domenica, 04 Giugno 2023

Alla Maker Faire di Roma l’Agricoltura 4.0

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Un domani in cui il numero di incidenti e di vittime sulla strada sarà radicalmente ridotto dall’impiego delle auto autonome non sembra troppo lontano. Waymo ad esempio, la spin off di Google per le vetture che si guidano da sole (che recentemente ha annunciato una partnership con Intel per la connettività dei veicoli), lavora a ritmi serrati verso la creazione di un futuro senza guidatori e macchine capaci di apprendere dall’esperienza collettiva. Se però gli ostacoli presenti nel mondo cittadino rendono al momento complesso pensare a una libera circolazione delle auto autonome senza una profonda riorganizzazione degli spazi urbani, l’applicazione dell’intelligenza artificiale alla guida può trovare enormi potenzialità anche in piena campagna.

Per i primi robotaxi capaci di trasportare passeggeri si pensa non a caso ad aree circoscritte, come aeroporti, campus aziendali o luoghi simili. In agricoltura, invece, si stanno sviluppando trattori capaci di muoversi sui campi anche in totale autonomia. E dotati di strumenti per catturare dati e informazioni agronomiche, e così addirittura prendere decisioni in maniera autonoma o semiautonoma. Modelli di questo tipo sono stati presentati per esempio dai produttori di machine agricole Case Ih, New Holland, Cnh.

Tra le tante idee innovative per l’agricoltura messe in mostra nell’ultima edizione europea della Maker Faire, la fiera dell’innovazione che si è svolta a Roma dall’1 al 3 dicembre per il quinto anno consecutivo, c’era anche “Drover”: prototipo italiano di trattore automatico capace di cooperare con l’operatore umano sul campo, presentato dal professor Lorenzo Marconi del dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione dell’università di Bologna. Drover è dotato di un set di sensori che lo rendono autonomo nella navigazione, e di un database dinamico che viene aggiornato dalla macchina durante il lavoro e che contiene dati sulle condizioni atmosferiche e la dimensione dei frutti consultabili in modo interattivo.

Alla Maker Faire, il team di progettisti RoboSec ha presentato poi il “PlutarcoRobot”, che si può muovere tra coltivazioni, piantagioni, filari e impianti fotovoltaici, come un guardiano: con telecamera tridimensionale e termica, laser scanner, sensori di sicurezza a ultrasuoni fa “il giro di ronda” e avverte in caso di infrazioni. Macchine agricole di questo tipo uniscono l’autonomia e la pianificazione dei percorsi con la flessibilità delle operazioni tradizionali nei campi, assieme al monitoraggio e al controllo. Sono solo un esempio, però, di quel modello di applicazione della robotica al mondo agricolo che può rendere il settore maggiormente stabile anche dal punto di vista economico.

Con l’utilizzo di altre tecnologie in orti, campi coltivati, frutteti e vigneti, come droni, sensori, centraline meteo, piattaforme per la raccolta dati, l’agricoltura 4.0 può garantire una maggiore produzione e un più efficiente sfruttamento delle risorse, rispondendo inoltre agli obiettivi di sostenibilità ambientale della filiera. Le tecniche più innovative possono dare supporto all’arte antichissima della lavorazione della terra. E la loro conoscenza appare come una leva strategica per la salvaguardia di quel patrimonio agroalimentare portato all’eccellenza nel nostro Paese da un settore economico animato da piccole e medie imprese agricole.

Soprattutto a queste ultime si rivolgono i servizi di “Agricolus”, startup che lavora nell’agricoltura di precisione e che alla Maker Faire ha presentato il suo sistema di ottimizzazione delle pratiche agronomiche tramite raccolta e analisi dati, ottenuti tramite droni e informazioni satellitari. “Con i giusti dati si possono effettuare azioni differenziate e con le tempistiche ottimali, modulate per appezzamento – ci spiega l’account manager di Agricolus, Cassio Filippucci –. I nostri clienti sanno così dove è necessario annaffiare e concimare e dove no, e, anche grazie a modelli previsionali, quando e dove esattamente effettuare trattamenti contro le fitopatologie. Questo permette di ottenere risultati migliori e soprattutto di evitare inutili sprechi. Nella nuova agricoltura il contadino dovrà farsi tecnico, ma questo non deve far paura. La presenza umana rimane fondamentale per un utilizzo davvero efficace di questi nuovi strumenti”.

Il mondo dei coltivatori non è insensibile al tema e, fortunatamente, sembra vederlo più come un’opportunità che come una minaccia. Un’indagine realizzata da Wired e Ibm ha mostrato che in Italia Il 75% degli agricoltori si è interessato ai big data, ai droni, ai sensori e alla genomica, il 30% ne ha pianificato l’utilizzo e il 10% ha già applicato questi strumenti. Le più apprezzate sono le tecniche di impiego dei sensori sul campo (52,2%) e quelle della digital agronomy (50,1%).

 

di Giordano Locchi

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