In città succede di trovarsi in punti dove non c’è campo e di gridare al Medioevo; per esempio, dopo tanti anni, so che c’è una strada nel centro storico di Napoli dove il mio ormai obsoleto 4G non prende (figuriamoci il 5G…), e mi sono rassegnata a sparire dai radar quando passo di là. Ma a quanto pare la mia città natale riserva delle sorprese sul fronte connessione dati.
Ookla e Speedtest

Ookla, che si autodefinisce «the global leader in mobile and broadband network intelligence, testing applications and technology» (ookla.com), verifica la velocità di connessione in città e in generale nel Paese. Per la raccolta dati, Ookla sfrutta la app Speedtest, che sostanzialmente fa quello che si fa a casa googlando speedtest. Cioè, misura la velocità di upload e download della rete. I dati vengono quindi raccolti e si scopre quanto è veloce la connessione internet cittadina. Ovviamente, si tratta di una media, quindi è inutile dire «sì ma dove abito io…». C’è chi scarica in mezzo secondo l’ultimo video di un gatto che cammina sulla tastiera del pc e chi invece non scarica nemmeno una gif. È la legge della giungla (di antenne).
Ignoravo completamente che sulla base dei dati raccolti nel secondo semestre del 2021, proprio la mia Napoli è la prima città italiana per velocità media di download in 5G con i suoi 223,98 Mbps, seguita da Torino (175,88 Mbps) e Bologna (168,83 Mbps) (dati da speedtest.net).“Mbps” significa semplicemente “megabit per secondo”, ed è l’unità di misura per la velocità massima di trasmissione dati. Più alto è il valore e meglio è.
E l’Italia?
Nonostante qualche inutile allarmismo legato alle antenne (ne abbiamo parlato un po’ qui), l’Italia ricopre una posizione di tutto rispetto per quanto riguarda la velocità media di download 5G, cioè 122.54 Mbps – oltre ad essere stata fra i primi paesi a lanciare i servizi 5G. Sempre Ookla ci informa che l’Italia il quinto paese dopo Svizzera (177.33 Mbps), Francia (169.16 Mbps), Slovenia (145.78 Mbps) e Austria (143.98 Mbps).

Una caratteristica italiana è il mercato molto competitivo degli operatori di internet. Ci sono infatti diversi operatori forti, e li conosciamo tutti: TIM, Vodafone, WindTre. C’è anche Iliad, che sta sgomitando per farsi un nome e un bacino di utenti. Qualche fedelissimo dirà «Tim/Vodafone/Windtre è la migliore, non c’è dubbio, mi ci trovo bene da anni». Apprezziamo la lealtà, ma ora possiamo affermare con assoluta certezza che è Tim l’operatore con la maggiore velocità media di download 5G (282.94 Mbps), seguito da Vodafone (178.73 Mbps) e Iliad (131,43). Poi magari Vodafone prende anche in un bunker antiatomico, ma Tim è più veloce (non me ne vogliate, fan di Vodafone).
Il 5G mette tutti d’accordo
Nonostante l’alta competitività, per abbassare i costi e velocizzare l’implementazione del 5G, sono stati stipulati vari accordi di condivisione delle risorse. Dopo l’annuncio a febbraio 2019, a luglio dello stesso anno TIM e Vodafone hanno firmato un accordo di condivisione della rete 5G, degli apparati attivi della rete 4G, dell’attuale accordo di condivisione delle infrastrutture di rete passive, nonché dell’integrazione delle loro infrastrutture passive di rete in INWIT (comunicato stampa 26 luglio 2019). Gli amministratori delegati di TIM e Vodafone, rispettivamente Luigi Gubitosi e Aldo Bisio, nel comunicato sono concordi nel perseguire la modernizzazione del paese tramite lo sviluppo del 5G, il tutto a beneficio dei loro clienti. Infatti, per Bisio «[i]l modello di condivisione valorizza i vantaggi del 5G e allo stesso tempo riduce l’impatto sull’ambiente e i costi di implementazione, consentendo maggiori investimenti in servizi per i clienti». Nello stesso anno, anche Fastweb e WindTre per la condivisione delle infrastrutture per il 5G.
La questione del 5G NSA
Se guardiamo alla velocità media di upload, questa è molto più bassa (Napoli conta solo 20.59 Mbps, ad esempio). Per il Corriere della sera la lentezza dell’upload è da imputare al fatto che la rete 5G attualmente è Non-Standalone (NSA), cioè si “poggia” sulla preesistente rete 4G. Questo “riciclo” ha qualche limite, paragonato fantasiosamente al guidare «una Ferrari in autostrada invece che in pista» (corriere.it). L’aver potuto semplicemente aggiornare il software della core network del 4G, però, «ha permesso di accelerare l’introduzione del 5G sul mercato evitando la realizzazione di una nuova core network 5G più complessa» (Ericsson blog) e quindi anticipando i tempi di almeno un paio d’anni. A me sembra una sorta di beta-testing: i problemi sussistono, ma sono superati dai benefici e comunque saranno risolti. Insomma, la nostra Ferrari prima o poi sfilerà sulla pista di Montecarlo.