della Gen Z utilizzerà i BNPL entro la fine dell’anno, la più alta penetrazione di qualsiasi gruppo di età.
Lo sviluppo del BNPL, anche in Italia, è stato sicuramente incentivato dalla pandemia, con i consumatori alle prese con l’improvvisa necessità di effettuare acquisti online. Anche se le più importanti società che offrono questo tipo di servizio si trovano degli Stati Uniti, seguiti da Australia, Regno Unito e Singapore. Anche in Italia il trend cresce, con servizi come Scalapay, Soisy e Pagolight.
Nonostante oltre il 62% degli italiani non conosce il BNPL e poco più del 7% lo avrebbe utilizzato almeno una volta, oltre il 56% si dice interessato a provare la formula. Perché gli italiani, così come gli americani e i giovani cresciuti in occidente, cercano comodità (52.5%), flessibilità (46.6%), libertà (39.6%) e possibilità (37%), tutte caratteristiche sulle quali il BNPL fonda il proprio modello di business.
La necessità di fare financial education
I sistemi di pagamento BNPL hanno sedotto i giovani con un’ottima proposta: le aziende si posizionano come un’alternativa finanziariamente responsabile al credito. Ma chiamare il debito “un modo migliore per pagare” è una tecnica che fa leva sul desiderio di innovazione dei giovani proprio nel punto di loro maggiore vulnerabilità: la disponibilità.
C’è anche un tema di disinformazione da parte dei giovani, che spesso non sanno come funzionano gli strumenti che utilizzano. Quando negli Stati Uniti sono stati testati i concetti finanziari, solo 1/4 degli americani tra i 23 e i 35 anni ha dimostrato di possedere le conoscenze di base. 4/5 clienti BNPL hanno dichiarato di utilizzare il servizio per evitare il debito con la carta di credito. E ora quasi 1/3 di loro non può permettersi il debito BNPL. Un cliente Klarna in ritardo con i pagamenti ha dichiarato alla BBC: «non ero troppo preoccupato perché il mio punteggio di credito era abbastanza buono. La volta successiva che ho controllato, si era quasi dimezzato».
In Italia, il livello di educazione finanziaria è da sempre un punto debole: dei 26 paesi che fanno parte dell’OCSE, l’Italia è al penultimo posto nel 2020.
Queste app rappresentano sicuramente un’evoluzione positiva del fenomeno di “finanziarizzazione” dell’economia, iniziata con i pagamenti a rate, che adesso si sta evolvendo grazie a strumenti più immediati e sofisticati, che si applicano anche a piccoli acquisti, e che allargano la disponibilità dei giovani di poter accedere ai consumi.
La preoccupazione che anima molti osservatori è legata ad una critica della società dei consumi, dentro i cui eccessi i giovanissimi verrebbero attratti inevitabilmente dalle innovazioni tecnologiche descritte. Le autorità regolatorie e di supervisione hanno esattamente questo compito: mantenere l’equilibrio tra esposizione debitoria e capacità di rimborso, garantendo dunque una maggiore propensione dei giovani alla soddisfazione dei propri bisogni, senza però correre rischi eccessivi.
L’altro aspetto su cui poter fare leva è l’educazione finanziaria, ancora troppo debole ma che invece dovrebbe essere una priorità da trasferire ai giovani durante il processo di crescita e di gestione del denaro.
Questa è la società liberale-capitalistica, alla quale si cerca di applicare modelli di sviluppo solidale e diffuso, coinvolgendo strati sempre più ampi di comunità.