venerdì, 09 Giugno 2023

“Brividi” a Spotify

Da non perdere

Mahmood, Blanco e Joe Rogan

Spotify
Top songs Debut Global: Brividi

“Brividi” è il pezzo più ascoltato al mondo. Proprio mentre infuria la tempesta sulla sostenibilità etica di Spotify. Joni Mitchell, poi Nash, poi Crosby, Still e Young hanno abbandonato la piattaforma per protestare contro lo spazio dato alle tesi novax da Joe Rogan, podcaster di punta. Il fondatore e Ceo della piattaforma di streaming Daniel Ek ha reagito rendendo più stringenti le regole di “moderazione”, della piattaforma, ma senza redarguire più di tanto il protagonista di uno dei podcast più ascoltati degli USA.

Il domino non è finito. In difesa dell’ex commentatore di wrestling, Rogan, è arrivata una stella come TheRock-Dwayne Johnson. Poi dallo stesso podcast è venuto fuori che Rogan, in passato aveva usato la parola n***o ! Lo scrittore Don Winslow l’ha segnalato a The Rock. Ecco un assaggio di come è andata su twitter

Gentile @TheRock , sei un eroe per molte persone e usare la tua piattaforma per difendere Joe Rogan, che ha usato e riso sulla parola N dozzine di volte, è un uso terribile del tuo potere. Hai davvero ascoltato le molte dichiarazioni razziste di quest’uomo sui neri?

Caro @donwinslow Grazie mille

Spotify

Ti ascolto come tutti qui al 100%. Non ero a conoscenza di quell’uso della parola N***o prima dei miei commenti, ma ora sono informato sulla sua (di Rogan) narrativa completa. Una lezione. Mahalo (saluto hawaiano, NdA), fratello e un buon fine settimana produttivo.
DJ

Intanto Neil Young ha rincarato la dose sul suo sito:

Ai musicisti e ai creatori di tutto il mondo, dico questo:
dovete trovare un posto migliore di SPOTIFY per la vostra arte
.

Ai dipendenti di SPOTIFY, dico che Daniel Ek è il vostro problema, non Joe Rogan. Ek tira le fila. Uscite da quel posto prima che vi divori l’anima. Gli unici obiettivi dichiarati da EK riguardano i numeri, non l’arte, non la creatività.
Si noti che EK non menziona mai i professionisti medici che hanno iniziato questa conversazione. Allora sii libero e prendi la buona strada.

spotify

Così la “reputazione” di Spotify viene contrapposta ad Amazon, Itunes e Qobuz. Il memo di domenica sera del CEO di Spotify, Daniel Ek, è il risultato di una vera e propria rivolta dei dipendenti contro Rogan. Sull’uso, in passato della parola N***o secondo il WSJ “i dipendenti hanno utilizzato i loro social per esprimere le loro preoccupazione sullo spettacolo” sin dall’accordo di distribuzione esclusiva del settembre 2020. Young ha rincarato la dose “il problema non è Rogan, è Ek”.

Problemi sui due fronti opposti:

  • da un lato Ek, non può fare a meno di Rogan, perchè — stando al WSJ — “lo spettacolo di Rogan è stato fondamentale per rendere Spotify la migliore piattaforma di podcast negli Stati Uniti per ascoltatori”;
  • dall’altra, cantanti di rilievo ma non storici, come Rosanne Cash, hanno affermato che “non è fattibile per la maggior parte degli artisti” lasciare Spotify perché sono meno potenti di Neil Young e Joni Mitchell, non sempre detengono i diritti sul proprio lavoro e spesso si affidano ai servizi di streaming per condividere il proprio lavoro e guadagnare.

Insomma, il sistema di sfruttamento dei diritti basato sulle major è cambiato, ma solo fino ad un certo punto (centinaia di migliaia di ascolti non sono come decine di milioni) e tanti non possono fare a meno di Spotify che non può fare a meno di alcuni. La festa mobile della reputazione aziendale è appena cominciata. I valori e disvalori creeranno valore o no? Intanto sono un fattore competitivo

Mentre infuria il dibattito globale, il pezzo che ha vinto l’edizione più inclusive di Sanremo, “Brividi”, di Mahmood e Blanco è Top Debut Songs in the World della piattaforma streaming. Al nono posto c’è La Rappresentante di Lista con “Ciao Ciao”. Chissà se lo sanno, chissà cosa ne pensano.

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“Spotify CEO condemns Rogan’s use of racial slurs, but says company won’t be ‘silencing’ him”

Update: persino la portavoce della Casa Bianca è intervenuta, ma soprattutto sulla questione della disinformazione sul Covid: “la nostra speranza è che tutte le principali piattaforme tecnologiche e tutte le principali fonti di notizie, del resto, siano responsabili e vigili per garantire che il popolo americano abbia accesso a informazioni accurate su qualcosa di così significativo come il covid-19“, ha detto martedì Psaki. “Questo include sicuramente Spotify.”

“Il traffico web verso la pagina di cancellazione di Spotify è salito alle stelle dopo che gli artisti hanno iniziato a ritirare la musica  per lo scontro su Joe Rogan”, riferisceYahoo Finance.  Il balzo dei vari #spotify ed #exiters è avvenuto subito dopo l’annuncio del ritiro Neil Young e le campagna #spotifyexodus, #SpotifyDeleted.

Una campagna appena cominciata.

Articolo a cura di Massimo Micucci, Direttore Merco Italia
[email protected]

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