sabato, 25 Marzo 2023

A PROVA DI ROBOT – JOSEPH AOUN

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Le rassegne, le panoramiche e gli affreschi sull’automazione, sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, e soprattutto sugli effetti che queste hanno – e, ancor di più, avranno – sull’economia e sull’occupazione mondiale sono, ormai, diventate genere a sé della saggistica contemporanea. Questo nonostante molto spesso, per spessore e modalità d’indagine, questi testi sembrano più reportage giornalistici che saggi, in cui accademici e/o policy makers intervistano dirigenti di aziende nella Silicon Valley, parlando di ciò che ci attende nel futuro prossimo, e arricchendo il resoconto dei loro viaggi e dei loro incontri a volte con brillanti intuizioni a volte meno. Questa recensione darà per buona l’etichetta di saggio che l’editoria applica a questi testi.

In ogni caso è difficile che Amazon non vi abbia invitato, negli ultimi mesi, ad acquistare: i best seller di Brynolfsson & McAfee (La nuova rivoluzione delle macchine, e l’ultimo Machine, platform, crowd: Harnessing our digital future), il Futuro senza lavoro di Martin Ford e/o il Nostro Futuro: come affrontare il mondo dei prossimi vent’anni dell’ex Consigliere per l’innovazione dell’amministrazione Obama, Alec Ross; o anche qualche versione più casereccia e distopica del genere come quella di De Masi (Lavorare gratis, lavorare tutti. Perché il futuro è dei disoccupati). Il libro di Aoun, pur utilizzando gli stessi strumenti di questi, ne trae conclusioni e suggerimenti per un campo diverso, probabilmente più interessante, in quanto motore primo delle dinamiche economiche descritte negli altri testi: l’educazione universitaria. L’occupazione del futuro più che essere estrapolata dai trend del presente o da ideologie distopiche, può essere modellata dall’educazione universitaria.

Il saggio di Aoun – linguista libanese diventato, nel 2006, Rettore della Northeastern University – sfruttando anche molti degli aneddoti, delle sintesi e dei trend citati anche negli altri saggi usciti in questi mesi, e senza risparmiarsi i resoconti delle proprie conversazioni e dei propri incontri con Google, Facebook, General Electric, etc., riesce a tratteggiare alcuni principi quadri su cui ricostruire un’educazione universitaria a prova di robot.

L’insieme di competenze cognitive e conoscenze, che le università dovranno trasmettere ai prossimi studenti, sono sintetizzate da Aoun nel termine humanics – una versione futuribile delle discipline umanistiche. Le humanics non prevedono nozioni – e quindi le discipline tassonomiche che queste nozioni organizzano – né calcoli, aree in cui l’essere umano viene quotidianamente stracciato dall’intelligenza artificiale (se avete dubbi a riguardo, e pensate che la mnemotecnica di Cicerone, se ben sfruttata, possa avere dei buoni risultati contro l’intelligenza artificiale, potete provare a sfidare il supercomputer dell’IBM campione del quiz più famoso degli Stati Uniti); e si compone, invece, di tre tipi di conoscenza, tre tipi di alfabetizzazione: l’alfabetizzazione dei dati (data literacy), l’alfabetizzazione tecnologica (in pratica il coding) e l’alfabetizzazione umanistica (grosso modo quella classica a si aggiunge il design); e quattro tipi di competenze cognitive: il pensiero critico, il pensiero olistico (systems thinking), l’imprenditorialità, e l’agilità culturale. Quattro tipi di competenze cognitive che almeno per il momento rendono l’essere umano unico – o comunque molto avvantaggiato – rispetto all’intelligenza artificiale.

Se per quanto concerne i tre tipi di conoscenza (tecnologica, dei dati e umanistica), riorganizzare l’università e i suoi corsi di studio – facendo sì che queste diventino materie obbligatorie per conseguire qualsiasi titolo di studio – può risultare sufficiente; e se una riorganizzazione e un riammodernamento didattico possono bastare anche per la prima competenza cognitiva elencata, il pensiero critico, che da Aristotele in poi non ha subito grandi scossoni; più complessa, sembra, invece, la definizione e la costruzione di un programma didattico attorno a quello che Aoun definisce pensiero olistico o pensiero di sistema (systems thinking).

Probabilmente, la sfida ancora più grande (come riconosciuto anche da Aoun) per tutto il sistema educativo e scolastico, è la costruzione di un modello di apprendimento creativo e non nozionistico. Laddove tutti gli studi citati nel libro, mostrano il fallimento delle università nell’insegnamento di competenze meta-cognitive, di pensiero critico e dei processi creativi. Il 70% dei laureati nei quattro anni (negli Stati Uniti) di studio non registra miglioramenti nelle aree creative, pur raggiungendo il titolo di studio grazie all’apprendimento di nozioni e simili. Come scritto in apertura, il libro di Aoun illumina la parte del discorso sull’economia e l’occupazione del futuro, che più di tutte le altre, delle politiche industriali, delle politiche per l’innovazione e delle politiche per il lavoro, può portare a risultati strutturali, poiché è l’unica ad operare ex-ante, ossia prima dell’entrata nel mercato del lavoro. Solo chi accetta la sfida di una nuova educazione può sperare di mantenere un vantaggio sull’intelligenza artificiale.

Titolo originale: Joseph E. Aoun , Robot- Proof, Higher Education in the Age of Artificial Intelligence, MIT Press 2017

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