Il World Economic Forum ha previsto che entro il 2025 il 10% del PIL del mondo sarà generato da attività basate sui principi della Blockchain, definita dal The Economist “la prossima grande rivoluzione”. Nelle prossime settimane pubblicheremo un approfondimento basato sull’analisi del Parlamento Europeo su come Blockchain può cambiare le nostre vite.
I sistemi elettorali presentano una peculiarità: non sono stati investiti dalla digitalizzazione e tuttora, nella maggior parte dei casi, si basano su funzionalità cartacee offline.
Dall’arrivo del nuovo secolo però, qualcosa è cambiato e il voto elettronico è stato visto come uno sviluppo ormai inevitabile del sistema elettorale e un mezzo per velocizzare, semplificare e ridurre il costo delle elezioni. Potrebbe inoltre agire per incrementare l’affluenza e la partecipazione elettorale e ripristinare il legame tra i cittadini e le istituzioni politiche.
Dovranno essere compiute molte scelte per decidere come il voto elettronico dovrà funzionare: si potrebbe utilizzare internet o un network isolato, ai soli scopi elettorali, si potrebbe richiedere la presenza dei votanti al seggio elettorale o consentire un voto non supervisionato; si potrebbero utilizzare device già esistenti, telefoni e laptop, o un equipaggiamento specifico. Ma sul suo funzionamento c’è una scelta ancora più determinante da fare: ci si dovrà ancora affidare ad un’autorità centrale che gestisca le elezioni o si inizierà ad utilizzare la tecnologia blockchain per distribuire un registro elettorale aperto a tutti i cittadini?
Molti esperti concordano sul fatto che utilizzare il voto elettronico nelle tornate elettorali nazionali richiederebbe rivoluzionari sviluppi nel sistema di sicurezza. Ma, anche se un nuovo sistema di voto fosse applicato solo a livello regionale o per scopi organizzativi, ci si potrebbe ugualmente affidare alla tecnologia blockchain per rendere più semplice il coinvolgimento di un maggior numero di persone nelle decisioni significative da prendere, per adottare strategie a lungo termine, per fare investimenti e selezionare persone per un ampio raggio di posizioni lavorative.
Come sappiamo, Blockchain è un mezzo per registrare e verificare documenti distribuiti in trasparenza tra gli utenti di un network selezionato. Mentre di solito i voti sono registrati, organizzati, contati e verificati da un’autorità centrale, un sistema di voto elettronico basato su blockchain potrebbe decentralizzare i controlli facendo in modo che i votanti si facciano carico di alcune mansioni mentre conservano una copia del registro elettorale. Questo porterebbe all’eliminazione dei voti illegittimi poiché le copie dei votanti sono uno storico delle votazioni che non può essere modificato e le cui eventuali modifiche possono essere facilmente verificate. Un voto illegittimo, già registrato o associato ad un registro non valido, non potrebbe quindi essere aggiunto poiché gli altri votanti sarebbero in grado di vedere che non è compatibile con le regole stabilite. Il Voto Elettronico Blockchain (BEV) potrebbe così apportare cambiamenti agli equilibri di potere che oggi conosciamo e incoraggiare lo sviluppo del consenso elettorale su base tecnologica.
Questo nuovo sistema elettorale potrebbe essere sviluppato creando una nuova struttura, appositamente concepita per riflettere le specifiche caratteristiche delle elezioni e dell’elettorato. In alternativa potrebbe appoggiarsi, con costi più bassi e meno complessità, ad una catena di controllo già attiva, come quella dei Bitcoin. Dato che la sicurezza del libro mastro di Blockchain è garantita dalla quantità di utenti che fa parte della catena di controllo, si potrebbe garantire la legittimità anche nelle elezioni che prevedono un numero esiguo di votanti o risorse troppo limitate per sviluppare un sistema di voto specifico.
Il più grande potenziale del BEV si sviluppa però nel contesto organizzativo. È già stato utilizzato infatti sia in Danimarca, per le elezioni interne dei partiti politici, che in Estonia, per il voto degli azionisti. Questo sistema in futuro potrebbe anche essere combinato con quello degli smart contract. Un determinato risultato elettorale potrebbe, ad esempio, innescare l’implementazione delle promesse pubblicate su un manifesto, incentivare alcune scelte di investimento e altre simili decisioni organizzative.
Molti analisti hanno preso in considerazione Blockchain per promuoverne l’uso a supporto di trasformazioni più profonde, come nelle discussioni sull’amministrazione virtuale, sulla tecnodemocrazia e sulla possibilità, piuttosto remota, di implementare il BEV nelle elezioni nazionali. È stato anche suggerito, in maniera ambiziosa, che Blockchain potrebbe essere usato per implementare la democrazia liquida, combinando i principi di democrazia diretta, in cui i cittadini votano su specifiche questioni politiche, con il sistema di delegati, in cui i cittadini possono sia votare su specifici temi o assegnare i voti ad altri cittadini, siano essi politici, giornalisti, scienziati o amici fidati e ritirare o riassegnare questa delega in ogni momento.
