domenica, 04 Giugno 2023

ADVERTISING: IL FUTURO DOPO LE FAKE NEWS

Da non perdere

Un bell’articolo di Advertising Age



In quest’epoca di
fake news e fatti alternativi gli inserzionisti coglieranno l’opportunità di diventare più credibili o continueranno ad avere legami con qualsiasi sito che offrirà loro la possibilità di fare acquisti a prezzi stracciati?

In pubblicità non esistono misteri sulla provenienza delle informazioni. L’advertising potrebbe dire ad alta voce da che parte sta in modo diretto e convincente perché non ci sia alcun dubbio su cosa un prodotto rappresenti.

Ma tutto questo sarà inutile se anche gli inserzionisti sosterranno le fake news perché non fanno o non possono fare niente per decidere dove far comparire i loro annunci. Questa è la grande colpa della modalità di acquisto automatico delle inserzioni. Come Josh Zeitz, il vice presidente delle comunicazioni di AppNexus, ha detto a Wired, l’acquisto automatico potrebbe dare la possibilità di seguire gli utenti in base a ciò che si sa di loro, non in base ai siti che si spera visiteranno.

Zeitz ha aggiunto che le compagnie ad-tech hanno un’altra grande responsabilità: la brand safety. La maggior parte di queste aziende allontana i propri annunci da siti legati a pirateria, pornografia e violenza grafica. Ma le fake news sono un problema diverso, e i siti di disinformazione hanno un grande pubblico e grandi entrate pubblicitarie.

Per gli inserzionisti inoltre è più faticoso fare acquisti alla vecchia maniera. Il problema è che l’acquisto automatico sembra un metodo di lavoro più efficiente rispetto al trattare direttamente con ogni singolo editore. Ma non vale la pena mettere in pericolo il proprio brand pubblicando inserzioni ovunque venga deciso in automatico solo per risparmiare un paio di dollari. Negli ultimi anni molti grandi marchi hanno avuto un calo di vendite e la colpa è almeno in parte di annunci apparsi su siti fasulli in cui tutto il lavoro è fatto dai bot.

Secondo David Klein la soluzione potrebbe essere un ritorno al passato, acquistando nei media così come si fa quando si compra qualcosa d’importante: scegliere prodotti di marchi fidati.

È vero che alcuni media brand negli ultimi anni hanno perso vigore ma è abbastanza chiaro quello che un consumatore intelligente cercherà: reporter di fiducia che parlano a più newsmakers e che supervisionino il loro lavoro. Cercherà un media brand che abbia decenni di esperienza nel settore, che creda nel valore delle fonti verificate e che abbia la possibilità di correggere eventuali errori sorti.

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