Ieri, le scuse di Mark Zuckerberg, che in un’intervista rilasciata alla CNN (un old media, ma guarda un po’) si è assunto tutte le responsabilità dello scandalo “Cambridge Analytica”, dal nome della società che ha usato i dati di 50 milioni di utenti Facebook senza il loro consenso, e come ammesso dal buon Mark, senza che il colosso di Menlo Park vigilasse o agisse in qualche modo per impedirlo. Oggi, interviene su twitter Tim Berners Lee, il papà della rete, l’uomo che agli inizi degli anni novanta inventò il world wide web, e che quindi – più di molti altri – può davvero essere riconosciuto come un pioniere che con le sue intuizioni ha cambiato le vite di tutti noi.
“Questo è un momento difficile per il futuro del web” scrive Lee, “ma voglio che restiamo fiduciosi. I problemi che vediamo oggi sono i bug di un sistema. I bug possono causare danni, ma sono creati dalle persone, e le persone possono risolverli”. Poi si rivolge direttamente a Zuckerberg: “immagino quanto sia distrutto dal fatto che la sua creatura sia stata abusata e mal utilizzata (a volte provo lo stesso sentimento)”, ma “voglio dirgli: la puoi aggiustare. Non sarà facile, ma se le società lavoreranno con governi, attivisti, accademici e utenti del web, possiamo essere certi che le piattaforme siano al servizio dell’umanità.”
Da dove ripartire? Nei suoi tweet, Lee sottolinea l’importanza di regole generali che valgano per tutti: qualsiasi dato, dovunque sia, appartiene all’utente, e solo l’utente ne deve avere il controllo. “Se ti è concesso il diritto di usare i miei dati per uno scopo, usali solo per quello scopo. Se hai accesso ai dati a fini di ricerca, è davvero importante che tu usi quei dati solo per scopi di ricerca. La scienza e la medicina dipendono da quei dati.”
Il messaggio del papà della rete, rivolto a ciascuno di noi, è chiaro: “posso aver inventato il web, ma voi l’avete reso quello che è oggi. E dipende da noi tutti costruire una rete in grado di rispecchiare le nostre speranze e realizzare i nostri sogni, più che amplificare e aggravare le nostre divisioni.” Lee invita tutti noi a darci da fare, a curare i nostri dati (“vi appartengono”) e ad impegnare un po’ del tempo che passiamo in rete a lottare per migliorarla e difenderla, e a mettere al centro dei nostri rapporti con le società che gestiscono le piattaforme online e con i nostri rappresentanti al governo il grande tema della difesa dei nostri dati.
Infine, conclude con un ringraziamento, rivolto a “tutte le organizzazioni dei diritti digitali, grandi e piccole, e a tutti i giornalisti che si occupano dell’impatto dei dati e della rete sul nostro mondo. Continuate a lottare per la rete che vogliamo. Il web non realizzerà il suo potenziale senza di voi. #oneweb #foreveryone.”
è un momento difficile per il web. I bug possono causare danni, ma sono creati dalle persone, e le persone possono risolverli