Stamattina si è tenuto a Napoli un incontro molto interessante sulle piattaforme di Telemedicina, organizzato da AiSDeT (Associazione Italiana Telemedicina e Sanità digitale) e dalla sezione ICT dell’Unione Industriali Napoli.
Il tema è sicuramente centrale per il futuro dei rapporti tra il Servizio Sanitario Nazionale e i pazienti, in particolare per quanto riguarda i bisogni reali dell’offerta dei nuovi servizi e come quest’ultima debba essere coerente con le indicazioni generali di tipo normativo e tecnico. Gli argomenti affrontati hanno riguardato le specifiche tecniche abilitanti la Telemedicina per l’integrazione e l’interoperabilità, le tecnologie digitali, il conflitto con il processo produttivo dell’ambiente sanitario, le specifiche di privacy dettate dal Nuovo Regolamento Europeo sulla Data Protection (GDPR).
Ho chiesto a Gaetano Cafiero, presidente della Sezione ICT, di parlarmi più a fondo dell’incontro: “La Telemedicina, basata sull’interazione tra medici e pazienti costituisce una grande opportunità per l’intero sistema della Sanità in quanto contribuisce a migliorare l’assistenza sanitaria stessa, aumentando l’accesso alle cure e migliorando l’engagement del paziente”.
Ci sono però una serie di criticità per quanto riguarda la sicurezza dei dati in gioco e la privacy dei pazienti, in un ambiente in cui diversi attori sono messi in contatto e condividono dati e informazioni a volte altamente sensibili: “Il tema esiste – mi dice Cafiero – e risulta quindi di fondamentale importanza per il sistema della domanda riferirsi a fornitori di servizi e prodotti qualificati, che siano in possesso delle opportune certificazioni, in grado di operare secondo procedure e standard di qualità internazionali, nel rispetto delle sempre più stringenti normative Europee”.
Dove possiamo reperire le risorse per implementare queste innovazioni?
“Queste innovazioni richiedono – risponde Cafiero – investimenti e risorse necessarie che possono essere reperite attraverso una seria Spending Review in Sanità, investendo i risparmi conseguiti in progetti di ricerca applicata e appalti precommerciali (PCP). Secondo me lo strumento del Pre-Commercial-Procurement (PCP) è ideale per introdurre queste soluzioni perché consente di condividere rischi e benefici tra il pubblico e le imprese fornitrici mediante un processo, suddiviso per fasi, che prevede uno sviluppo competitivo”.