Considerando un contesto più ristretto, di decision making e organizzativo, il BEV potrebbe aiutare nella definizione di una struttura sociale più partecipativa e più bottom-up offrendo un sistema elettorale relativamente sicuro e poco costoso. In un contesto nazionale invece, la situazione potrebbe essere più delicata a causa dei livelli di anonimato, di accessibilità e obbligatorietà garantiti dal sistema elettronico. Allo stesso tempo però, se confrontato con l’odierno sistema cartaceo e con altri sistemi di voto elettronico, il BEV potrebbe offrire numerosi vantaggi anche perché alcune criticità sono riscontrabili anche nel sistema elettorale tradizionale. La coercizione infatti è una minaccia per qualsiasi sistema di voto che offre una partecipazione in remoto, così come per il voto via posta. Sia per il BEV che per le elezioni cartacee l’uso delle cabine elettorali private è la sola garanzia contro la coercizione. Allo stesso modo, il BEV può portare problemi di accessibilità nel caso in cui sia troppo complicato per alcuni votanti, in special modo se il sistema di accesso ai dati e al controllo delle procedure è completamente decentralizzato. L’anonimato, inoltre, è spesso considerato un elemento cruciale della partecipazione democratica, anche in alcune elezioni nazionali che non sono del tutto anonime. In Gran Bretagna, ad esempio, il sistema elettorale cartaceo utilizza uno pseudonimo generato da un codice che lega ogni elezione all’accesso sul registro elettorale. In questo caso i votanti non possono far altro che fidarsi delle autorità elettorali preposte a proteggere il loro anonimato. Non sarebbe facile scoprire come gli individui hanno votato, ma è possibile farlo e questo può accadere anche nel BEV. È per questo che gli sforzi si sono concentrati sulla possibilità di fornire una risposta tecnologica a questo problema e poter offrire un sistema di pieno anonimato. Un altro approccio potrebbe essere di affidarsi ad un’autorità centrale che distribuisca pseudonimi da usare in questo sistema e che si impegni anche a garantire l’anonimato, così come succede nel sistema elettorale cartaceo britannico.
Si introdurrebbe così un grado di decentralizzazione accettabile nel contesto di elezioni nazionali.
Un altro problema chiave è assicurare una fiducia diffusa nella sicurezza e nella legittimità del sistema. Come per le elezioni cartacee, tutto l’elettorato, anche se non è d’accordo con il risultato, deve accettare che il processo è stato legittimo e affidabile. Così, oltre a garantire la sicurezza e la precisione il BEV deve anche ispirare sicurezza e fiducia. Il fatto che il protocollo blockchain è abbastanza complicato potrebbe essere una barriera per diffondere la pubblica e diffusa accettabilità del sistema.
Valutando gli impatti potenziali di questo sistema, deve essere preso in considerazione il tipo di valori e di politiche che esso riflette. Infatti non solo si digitalizza il processo tradizionale di voto ma si propone anche un sistema di valori e di fondamenti politici alternativi. Tradizionalmente le autorità gestiscono le elezioni e il processo elettorale attraverso un sistema a scatola chiusa, centralizzato e dall’alto. Il nuovo sistema sarebbe all’esatto opposto. Il processo è gestito da persone ed è trasparente, decentralizzato e dal basso. Mentre la partecipazione nelle elezioni tradizionali rafforza l’autorità dello stato, la partecipazione nel sistema elettronico consegna il primato alle persone. In questa luce non sorprende che ci siano profondi legami che uniscono il sistema elettronico e la transizione verso una democrazia più diretta, decentralizzata e dal basso, con la democrazia liquida di cui parlavamo prima. In ogni caso, la reale grandezza di quello che la tecnologia blockchain può far rifiorire nell’area del sistema elettorale elettronico può dipendere anche dall’estensione dei valori e della struttura della società, della politica e della democrazia.
Mentre le organizzazioni sono in larga parte libere di organizzare elezioni interne con Blockchain se lo decidono, devono attenersi alle leggi europee per la protezione dei dati e della privacy. Nonostante le leggi europee non specifichino quali siano i protocolli cui attenersi nelle elezioni degli stati membri, alcune convergenze si sono raggiunte e alcuni sforzi sono stati fatti per incoraggiare l’uso del voto elettronico mentre si rispettano i principi costituzionali della legge elettorale: un suffragio universale, eguale, libero, segreto e diretto.